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Informazione Corretta Rassegna Stampa
04.08.2012 Cristiani in Medio Oriente: comunità in pericolo
analisi di Mordechai Kedar

Testata: Informazione Corretta
Data: 04 agosto 2012
Pagina: 1
Autore: Mordechai Kedar
Titolo: «Cristiani in Medio Oriente: comunità in pericolo»

Cristiani in Medio Oriente: comunità in pericolo
Analisi di Mordechai Kedar
(Traduzione di Sally Zahav, versione italiana a cura di Angelo Pezzana)


Mordechai Kedar

Per centinaia di anni, i fedeli di molte religioni hanno vissuto insieme in Medio Oriente, in genere con reciproca tolleranza e nell’accettazione dell’Altro. Musulmani, cristiani, drusi, ebrei, alawiti, bahai e altri badavano meno alle differenze fra le loro comunità, mantenendo relazioni pubbliche entro un livello più che accettabile. I cristiani, a causa dei legami con la cultura europea, alla fine del 19° secolo introdussero quello che poi divenne il moderno nazionalismo arabo, contribuendo alla diffusione delle ideologie moderne nella regione, in modo particolare del socialismo, rappresentato dal partito Ba’at, e del liberalismo. Queste moderne ideologie europee divennero in Medio Oriente una specie di sostituto della tradizionale identità religiosa, etnica e tribale, creando una nuova consapevolezza egualitaria, sulla quale poter costruire una moderna società, dove i fedeli di ogni religione potevano essere uguali, in uno stato moderno come quelli in Europa, dove tutti i cittadini avrebbero avuto eguali diritti e responsabilità.

Il problema con queste ideologie, importate  dall’Occidente, è il loro essere diverse ed opposte allo spirito dell’islam, la cui legge è “  non vi è nulla al di sopra dell’islam “, in modo tale che ebrei e cristiani posso sì vivere sotto la sua protezione, ma come ‘dhimmi’, cittadini di serie B. Gli stati di più recente costituzione, nati al seguito di rivoluzioni (Siria, Iraq, Egitto, Yemen del Sud, Libia), hanno cercato di creare società nelle quali le leggi considerassero musulmani e cristiani nello stesso modo, un processo che si è scontrato con l’ostilità degli estremisti islamici, che furono costretti a tenere un basso profilo per non fornire ai poteri dello stato un buon motivo per essere duramente repressi.

Era ovvio che queste ideologie egualitarie attraessero le minoranze religiose, perché  permetteva loro di entrare  - a pari diritti con i musulmani -   negli affari di governo, amministrazione, cultura, educazione. Vi furono cristiani tra i ministri del governo, sindaci, ambasciatori e uomini d’affari, come anche ufficiali nell’esercito. Il primo a diventare ministro del tesoro nell’ Iraq moderno è stato un ebreo, in Siria,sotto il comando degli alawiti dal 1966,  i drusi occupano posti di alto livello. Durante la seconda metà del 20° secolo sembrò che la coscienza nazionale egualitaria avesse rimosso definitivamente le tradizionali differenze nella pubblica opinione.

Eppure, parallelamente, durante gli ultimi vent’anni, l’idea di uno stato arabo moderno  ha iniziato a decadere, mentre si rafforzavano le consapevolezze sociali, in modo tale da aumentare l’attenzione pubblica sui leader tradizionali. Sono due i fattori che hanno determinato questo processo: il primo è la discussione intorno ai diritti umani, che è penetrata ai vari livelli della società, la seconda sono i media, in particolare i canali satellitari, che hanno messo in evidenza l’individuo, la sue difficoltà, i desideri, le speranze. Tutto ciò ha trasformato una nobile ideologia in una amara realtà, uno stato dittatoriale in una coscienza sociale, basata sui diritti umani. Le ideologie egualitarie hanno perso importanza dopo che era divenuto chiaro alla gente che non erano altro che vuoti slogan, che giustificavano soltanto più il permanere delle dittature, che avevano fallito nel provvedere ragionevoli condizioni di vita , un’economia stabile, sicurezza personale, lavoro, educazione, benessere e salute alla maggioranza della popolazione.

La disfatta subita dagli stati arabi per mano israeliana, specialmente nella “Guerra dei Sei Giorni’ (1967), ha contribuito alla generale disillusione verso il raggiungimento dell’unità araba, dopo che il nazionalismo arabo, si è dimostrato incapace di raggiungere i suoi obiettivi, cioè la distruzione dell’ “Entità sionista”.
Con il declino delle moderne ideologie importate dall’Europa, quelle tradizionali del Medio Oriente, tribalismo e islam, tornarono alla loro precedente importanza, e con esse il settarismo, il separatismo, fondati sull’immagine dei leader, sugli stereotipi e sulla Shari’a islamica. Recuperando questi valori, pensarono  di attribuire ogni colpa per quanto avveniva in Medio Oriente all’Altro, era lui il colpevole, mettendo i cristiani sotto processo.

L’ “Occidente cristiano” viene percepito dall’islam tradizionale quale responsabile di tutti i mali della regione, e la ricostituzione dello Stato d’Israele, con la sua forza, viene giudicato un “ progetto dell’Occidente, e quindi un “ complotto cristiano”. Durante i passati vent’anni , queste idee sono sempre più penetrate nelle società mediorientali, soprattutto attraverso l’informazione satellitare e internet, presentando anche una sfida difficile al sistema normativo islamico, ai valori famigliari e al senso tradizionale di modestia caratteristico della regione. Gli ambienti tradizionali islamici hanno attribuito la responsabilità della decadenza morale all’interno delle loro società all’ “Occidente”, che è guidato dai cristiani. La guerra condotta dall’Occidente contro l’Iraq sotto il comando degli Stati Uniti nel 1991, la guerra contro al Qaeda in Afghanistan del 2001 (“crociata”, come l’aveva chiamata il presidente Bush) e l’invasione dell’Iraq nel marzo 2003, hanno sollevato  rabbia nella regione contro l’Occidente “cristiano”.  L’alleanza tra i “cristiani occidentali” con i miliardari dei paesi del Golfo, stracarichi di petrodollari, ha causato l’invidia delle masse  arabe povere, disoccupate, ignoranti, una gelosia che si riversata in rabbia contro i cristiani locali.

Un’altra differenza  per capire l’odio verso i cristiani è la grande differenza tra l’Occidente “cristiano” e gli stati islamici: l’Occidente si sviluppa, è ricco, democratico, rispetta i diritti individuali dei cittadini, dei bambini, delle donne, mentre le società mediorientali sono arretrate, povere, immobili, dittatoriali, violente e oppressive. Queste differenze creano invidia fra le popolazioni mediorientali, che si trasforma in odio. Un odio che viene rivolto  anche agli “occidentalizzanti”, vale a dire i cristiani locali. Si può affermare che più queste situazioni diventano complesse, più i cristiani  vengono perseguitati nelle società islamiche.

Ai tempi della prima guerra mondiale, i musulmani turchi hanno sterminato più di un milione di armeni cristiani, in base al sospetto che collaborassero con le superpotenze europee cristiane contro l’impero ottomano turco, che fu sconfitto in quella guerra. Le nazioni del mondo fecero un favore ai turchi , quando ne ignorarono la componente religiosa, perché se il massacro fosse stato chiamato “ massacro di cristiani”, come in effetti era, la Turchia moderna avrebbe portato sul suo nome , sino ad oggi,  un  incancellabile “marchio di Caino” .

Dal 2003, vi sono stati innumerevoli pesanti  attacchi contro le chiese in Iraq, mentre erano piene di fedeli; altre chiese sono  state assaltate  e depredaate, donne cristiane sono state obbligate a portare il velo in pubblico, le case dei cristiani assalite e svaligiate, il commercio colpito. A oggi, solo la metà dei cristiani che vivevano in Iraq 2003 è rimasta nel paese.

In Egitto, negli ultimi anni, vi sono stati molti attacchi contro i copti, mentre uscivano dalle chiese,  con morti e feriti. Terribile fu quanto avvenne ad Alessandria alla vigilia del 2011, quando una auto-bomba esplose davanti a una chiesa, causando la morte di una quarantina di persone e un centinaio di feriti. Gli egiziani convertiti al cristianesimo sono considerati degli eroi da questi ultimi, ma secondo la legge, hanno commesso un reato, perché è legale convertirsi dal cristianesimo all’islam, ma non l’inverso. Non passa giorno senza che vengano commessi atti di violenza contro i copti. Il risultato è una emigrazione di massa, ne sono emigrati circa un terzo in questi ultimi anni.

In Sudan, la guerra civile tra il nord islamico e il sud cristiano e pagano ( la guerra civile più lunga finora nel mondo), ha causato in 50 anni due milioni di morti.
In Tunisia un video ci fa vedere come viene ucciso un giovane che si era convertito al cristianesimo.
Il Libano, la storia dell’esistenza dello stato in 80 anni è stato un esperimento per creare e mantenere uno stato cristiano maronita, malgrado il fatto che fossero una minoranza in una maggioranza musulmana.
I cristiano-maroniti stanno cercando di sopravvivere in uno stato controllato dai sempre più potenti Hezbollah sciiti, legati come sono alla loro terra, anche se è forte la tentazione di emigrare in altri stati per vivere al sicuro e serenamente. Ecco il risultato di questa guerra di sopravvivenza  senza fine, i cristiani  emigrati  sono tra un quarto e un terzo  della popolazione.

In Siria la situazione nell’ultimo anno e mezzo è ugualmente grave per la minoranza cristiana. Hanno fatto parte dei governi di Assad  perchè aveva promesso   in cambio sicurezza, come aveva promesso ad altre minoranze. Per essersi identificati con Assad, sono ora attaccati dai ribelli, minacciati di morte, repressione e spoliazione dei beni da parte della maggioranza musulmana. L’ anarchia in tutto il paese consente ai musulmani di entrare nelle chiese, luoghi di lavoro e case private, per derubare e uccidere. Non sappiamo quanti cristiani siano già fuggisti dalla Siria, si presume circa un decimo di quanti vi abitavano un anno fa.

Nell’Autorità palestinese – Gaza,Judea e Samaria – i cristiani sono perseguitati. Una libreria cristiana a Gaza è stata data alle fiamme, vengono esercitate pressione affinchè i giovani si convertano all’islam, i musulmani si sono impadroniti della case dei cristiani residenti a Beit Jalla – a sud di Gerusalemme-  per trasformarle in postazioni adatte a far fuoco contro il quartiere ebraico di Gilo, situato a pochi metri di distanza. I residenti cristiani di Beit Jalla sono fuggiti tutti in Sud America.  Un quarto dei palestinesi che vivevano sotto l’ Autorità palestinese sono emigrati.

Da quando è iniziata la  “primavera araba” alla fine del 2010, è stato chiaro il fallimento del progetto arabo nazionalista, e, con esso, l’idea di uno stato arabo moderno, entrambi  finiti nel nulla insieme all’islam, che però è  diventato più forte, e  con l’avanzare del tribalismo costituisce una pesante sfida ai cristiani un Medio Oriente, che hanno ormai una sola possibilità, la fuga. Il Papa è intervenuto recentemente su questo problema, esprimendo grande preoccupazione.

Per finire, l’unico stato in Medio Oriente dove il numero dei cristiani non diminuisce è lo Stato di Israele. Qualcuno ha voglia di spiegarne le ragioni ?

Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
Link:  
http://eightstatesolution.com/
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