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Il Messaggero Rassegna Stampa
31.03.2003 Salerno e le sue risposte
Il giornalista prova a spiegare il conflitto in Iraq secondo Israele, ma cade nelle solite faziosità

Testata: Il Messaggero
Data: 31 marzo 2003
Pagina: 3
Autore: Eric Salerno
Titolo: «La Jihad pronta ad aiutare il raìs»
Nel commentare l'accaduto a Natanya, dove un kamikaze si è fatto esplodere in aria ferendo una settantina di persone, il giornalista non perde occasione di criticare ferocemente Israele, riguardo la "relativa calma" in Israele, ove si domanda se ciò:
..sia dovuta a una scelta politica (non fornire a Sharon in questo momento delicato la scusa per compiere vaste operazioni contro i palestinesi e arrivare al punto di espellere migliaia di loro),
la "relativa" calma, nonostante Israele sia sempre all’erta e che,nel frattempo, stia sventando numerosi attentati, -e questo il giornalista dovrebbe saperlo- è riferita al numero di attentati che in questo periodo sta scemando proprio grazie alla guardia israeliana. Da come si è espresso, sembra che Israele non debba avere il diritto a difendersi e a reagire ( dove qui reagire non equivale a vendicarsi, bensì a proteggersi di più smantellando delle cellule terroristiche)
per incapacità operativa (le incursioni militari israeliane hanno decimato la leadership dei movimenti più radicali)
purtroppo non è così: i terroristi vengono continuatamente finanziati dal governo di Arafat, e basta poco per farsi saltare in aria. Tuttavia, sì, il vero obiettivo dei militari israeliani è quello di cercare di distruggere il terrorismo. E i risultati si vedono, ma il giornalista fa finta di non saperlo.
o per far piacere a Mubarak che da mesi tenta di organizzare una vera tregua in Palestina-Israele.
Se è una frase sarcastica, allora è un sarcasmo di pessimo gusto. Che senso ha parlare della tregua se finora la Palestina ha sempre respinto di negoziare con Israele?

Salerno farebbe meglio a lasciar da parte le riflessioni personali che non corrispondono ai doveri di una correttezza giornalistica.

Sempre Eric Salerno a pagina 1 de Il Messaggero del 31 marzo 2003 firma un articolo dal titolo «La guerra è sporca»

L’articolo è intriso di falsità, più che di faziosità, ed è impossibile criticare parola per parola. Il giornalista de Il Messaggero cerca di darci una visione apparentemente globale della guerra all’Iraq secondo Israele, ma se era davvero questo il suo intento, allora ha fallito già in partenza. Proviamo ora ad analizzare, in linea di massima, paragrafo per paragrafo.
Commentando la posizione di Sharon riguardo la guerra all’Iraq:

"non vogliono dare l’impressione di essere coinvolti, in qualche modo, nel conflitto e soprattutto non vogliono dare l’impressione, non del tutto sbagliata, di aver spinto l’amministrazione Bush alla conquista dell’Iraq o di spingerla a colpire anche Siria e Iran"
Prima di tutto, quella all’Iraq non è assolutamente una guerra di conquista, bensì di liberazione dalla feroce dittatura di Saddam. Il vero interesse di Israele, per la sua pace e per la sua libertà, è quello di vivere accanto ad un paese democratico.
nei giorni scorsi alcuni quotidiani hanno mostrato fianco a fianco immagini dei prigionieri iracheni con le mani legate e prigionieri palestinesi dagli israeliani, dei bombardamenti di Bagdad andati male e quelle di Gaza dove per colpire un terrorista o militante che fosse molti civili morirono. "Ci criticavate per quello che facevamo e ora voi fate lo stesso", era scritto sotto quelle foto per sostenere, appunto, che è difficile salvaguardare i civili.
È vero, è difficile salvaguardare tutti i civili, ma Eric Salerno, nel ribadire questo cade in errore, dal momento che sono proprio i terroristi palestinesi a far dei loro bambini e dei loro civili i propri scudi umani. Ed inoltre i prigionieri palestinesi non sono trattati alla stregua di quelli israeliani in mano palestinese, là dove la tortura fisica e maltrattamenti permangono.
Detto ciò, è erroneo mettere il tutto sullo stesso piano.
E, per l’ennessima volta, ritorniamo all’errore lessicale del giornalista: non si può dire, nel nostro caso, "terroristi o militanti", dacchè sono la stessa cosa, quindi per non cadere nella solita ripetizione, basta usare una sola parola e ovvero: terroristi.

Ora siamo giunti ad un punto di non ritorno nell’articolo: il Libano. Il giornalista cita Libano e il numero non "certo" di morti civili e la posizione israeliana nella suddetta invasione. Ma la nostra domanda è: cosa c’entra tutto questo con l’articolo? Come può esserci paragone fra Israele-Libano e la guerra odierna all’Iraq?

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