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Informazione Corretta Rassegna Stampa
12.12.2013 Come la UE finanzia la corruzione paletinese. Commento di Giovanni Quer
Uno scandalo colossale

Testata: Informazione Corretta
Data: 12 dicembre 2013
Pagina: 1
Autore: Giovanni Quer
Titolo: «Come la UE finanzia la corruzione paletinese. Uno scandalo colossale»

EU, ONU, Stati, Regioni e Province: ripensare la cooperazione
Commento di Giovanni Quer

Nelle altre pagine il
commento di Fiamma Nirenstein
il lancio AdnKronos


Tutti i finanziamenti dall'Italia ai palestinesi, nel Rapporto di Giovanni Quer


La Corte dei Conti Europea pubblica un rapporto sulla conduzione del meccanismo dell’Unione Europea PEGASE, nato nel 2008 per sostenere l’amministrazione e le infrastrutture dell’Autorità Palestinese.
Lo scopo del PEGASE è rafforzare l’Autorità Palestinese e indebolire Hamas, pagando direttamente i funzionari palestinesi e le imprese coinvolte in lavori pubblici. Da sei anni sono stati spesi con il PEGASE in Palestina 3 miliardi di Euro, un quinto del budget dell’UE per l’area mediterranea e mediorientale. 1,4 miliardi sono destinati agli stipendi dei funzionari dell’ANP (Autorità Nazionale Palestinese).
L’UE, dopo aver inserito Hamas nella lista delle organizzazioni terroristiche, non elargisce denaro che ai funzionari di Fatah, ma La Corte dei Conti lamenta che tra i funzionari palestinesi i cui stipendi sono stati pagati dai contribuenti europei (circa la metà di tutti i funzionati dell’Autorità, par. 44), a Gaza molti di loro non lavoravano più dopo la guerra civile Fatah-Hamas.
Quindi per anni il PEGASE ha pagato gli stipendi a funzionari che non lavoravano.
La particolarità del PEGASE è che i soldi vengono destinati direttamente a individui. La Commissione sostiene che i nomi degli individui sono verificati prima e dopo i pagamenti, quindi i rischi di corruzione sarebbero minimi (par. 34 della risposta della Commissione).
Ma la Corte dei Conti dice che i funzionari di Gaza hanno bisogno di un contatto a Ramallah che confermi la loro qualità di funzionati pubblici, aprendo “canali di informazione informali” che aumentano il rischio di corruzione (par. 57).
Non è dunque chiaro se PEGASE vuole esser uno strumento umanitario, quando invece ha un obiettivo politico, per cui ancora non è chiara la relazione con il pagamento diretto di individui da parte dell’UE.
Secondo la Corte dei Conti (par. 34 del rapporto) la Commissione non avrebbe considerato aspetti critici quali il pericolo di corruzione e di malversazione dei fondi.
Subito dopo la Corte fa notare anche che la Commissione non avrebbe considerato la distruzione delle infrastrutture finanziate ad opera dell’esercito israeliano—o intendeva forse dire che la Commissione non considera come il regime di Hamas utilizza le infrastrutture pagate dall’UE nelle operazioni militari ostili contro Israele?
La Corte dei Conti critica anche la mancanza di condizionalità (par. 40); i fondi sono trasferiti con flussi continui di denaro che non pongono alcuna condizione per cui minimizzano la possibilità di comportare dei reali cambiamenti istituzionali che sono il primo obiettivo che il programma si pone!
Continua il rapporto (par. 41) sostenendo che anche senza apporre particolari condizioni, il sostengo finanziario colossale dà all’UE il potere di instaurare un dialogo con l’ANP per spingere verso riforme, ma la Corte lamenta che nessun passo in questa direzione è stato fatto.
PEGASE non è che una parte dell’aiuto dato all’ANP, assieme agli altri programmi UE per i diritti umani, la democratizzazione, le collaborazioni scientifiche, economiche, il sostegno in caso di crisi umanitaria; all’UE si devono poi aggiungere UNRWA, ONU e le numerose agenzie, i singoli Stati e infine, regioni, province, Comuni, cantoni, distretti e singole associazioni.
Il continuo e consistente finanziamento dell’ANP, che ad una seduta della Commissione Esteri del Parlamento Britannico è stato definito “chronic kleptocracy” (cleptocrazia cronica) impone una riconsiderazione generale e sostanziale del funzionamento della cooperazione.
La Corte dei Conti europea ha pubblicato un rapporto la settimana scorsa sui finanziamenti a progetti di diritti umani e democratizzazione in Egitto, analizzando un miliardo di Euro in progetti finanziati negli ultimi dieci anni circa: la Corte si chiede perché sono stati finanziati progetti che non hanno portato ai risultati che ci si era prefissi?
Lo stesso ha fatto la Corte dei Conti per i programmi di sostegno all’institution-building in Congo con un rapporto pubblicato ad ottobre (corsi di formazione per poliziotti pagati dall’UE, ma non ci sono i poliziotti, per esempio).
Il rapporto sul PEGASE è un significativo esempio di come l'intera macchina della cooperazione debba esser rivista e radicalmente trasformata: i problemi stanno nelle valutazioni e soprattutto nella concezione di diritti umani, democrazia e istituzionalismo che gli enti finanziatori hanno.
La concezione di diritti umani e democrazia porta all’approvazione e finanziamento di progetti che non producono i risultati attesi, e pertanto l’approccio va completamente riconsiderato. Il ciclo della gestione del progetto, che comprende valutazioni costanti, non può non tener conto dei progressi globali di un programma di finanziamento.
Infine, cosa s’intende per istituzioni e rafforzamento delle istituzioni, se i fondi sono poi destinati a singoli individui senza curarsi del pericolo di corruzione? 

 

Giovanni Quer


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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