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Informazione Corretta Rassegna Stampa
14.04.2021 Natanz e le sue conseguenze
Analisi di Antonio Donno

Testata: Informazione Corretta
Data: 14 aprile 2021
Pagina: 1
Autore: Antonio Donno
Titolo: «Natanz e le sue conseguenze»
Natanz e le sue conseguenze
Analisi di Antonio Donno


Joe Biden

La distruzione del sito iraniano di Natanz per l’arricchimento dell’uranio per mano degli israeliani è una sfida senza pari alle pretese di Teheran di riprendere la strada dell’egemonia nel Medio Oriente e di riproporsi come potenza nucleare a livello mondiale. Le recenti dichiarazioni di alcuni esponenti di primo piano del regime sulla incoercibile volontà dell’Iran di distruggere Israele ha subito un’offesa terribile da parte di Gerusalemme. Ogni volta che Teheran rialza la testa, proponendosi come la potenza in grado di cancellare l’entità sionista, riceve uno schiaffo da parte israeliana tale da ridimensionare d’un sol colpo la propria vanteria.

Iran's Nuclear Capabilities Fast Facts - CNN

Ma l’azione israeliana deve essere letta nel quadro della ripresa dei rapporti tra Teheran e Washington a proposito dello sviluppo del nucleare iraniano. Vi sono almeno due modi di interpretare i fatti. In primo luogo, l’azione israeliana è stata così devastante e, beffa ancora più atroce, a poche ore dall’inaugurazione in pompa magna dei nuovi siti di Natanz, che l’Amministrazione Biden può trarne una prima conclusione. La conseguenza dell’attacco israeliano potrebbe rimettere in moto più rapidamente gli accordi irano-americani, nel senso che Teheran avrebbe, a questo punto, l’opportunità di dimostrare agli americani che effettivamente è Israele la vera minaccia per la pace nel Medio Oriente e che, di conseguenza, lo sviluppo del nucleare iraniano rappresenta un’indispensabile difesa contro il pericolo israeliano. In sostanza, il punto di vista iraniano da sottoporre alla valutazione dell’Amministrazione Biden è il seguente: l’incremento della forza nucleare del regime degli ayatollah non ha uno scopo offensivo, ma difensivo, perché il vero pericolo per la stabilità della regione proviene dall’entità sionista. Questa posizione potrebbe avere un riscontro positivo in alcuni ambienti dell’Amministrazione americana, da sempre disposti a riconfermare gli accordi del Joint Comprehensive Plan of Action (Jcpoa), senza alcuna modifica rispetto ai documenti firmati nel 2015.

Ma questo punto di vista iraniano presenta una debolezza di fondo, legata ai fatti che dal 2015 ad oggi hanno caratterizzato il programma nucleare di Teheran. L’Iran, nonostante quegli accordi, ha continuato a sviluppare segretamente il proprio progetto, come è stato attestato dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) e soprattutto dal ripetuto rifiuto dell’Iran di far accedere gli ispettori internazionali in alcuni siti fondamentali degli impianti nucleari iraniani. Tale rifiuto, al di là delle inaccettabili giustificazioni del regime, è la dimostrazione che gli accordi del 2015 sono stati chiaramente violati da Teheran e che, anzi, quegli stessi accordi, così come sono stati firmati dall’Iran, dagli Stati Uniti di Obama e da alcuni paesi europei, contenevano vie di fuga per la loro violazione. L’Amministrazione Biden non può negare queste evidenze.

La seconda ben più probante spiegazione dell’azione israeliana è la seguente: l’Iran ha bisogno dell’avallo negoziale americano per continuare a sviluppare segretamente il proprio programma nucleare. Di fronte a questo pericolo, Gerusalemme non ha altra scelta che colpire i siti nucleari iraniani, senza soluzione di continuità. Se l’Amministrazione Biden dovesse riconfermare gli accordi del 2015, con qualche insignificante modifica per non perdere la faccia, Teheran trarrebbe la conclusione che gli Stati Uniti lasciano, di fatto, campo libero all’incremento sotterraneo del proprio progetto nucleare. A questo punto, Israele non avrebbe altra scelta che colpire i siti nucleari iraniani per impedire il completamento del programma di Teheran. Washington si trova di fronte ad un problema di difficile soluzione: stipulare patti definitivi con l’Iran e, nello stesso tempo, difendere l’incolumità dello Stato ebraico. Ma i patti dovrebbero comportare finalmente approfonditi, periodici accertamenti da parte degli ispettori internazionali, questione che non è nelle intenzioni negoziali del regime iraniano. Israele attende un passo importante da parte americana per discutere il problema iraniano nel più vasto contesto del Medio Oriente.

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Antonio Donno

takinut@gmail.com

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