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Informazione Corretta Rassegna Stampa
18.01.2021 'Primo Levi: guida a Se questo è un uomo', di Alberto Cavaglion
Analisi di Giuliana Iurlano

Testata: Informazione Corretta
Data: 18 gennaio 2021
Pagina: 1
Autore: Giuliana Iurlano
Titolo: «'Primo Levi: guida a Se questo è un uomo', di Alberto Cavaglion»
'Primo Levi: guida a Se questo è un uomo', di Alberto Cavaglion
Analisi di Giuliana Iurlano


Primo Levi: guida a «Se questo è un uomo» - Alberto Cavaglion - Libro -  Carocci - Le bussole | IBS
La copertina (Carocci ed.)

L’interessante saggio di Alberto Cavaglion, Primo Levi: guida a “Se questo è un uomo” (Roma, Carocci, 2020, pp. 111), mette a fuoco la complessità dell’opera di Primo Levi, la sua anomalia e, insieme, il suo fascino, dovuti all’impossibilità di rinchiuderla in un genere specifico, ma anche l’interscambiabilità dei linguaggi e delle voci, i richiami alla cultura classica e alla letteratura internazionale, la sua “inattualità” (il libro, infatti, fu inizialmente respinto dalle grandi case editrici italiane). L’analisi di Cavaglion si snoda – con “selvaggia pazienza”, per usare uno dei più enigmatici ossimori leviani – attraverso la genesi del testo, le sue revisioni, le varie edizioni, le interviste, gli articoli, seguendo il percorso anche interiore di Primo Levi in quel mare magnum che è la letteratura dopo Auschwitz. Si tratta di un campo “minato”, fatto di iniziali rifiuti all’ascolto e, insieme, di una ricerca di scrittura che andasse oltre la memorialistica, che si innalzasse in quel mondo letterario in cui anche le memorie più tragiche assumono i contorni dell’universalità.

Primo Levi, questo è un uomo - Il Fatto Quotidiano
Primo Levi

Contemporaneamente, come sottolinea Cavaglion, mutava anche lo scrittore e, con lui, il rapporto tra letteratura e scienza, con la rivincita di quest’ultima sulla prima a partire dal 1963, dopo la pubblicazione de La tregua. Insomma, la composita tessitura intertestuale di Se questo è un uomo mostra una frattura nella biografia di Levi, una frattura che si ripercuote nel modo in cui la sua opera fu accolta dopo la sua morte, quando la poca considerazione anche del mondo accademico e del pubblico si trasformò in un interesse talvolta sospetto e tendenzialmente diretto a trasformarlo in “icona”. La “guida” di Cavaglion, invece, ricostruisce passo dopo passo la tecnica della “riscrittura”, che Levi applica in primo luogo a se stesso e poi a Se questo è un uomo, rendendolo un vero e proprio macrotesto, in cui gli srotolamenti all’indietro della vita dei personaggi, veri o inventati, sono frequenti e prevedono sempre un doppio itinerario retrospettivo (dal presente del Lager a Dante e da Dante alla Bibbia), attraverso una “Imitatio Bibliae” e una “Imitatio Comediae”, che spesso si sovrappongono e si confondono.

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Come duale è spesso il linguaggio che Levi adopera, un duale simbolicamente rappresentato dalla metafora dei Pesci dello zodiaco ed espresso “dai prigionieri in marcia, fianco a fianco, pelle contro pelle” (p. 76). La dualità viene rafforzata dalla contrapposizione geografica, dalla dialettica delle posizioni-limite che definiscono i comportamenti umani al di qua e al di là delle Alpi (per esempio, il soldato Steinlauf e der Italeyner), ma contemporaneamente Levi sembra rifiutare le posizioni estreme, muovendosi “tumultuosamente” tra coppie antitetiche di aggettivi, tra ossimori da lui tanto amati e tra palindromi, che consentivano una doppia lettura in due direzioni diverse, alla ricerca di gradualità intermedie. Sicuramente, ci avverte Cavaglion, tra le varie letture di Se questo è un uomo, vi è sicuramente anche quella di considerarlo una sorta di “trattatello di moralità” (p. 61): l’occorrenza di parole come “felicità” e “anima”, l’assonanza “anima-anonima”, l’uso dei biblionimici anche per indicare stati d’animo come metafore della condizione umana e, soprattutto, la messa a fuoco leviana del processo degenerativo che riduce l’uomo alla materialità grammaticale del “neutro singolare”, tutto ciò presenta quella riflessione sulla felicità imperfetta, che – attraverso una serie di ragionamenti concatenati – porterà Levi alla conclusione amara de I sommersi e i salvati: “Si sono salvati i peggiori, i migliori sono stati sommersi”.


Giuliana Iurlano è Professore aggregato di Storia delle Relazioni Internazionali presso l'Università del Salento. Collabora a Informazione Corretta


takinut@gmail.com

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