domenica 05 maggio 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Informazione Corretta Rassegna Stampa
19.12.2011 IC7 - Il commento di Stefano Magni
Dall'11/12/2011 al 17/12/2011

Testata: Informazione Corretta
Data: 19 dicembre 2011
Pagina: 1
Autore: Stefano Magni
Titolo: «Il commento di Stefano Magni»
Il commento di Stefano Magni


Stefano Magni, giornalista dell'Opinione

Questa settimana si è chiusa con un lutto e una rinascita nella comunità ebraica di Roma. Mentre nel Medio Oriente domina la paura.
Il lutto è per Wicky Hassan, l´inventore di marchi di successo come Miss Sixty, Energie e Killah. E’ morto venerdì, dopo quattro anni di lotta contro un tumore. Benché i suoi negozi siano dappertutto e siano fra i più gettonati dagli adolescenti, pochi ricordano che Wicky Hassan, come molti altri ebrei che abitano in Italia è fuggito dalla Libia nel 1967, quando c’era ancora re Idris I (la cui bandiera è l’attuale stendardo del nuovo governo libico), per salvarsi dal pogrom contro la comunità ebraica scattato subito dopo la Guerra dei Sei Giorni. Ebreo praticante, Hassan è stato ricordato da Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma con queste parole: “Con lui scompare un vero Giusto, nel senso ebraico del termine”.
La rinascita è invece quella di Gilad Shalit, cittadino onorario della capitale italiana. Questa settimana ha rilasciato le sue prime dichiarazioni televisive e ha ricevuto visita del sindaco Gianni Alemanno. Per ora è l’unico esponente di un’istituzione non israeliana che incontra l’ex prigioniero. “Si comprende quanto ha sofferto in questi 5 anni, ma anche il temperamento che lo aiuterà a superare gli effetti di questa lunga prigionia” – ha detto del colloquio il sindaco Alemanno -  “La nostra speranza è che questa liberazione possa essere un segnale di pace e speranza tra Israele e Palestina, ma anche un atto di accusa nei confronti di chi ha rapito questo ragazzo che non aveva fatto nulla e che non era impegnato in una azione di guerra”. Alemanno ha fatto sua l’iniziativa della Comunità ebraica romana e ha proposto la candidatura di Shalit al premio Nobel per la Pace.
Se non altro, è un segnale di speranza in un Medio Oriente in cui, a prevalere, è sempre la paura. Paura, prima di tutto, che alcuni provvedimenti amministrativi, che sarebbero banali se venissero adottati in una qualsiasi altra città del mondo,  a Gerusalemme possano provocare una guerra. C’è una passerella pedonale pericolante che collega la Spianata delle Moschee al resto della città vecchia, aggirando il Muro Occidentale. E’ una passerella vecchia, insicura, a rischio incendio. Le autorità cittadine l’avevano chiusa, probabilmente con l’intenzione di demolirla per ricostruirne una nuova. Ma toccare uno degli accessi della Spianata può provocare un conflitto con tutto il mondo musulmano. Condanne sono piovute dalla Giordania e dall’Autorità Palestinese. Gli israeliani hanno scelto di riaprirla dopo soli due giorni. Si preferirà puntellarla. Pazienza se scoppia un incendio e qualcuno ci lascerà la pelle per un incidente. Nel frattempo si è evitato lo scontro. Se questa è l’aria che si respira a Gerusalemme, al confine con la Cisgiordania è ancora peggio. I bulldozer israeliani hanno demolito case di coloni ebrei in Cisgiordania, a Mitzpe Yitzhar, un insediamento giudicato illegale. La distruzione degli “avamposti” sta generando proteste sempre più violente da parte dei loro abitanti, anche contro gli stessi soldati israeliani. Anonimi vandali hanno danneggiato due moschee in due giorni. Probabilmente si tratta di una rappresaglia trasversale, illegale, sicuramente mai voluta dal governo di Israele, che dà la caccia ai colpevoli: “La legge è la legge” – ha dichiarato il premier Netanyahu – “e non lasceremo che degli estremisti attacchino i nostri soldati, diano inizio a una guerra di religione, diano fuoco alle moschee e aggrediscano ebrei o non ebrei”. Questa reazione del governo, per i media, è praticamente inesistente. Passa solo la notizia che “coloni ebrei” (presumibilmente dietro indicazione del governo) danno fuoco alle moschee. E’ questo l’unico messaggio recepito anche dall’Autorità Palestinese. Che considera “un atto di guerra” il vandalismo contro luoghi religiosi musulmani.
Sollevando lo sguardo a quel che succede oltre i confini di Israele, vediamo che la situazione non è affatto più rassicurante. Per quanto ancora l’Egitto manterrà il suo trattato di pace con lo Stato ebraico? Libertà e Giustizia, emanazione partitica dei Fratelli Musulmani sta vincendo le elezioni. Quale secondo partito si sta affermando Al Nour, coalizione di formazioni salafite. Esiste dunque la concreta possibilità che al Cairo si insedierà un governo di coalizione di fondamentalisti e ultra-fondamentalisti, con il pieno potere di scrivere la nuova costituzione secondo i dettami della Shariah. I media stanno già sdoganandoli. I Fratelli Musulmani (fondamentalisti) sono chiamati “musulmani moderati”. Solo i salafiti, meritano ancora il nomignolo di “radicali”. Quando arriveranno anche loro al governo, c’è già da scommetterci, verrà trovata un’etichetta più edulcorata (“Pragmatici”? “Conservatori”?). L’importante, a quanto sembra, è dare una patina di legittimità rassicurante al nuovo potere. I media, inoltre, sono ancora concentrati sugli scontri di Piazza Tahrir. Ma quei manifestanti, giovani, democratici e in conflitto con il potere transitorio dei militari, sono praticamente già parte del passato. Il futuro sarà una coabitazione fra una maggioranza islamica e un organo militare provvisorio non tanto laico. Tutti, comunque, assolutamente ostili a Israele. In Siria si sta addensando il pericolo più immediato. Bashar al Assad è alle strette. La Lega Araba lo sta isolando. I suoi nemici interni si armano e fanno reclute fra i disertori. La Turchia, oltre a imporre le sue sanzioni, sostiene politicamente la rivolta. Ma sono proprio quotidiani turchi che questa settimana hanno lanciato un allarme inascoltato: Assad starebbe armando 600 missili con testata chimica, da lanciare in caso di intervento armato internazionale. Sarà vero? E contro chi li starà puntando? La risposta è facile: contro quale Stato, Saddam Hussein, ha lanciato i suoi missili, quando si è ritrovato assediato? Dal Libano un razzo è caduto sul confine israeliano. E Nasrallah (leader di Hezbollah, alleato di Assad) si è rifatto vivo dopo anni di silenzio.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT