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Informazione Corretta Rassegna Stampa
08.06.2021 La Guerra dei Sei giorni e una lettera
Commento di Deborah Fait

Testata: Informazione Corretta
Data: 08 giugno 2021
Pagina: 1
Autore: Deborah Fait
Titolo: «La Guerra dei Sei giorni e una lettera»
La Guerra dei Sei giorni e una lettera
Commento di Deborah Fait


Conduce Paolo Mieli. Ospite in studio la storica professoressa Alessandra Tarquini. 5 giugno 2021.  

Ricevo da un lettore di Informazione Corretta una bella lettera di commento della trasmissione Passato e Presente sulla Guerra dei Sei Giorni. Il lettore chiede di non essere nominato per evitare ripercussioni sulla sua professione di docente. In Italia, purtroppo,  siamo arrivati a questo, alla necessità di essere prudenti, di non dimostrare simpatia per Israele per poter lavorare senza essere aggrediti, come minimo, a male parole. Non dovrebbe accadere in democrazia ma si sa che Israele riscalda gli animi, generalmente in modo negativo, obbligando le brave persone a far finta di niente e a non proferir parola in favore di Israele.  Ecco la sua lettera: " Cara Deborah, sono un docente universitario,  a volte mi capita di guardare Rai Storia. Ieri ho visto Passato e presente, diretto da Mieli, dedicato alla guerra dei sei giorni. Un po' per interessi didattici, un po' per interessi personali, ho letto molte cose sul conflitto israelo-arabo e sulle relative guerre.

Effetti collaterali. «Non c'è vaccino contro la deriva autoritaria. La  democrazia si salva combattendo la povertà» - Intervista ad Alessandra  Tarquini - Open
Alessandra Tarquini

La guerra dei sei giorni poi la ricordo benissimo, ricordo sia i proclami arabi di buttare in mare gli ebrei e lo stupore per le scarpe abbandonate dagli egiziani nella fuga nel Sinai. La trasmissione, con tre studenti (di cui una filo-araba, un altro che avanzava spiegazioni fantasiose e solo il terzo un po' informato) e la collega Alessandra Tarquini (Una allieva di De Felice, che ha scritto sulle ripercussioni nella cultura italiana di quella guerra, ma che della guerra non mi è affatto sembrata una precisa conoscitrice) ha detto varie cose. Poche erano giuste, molte erano falsità e omissioni, tutte orientate a biasimare più o meno consapevolmente Israele e assolvere i palestinesi e gli arabi. I filmati redazionali erano omissivi o distorsivi, due studenti pure, mentre la collega, pur non sembrando anti-israeliana, mi sembrava spesso poco informata. Ma d'altronde, il suo campo è un altro... Diciamo che il programma è stato salvato da Mieli, che, per fortuna, con alcune precisazioni e domande retoriche, ha messo in evidenza come stavano davvero le cose e fatto capire le buone ragioni di Israele. Insomma, la Rai è sempre la Rai, raramente tratta giustamente Israele, in questo caso Mieli ha salvato la baracca. Tutto qua, solo per informarti. Se ti capita guardala la trasmissione, vale la pena. Un saluto e buon lavoro a te e ai tuoi validi collaboratori …." Caro professore, effettivamente la trasmissione è stata molto deludente e omissiva ma sappiamo che non possiamo aspettarci troppo da Mamma Rai. Gli interventi della studentessa che parlava di "Palestina storica", avallata da espressioni affermative della professoressa Tarquini, non hanno mai spiegato quale fosse e cosa fosse questa Palestina storica. Per chi non conosce la storia della regione, e sono tanti, infiniti, la maggior parte dell'opinione pubblica, poteva sembrare parlasse di uno stato politico, di una nazione, e non di una regione geografica del Medio Oriente. Desidero ribadirlo e lo farò fino alla fine dei secoli, la regione geografica detta Palestina storica comprendeva la Terra di Israele, quella sì storica, e la Giordania, stato nuovo di zecca creato dalle grandi potenze agli inizi del secolo scorso.  In origine questa benedetta Palestina storica doveva comprendere due stati nazionali divisi in Palestina ebraica, cioè Israele con tutti i territori cosiddetti occupati, cioè con Giudea e Samaria (Cisgiordania), e Palestina araba (Transgiordania) che doveva diventare la patria degli arabi palestinesi. Poi le cose sono cambiate a scapito di Israele grazie all'ipocrisia dell'Inghilterra e anche a scapito dei palestinesi traditi dai loro stessi fratelli arabi e dai loro capi mafiosi. Tra le tante omissioni una che mi ha dato particolarmente fastidio è stato il non aver mai nominato i profughi ebrei dai paesi arabi. Mentre si sono sperticati in dichiarazioni e immagini dei rifugiati palestinesi, nemmeno una parola su quello che accadde agli ebrei che da centinaia d'anni vivevano in Marocco, Egitto, Libia, Siria, Iraq, Yemen. La professoressa Tarquini ha avuto l'occasione di parlarne nel momento in cui ha accennato agli ebrei europei arrivati in Israele, aggiungendo "e quelli del nord Africa". E là si è fermata. Quasi un milione di ebrei furono cacciati dalle loro case, altri furono uccisi, un certo numero arrivò in Italia, altri, la maggior parte, in Israele che li accolse e mai li chiamò profughi. Divennero all'istante israeliani. Nessuno ne parla come del resto nessuno parla anche di altri profughi risultato della Seconda Guerra Mondiale e dell'assestamento successivo di molte nazioni europee. Nessuno parla dei profughi istriani, dei profughi ebrei, dei profughi vietnamiti e di milioni di altri nel mondo. Si pensa che la Seconda Guerra Mondiale abbia creato 50 milioni di profughi. Tutti scomparsi perché accolti e assimilati alle altre popolazioni. Gli unici al mondo che si passano il titolo di rifugiato e una miserevole condizione di vita per via ereditaria sono i palestinesi tenuti prigionieri, per lo più senza diritti civili ( ma nessuno lo dice),  nei campi profughi di vari paesi arabi. E là che si consuma l'odio per Israele, i capi mafiosi palestinesi lo sanno e su questo giocano il più cinico e crudele dei giochi. Tenere schiavo un popolo, gli arabi palestinesi,  per avere pronte le bombe umane da usare contro un altro popolo, quello ebraico.

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Deborah Fait
"Gerusalemme, capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele"


takinut@gmail.com

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