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Il Sole 24 Ore Rassegna Stampa
21.04.2018 La UE corre in soccorso dell'Iran, tra i più convinti anche l'Italia
Cronaca di Romano Beda

Testata: Il Sole 24 Ore
Data: 21 aprile 2018
Pagina: 8
Autore: Romano Beda
Titolo: «Le manovre Ue per salvare l'accordo»

Riprendiamo dal SOLE24ORE di oggi, 21/04/04/2108, a pag.8 con il titolo "Le manovre Ue per salvare l'accordo" la cronaca di Romano Beda

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Pensionato Ugo Tramballi, si vede la differenza, almeno la posizione filo-iraniana dell'Italia viene raccontata nei suoi termini, come scrive il corrispondente da Bruxelles: "Italia e Iran hanno firmato un accordo per linee di credito da cinque miliardi di euro destinate a facilitare l'investimento di aziende italiane nel Paese. A Roma, non si vuole certo mettere a rischio questa intesa". Che poi l'Iran minacci  ogni giorno di distruggere Israele, è un particolare di scarsa importanza, sono i danè che contano. Si veda in altra pagina oggi l'editoriale del Foglio.

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Beda Romano

II futuro dell'accordo multilaterale che limita l'uso del nucleare da parte dell'Iran continua in queste settimane a far discutere, negli Stati Uniti e in Europa. La questione sta contribuendo alle tensioni internazionali del momento, tra le minacce di guerra commerciale e la perdurante guerra civile in Siria. I Ventotto sono drammaticamente divisi sull'opportunità di adottare sanzioni contro Teheran, come proposto da Germania, Francia e Gran Bretagna. Il tema controverso è stato discusso dai ministri degli Esteri lunedì e poi ancora giovedì a livello diplomatico. Parigi, Berlino e Londra hanno proposto ai loro partner di adottare misure contro l'Iran, tra le altre cose in risposta al ruolo del Paese in Siria. Ancora due giorni fa a Berlino, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha detto «di rallegrarsi della stretta collaborazione con la Francia su questo fronte», sperando in altrettanta cooperazione dagli altri partner europei. Francia, Germania e Gran Bretagna hanno proposto di sanzionare una quindicina di personalità e società iraniani. L'obiettivo è anche di dissuadere gli Stati Uniti dall'abbandonare l'accordo sul nucleare. Convinta che l'Iran non rispetti l'intesa del 2015, Washington ha promesso una decisione entro il 10 maggio. A Parigi, Londra e Berlino si è convinti che, sanzionando l'Iran, l'Europa possa indurre gli Stati Uniti a evitare la scelta più drastica, che l'Unione vuole a tutti i costi evitare. In un primo tempo, i Paesi promotori avrebbero voluto discutere di sanzioni a livello politico, senza una analisi del Servizio europeo dell'Azione esterna e un passaggio tecnico a livello diplomatico. L'ipotesi è decaduta, per ora. Tuttavia, nella loro riunione di lunedì scorso in Lussemburgo, i ministri degli Esteri non hanno trovato il necessario consenso politico per adottare misure sanzionatorie, nonostante la consapevolezza che lo stesso governo iraniano è coinvolto nella guerra civile in Siria. In linea coni tre Paesi promotori sono molti Stati membri. Più defilati o dubbiosi sono l'Austria, la Svezia, e soprattutto l'Italia che per ora sta battagliando per evitare una scelta che Roma considera potenzialmente dannosa per il futuro dei rapporti con Teheran. La diplomazia italiana crede che nuove misure rischino da un lato di non avere alcun eletto sulla decisione degli Stati Uniti e dall'altro di indebolire l'ala riformista del regime iraniano. C'è inoltre un aspetto economico. Italia e Iran hanno firmato un accordo per linee di credito da cinque miliardi di euro destinate a facilitare l'investimento di aziende italiane nel Paese (si veda Il Sole 24 Ore dell11 gennaio). A Roma, non si vuole certo mettere a rischio questa intesa. «La situazione è intricata-dice un negoziatore-. Tutti sono d'accordo per mantenere in vita l'accordo. Nel contempo,nessuno è felice del coinvolgimento dell'Iran in Siria. Difficile quadrare il cerchio». I Ventotto dovrebbero discutere la settimana prossima a livello diplomatico un rapporto preparato da una missione co- munitaria a Teheran. Secondo una bozza della relazione, già circolata qui a Bruxelles, nuove sanzioni avrebbero comunque un impatto sugli equilibri politici in Iran.

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