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Il Messaggero Rassegna Stampa
23.04.2003 Per sapere cosa capita a Ramallah non leggete Il Messaggero
Salerno non vede la battaglia di Arafat per impedire la nascita del nuovo governo palestinese

Testata: Il Messaggero
Data: 23 aprile 2003
Pagina: 7
Autore: Eric Salerno
Titolo: «Abu Mazen non cede ad Arafat: trattative interrotte»
Eric Salerno come sempre ci dà una versione edulcorata di quanto avviene intorno ad Arafat. Scrive Salerno:"Un'azione del genere, teme Arafat, potrebbe portare alla guerra civile e alla fine dei fragili equilibri che lui stesso è riuscito a mantenere all'interno dell'establishment palestinese...", come può Salerno,in buona fede, sostenere che Arafat è sinceramente preoccupato degli equilibri quando il raiss si muove come il classico elefante nel negozio di cristallerie? Tutti i quotidiani (quasi, tranne quelli di rigorosa ortodossia arafattiana) hanno descritto in lungo e in largo la strenua lotta che ha visto Arafat battersi per impedire che nascesse un nuovo governo palestinese capace di dare un reale segnale di cambiamento. Ma Salerno questa lotta non la vede e quindi non può raccontarla.
Per capire lo "stile " di Salerno invitiamo alla lettura dell'articolo integrale pubblicato sul Messaggero mercoledì 23 aprile, che riporiamo qui di seguito.

Tony Blair si è scomodato in persona per parlare con Arafat, l'uomo che tutti, europei, americani, israeliani naturalmente, e anche molti arabi, vorrebbero vedere "emarginato" e allontanato dalla guida dell'Autonomia palestinese. Dieci minuti al telefono. Dieci minuti per cercare di convincere il "rais" a non buttar via la sua ultima possibilità per far rilanciare il negoziato di pace. Soltanto le prossime ore diranno se il premier britannico è stato più convincente di tutte le altre personalità che negli ultimi giorni hanno alzato il livello della pressione. Abu Mazen e Arafat non si sono parlati da domenica. Il premier incaricato ha minacciato nuovamente di rinunciare a tutto. Non soltanto alla guida del governo ma anche di dimettersi dai vertici di Fatah, il movimento che guida, insieme con Arafat, dalla sua nascita. «Non intendo più negoziare», avrebbe detto Abu Mazen ieri pomeriggio. Non è chiaro se intende presentare il suo governo al parlamento palestinese e sfidare pubblicamente Arafat o se questa sera, a scadenza dell'incarico, rimetterà il mandato.
Il rais non vuole rinunciare al potere, spiegano molti palestinesi, amici e non del presidente. Il rais non vuole Dahlan perchè è stato troppo criticato da lui. Secondo il quotidiano israeliano Ha'aretz si tratta di mezze verità. Il vero conflitto riguarderebbe la piattaforma di Abu Mazen il quale vorrebbe disarmare e smantellare tutte le milizie. Non soltanto quelle dei fondamentalisti di Hamas e della Jihad, ma anche le Brigate al-Aqsa che fanno capo a Fatah. Un'azione del genere, teme Arafat, potrebbe portare alla guerra civile e alla fine dei fragili equilibri che lui stesso è riuscito a mantenere all'interno dell'establishment palestinese. Qualche esponente del governo uscente sostiene che le regole si fanno e si possono disfare e dunque se Arafat e il premier incaricato avessero bisogno di un giorno o due in più per arrivare alla conclusione postiva di questo scontro che va a totale detrimento della credibilità palestinese nessuno avrebbe da ridire. Un compromesso proposto e finora respinto vedrebbe il deputato Hakam Balawi (vicino ad Abu Mazen) come ministro degli interni incaricato dei servizi di sicurezza, Dahlan ministro senza portafoglio e il ministro degli interni uscente Hani El-Hassan (un fedelissimo di Arafat) consigliere per la sicurezza nazionale.
E se salta Abu Mazen? Arafat starebbe cercando di trovare altri esponenti palestinesi a cui affidare l'incarico ma europei e americani gli hanno fatto capire che un governo fatto su misura di Arafat, con uomini totalmente allineati con il rais, non avrebbe molte possibilità di successo nell'arena internazionale. La prima vittima dell'eventuale insuccesso di Abu Mazen sarebbe il rilancio del processo di pace. Senza un governo formalmente "credibile" Stati uniti e il resto del "Quartetto" non presenteranno la "road-map" per la ripresa dei negoziati.
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