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Informazione Corretta Rassegna Stampa
19.03.2012 IC7 - Il commento di Stefano Magni
Dall'11/03/2012 al 17/03/2012

Testata: Informazione Corretta
Data: 19 marzo 2012
Pagina: 1
Autore: Stefano Magni
Titolo: «Il commento di Stefano Magni»
Il commento di Stefano Magni


Stefano Magni, giornalista dell'Opinione

Un nuovo, duro, scontro di frontiera nella Striscia di Gaza e una risoluzione di condanna dal nuovo parlamento egiziano hanno inaugurato un periodo molto pericoloso per Israele. E per la stessa comunità ebraica italiana.
L’ultima (in ordine di tempo) battaglia di Gaza si è aperta con un duplice lancio di razzi contro il territorio israeliano. Un’azione passata quasi sotto silenzio sui media europei, a cui l’aviazione israeliana ha risposto prontamente. Un missile ha centrato un veicolo palestinese, a bordo del quale stava fuggendo Zuheir Qaisi, il pluri-ricercato leader dei Comitati di Resistenza Popolare, assieme a due suoi compagni di lotta. L’uccisione mirata di Qaisi ha dato al gruppo armato palestinese l’occasione per sferrare una nuova campagna di bombardamenti: 250 razzi in quattro giorni sono piovuti sul territorio meridionale dello Stato ebraico. L’attacco non ha provocato vittime. Merito della disciplina dei civili, ormai costretti a convivere con i razzi da 11 anni. E merito, in questo caso, di Iron Dome, già entrato in azione una prima volta nel 2011. L’Iron Dome è un sistema lanciamissili mobile, destinato a coprire i principali centri abitati. E’ connesso a un sofisticato sistema di puntamento elettronico, che gli permette di intercettare anche razzi rudimentali e katyushe in arrivo. Un traguardo tecnologico considerato impossibile sino a pochi anni fa. Ma che, in quest’ultimo scontro, è riuscito a intercettare e distruggere 37 dei 40 razzi che ha individuato. Dei tre che sono sfuggiti al sistema anti-razzo, uno è finito su una scuola. E avrebbe provocato una strage, se non agli scolari non fosse stato ordinato dalle autorità di stare a casa, a causa del pericolo imminente.
La pioggia di razzi di questa settimana non è affatto un evento “fuori dal normale”. Nel mese di febbraio, i razzi lanciati sono stati 30, in gennaio 18, nel dicembre 2011 sono registrati 42 lanci… ogni mese avvengono bombardamenti. Quest’ultimo è stato particolarmente intenso, ma non è possibile affermare che si tratti di una rappresaglia dovuta unicamente all’uccisione di Qaisi (a sua volta avvenuta come risposta a un bombardamento). Si è trattato, semplicemente, dell’intensificazione di una campagna di terrore che non è mai realmente cessata.
Al bombardamento da Gaza, Israele ha reagito anche con attacchi aerei mirati, provocando 25 morti. E sono questi ultimi che hanno destato l’attenzione internazionale sulla vicenda. L’indignazione del parlamento egiziano, prima di tutto. Dominato da una maggioranza integralista islamica (il Partito Libertà e Giustizia della fratellanza musulmana e i salafiti di Al Nour), il nuovo potere legislativo del Cairo ha votato una risoluzione di condanna allo Stato ebraico, in cui si chiede la rottura delle relazioni diplomatiche e la fine delle esportazioni di gas. Interessante la formula scelta nell’esprimere la condanna: “Dopo la Rivoluzione, l’Egitto non sarà più un amico dell’entità sionista, primo nemico dell’Egitto e della nazione araba”. Per ora si tratta di una mossa solo simbolica. Perché la politica estera è nelle mani dello Scaf, il supremo consiglio militare che governa l’Egitto dal momento della cacciata di Hosni Moubarak. Il governo militare provvisorio egiziano, al momento, rispetta i patti e si è impegnato a garantire una tregua fra Hamas e Israele, che ha posto fine (almeno temporaneamente) agli scontri sulla striscia di Gaza, il 13 marzo. Ma lo Scaf è destinato a cedere il potere al prossimo presidente, che verrà eletto alla fine di maggio. Chiunque vinca sarà vincolato alla volontà della maggioranza degli egiziani. La stessa che ha eletto questo parlamento.
L’opinione pubblica occidentale ha reagito con più distacco e freddezza all’ultimo scontro in Medio Oriente. Perché l’attenzione è ancora tutta focalizzata sulla guerra civile in Siria. Lo scandalo della repressione, di cui emergono particolari sempre più agghiaccianti (ospedali usati come centri di tortura, mine lasciate dall’esercito sui percorsi dei profughi) ha eclissato il vicino scontro di Gaza. Una volta tanto, è servito a recuperare il senso delle misure: le migliaia di vittime del regime di Bashar al Assad (da 5000 a 9000, a seconda delle stime) sono decisamente superiori al numero di morti provocati, in dieci anni, dalla Seconda Intifadah e dalle guerre in Libano e Gaza. Torna una costante storica troppo spesso ignorata: i regimi arabi, al loro interno, provocano molte più vittime delle guerre fra Israele e i suoi nemici.
Ma per i gruppi fondamentalisti islamici, è e resta l’ebraismo l’ossessione negativa e il principale bersaglio. Lo dimostra l’arresto, a Niardo (Lombardia), di un ventenne marocchino, Jarmoune Mohamed. Sul suo computer è stato trovato un completo sopralluogo virtuale della Sinagoga di Milano, comprese informazioni dettagliate sulla sua sicurezza, sulle possibili vie di accesso e sulla. “Non ho paura di morire. Riguardo l’operazione tu devi pensare se sei pronta a premere il bottone e lasciare questa vita per sempre, non tutti lo possono fare ma dipende da te e se Allah lo vuole - aveva detto in una conversazione via Internet - Ho una missione: la Jihad e forse morirò presto se Allah lo vuole”. Molto probabilmente non è solo. Indagini parallele sono partite anche negli Stati Uniti e nel Regno Unito. A Londra è stato eseguito un primo arresto: una donna che co-amministrava lo stesso gruppo Facebook di Mohamed. Non voleva colpire Israele. Voleva ammazzare ebrei, in un luogo di culto, non certo in una base militare. Esattamente come i terroristi di Gaza che lanciano razzi contro case e scuole. L’obiettivo degli islamisti è l’uccisione degli ebrei, in Medio Oriente come in Italia.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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