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Il Messaggero Rassegna Stampa
26.04.2003 Ai violenti si dice
La storia non la cancellerete

Testata: Il Messaggero
Data: 26 aprile 2003
Pagina: 3
Autore: la redazione
Titolo: «Grida anti-Israele, gli ebrei vanno via»
In merito agli incidenti durante il corteo del 25 Aprile a Roma, provocati in gran parte dai centri sociali, riportiamo una cronaca dal Messaggero:
ROMA - Esponenti della Comunità ebraica di Roma hanno abbandonato la manifestazione in Campidoglio, seguita al corteo per l'anniversario della Liberazione, «perché indignati da pesanti slogan contro Israele scanditi da alcuni manifestanti». «Alcuni ragazzi - ha detto il portavoce della Comunità, Riccardo Pacifici - gridavano "Israele sei il primo della lista" sventolando bandiere palestinesi. Questo con lo spirito di unità e libertà del 25 aprile, sottolineato anche da Ciampi, non c'entra nulla: se bandiere ci dovevano essere oggi al corteo queste erano quelle di Israele». Ricordato che «soldati della brigata ebraica a Roma combatterono a fianco degli alleati per cacciare i nazifascisti», Pacifici ha espresso «amarezza per ciò che è successo» e a ha condannato quelle che ha definito «strumentalizzazioni indecenti». L’esponente ebreo ha invece manifestato solidarietà e rispetto per i partigiani dell'Anpi e al promotore della manifestazione Massimo Rendina. «che nulla ha a che fare con l'episodio».

ROMA Un ulivo proveniente da Gerusalemme e ora impiantato a Roma, nei pressi della colonna Traianea, davanti alla lapide che celebra la Liberazione di Roma, servirà per ricordare le gesta della "Brigata ebraica", la formazione internazionale che, aggregata all’esercito inglese, contribuì alla liberazione dell’Italia e dell’Europa.
A ricordare il contributo di quegli uomini, con il sindaco Veltroni, che ha sottolineato come «non si può cancellare il senso della storia e la memoria storica e confondere chi ha lottato e dato la vita per la libertà e chi quella libertà l'ha sottratta agli italiani», c’era il vice rabbino capo della comunità ebraica romana, Vittorio Della Rocca, il quale ha sottolineato «il contributo di quei soldati ebrei che hanno avuto anche il merito di aprire le scuole nelle città liberate, fedeli al detto rabbinico che dice: tra una scuola e una sinagoga, tieni aperta la scuola». E il vice rabbino ha concluso il suo discorso con un ammonimento: «La libertà, dopo essere stata conquistata, deve essere meritata e conservata con le nostre azioni».
«Abbiamo grande ammirazione e affetto - ha spiegato il presidente dell' Associazione nazionale partigiani del Lazio Massimo Rendina - per gli ebrei italiani, che hanno combattuto eroicamente per la libertà del nostro Paese».

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