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Il Messaggero Rassegna Stampa
31.07.2021 La storia di Hannah Szenes, l'eroina paracadutista
Commento di Franca Giansoldati

Testata: Il Messaggero
Data: 31 luglio 2021
Pagina: 19
Autore: Franca Giansoldati
Titolo: «Il martirio di Hannah l'eroina paracadutista»

Riprendiamo dal MESSAGGERO di oggi, 31/07/2021, a pag.19, con il titolo "Il martirio di Hannah l'eroina paracadutista" l'analisi di Franca Giansoldati.

Hannah Szenes - Wikipedia
Hannah Szenes

Una delle ultime fotografie la ritrae ad Haifa, in Israele, agli inizi del 1944. Hannah Szenes ha capelli scuri raccolti, una espressione allegra, occhi intensi. Aveva poco più di vent'anni e indossava con orgoglio l'uniforme dell'esercito. Pochi mesi dopo sarebbe stata protagonista di una delle più audaci missioni militari per tentare di salvare dalle deportazioni gli ebrei ungheresi, suoi connazionali, stritolati da un piano di sterminio già ben oliato. La giovane riuscì a penetrare le linee nemiche dopo essersi fatta paracadutare, in quella che all'epoca era la ex Jugoslavia, assieme ad un commando d'élite.

OBLIO Se in Israele - a distanza di cento anni - questa figura è talmente conosciuta che ogni scolaro sa cosa abbia sacrificato per gli ideali della giustizia e della libertà quella ragazza minuta, timida e con il pallino per la poesia, nel suo paese natale, l'Ungheria, Hannah è caduta nell'oblio, praticamente sconosciuta ai più. In pochi sanno chi sia. Strano destino per una eroina del suo calibro, dal coraggio fuori dal comune. Una donna che con naturalezza ha sbriciolato diversi primati in tempi difficilissimi, mandando al macero persino il cliché che le donne non potevano essere inserite nei corpi speciali e ricevere lo stesso addestramento maschile. Emigrata nel 1939 in Palestina con un gruppo di giovani sionisti ungheresi, Hannah nel 1942 - proprio mentre prendeva il via la soluzione finale - scelse di entrare nella brigata ebraica dei paracadutisti a sostegno dell'esercito britannico. Dopo un addestramento durissimo in Egitto nel 1943 la brigata lavorò in stretta collaborazione con i servizi segreti britannici il cui compito era di organizzare e aiutare la resistenza partigiana contro le forze dell'Asse in Europa e raccogliere informazioni. L'intento preciso era di salvare gli ebrei jugoslavi e ungheresi dalle deportazioni. Hannah non ebbe esitazioni e si offrì volontaria, sapendo che vi era un alto tasso di probabilità di essere catturata. Venne così paracadutata nella attuale Croazia dove raggiunse i partigiani di Tito che la scortarono per oltrepassare il confine con l'Ungheria. Hannah non riuscì però a raggiungere Budapest dove avvenivano già le deportazioni per Auschwitz. Fu catturata prima da una guardia fascista ungherese, portata al comando dei nazisti e successivamente rinchiusa nella prigione della Gestapo a Budapest. Pochi mesi dopo fu condannata alla fucilazione per alto tradimento. Nonostante le torture indescrivibili subite per settimane e settimane, Hannah non svelò mai alcuna informazione né sui britannici, né sui partigiani. Non parlò, non proferì verbo, non rivelò particolari sulla sua missione e grazie anche a questa fermezza tante vite umane furono salvate. Si rifiutò di dare i codici della sua radiotrasmittente, anche dopo che le autorità portarono sua madre nella sua cella. Nonostante l'aspetto esile e delicato Hannah si rivelò d'acciaio rifiutandosi di avere gli occhi bendati nell'esecuzione; agli ufficiali tedeschi spiegò che «voleva guardare negli occhi i suoi assassini». Fu fucilata alle ore 10 del 7 novembre 1944 mentre i carri dell'Armata Russa erano alle porte di Budapest. La vita di Hannah è talmente moderna e intensa che potrebbe essere il soggetto di un film. Nata da una famiglia ebrea 100 anni fa esatti, il 17 luglio 1921, Hannah abbracciò la causa sionista al liceo fino ad emigrare in Palestina nel 1939 in un clima sempre più restrittivo per gli ebrei in Ungheria, una comunità molto numerosa (circa 938 mila) e tra le maggiormente integrate.

POESIA «Ha vissuto solo 23 anni, ma è riuscita a fare così tante cose in questo breve tempo che è come se lei avesse intuito il suo destino» ha detto Yacov Hadas-Handelsman, ambasciatore di Israele in Ungheria. La direttrice del museo ebraico ungherese, Zsuzsanna Toronyi, confermando che al grande pubblico Hannah Szenes è assolutamente sconosciuta, offre una spiegazione plausibile: che nel periodo comunista del dopoguerra i temi ebraici erano quasi un tabù. A questo si aggiunge la natura maschilista della società ungherese che ha finito per far dimenticare tante figure eroiche femminili mettendole ai margini. Due settimane fa, per celebrare il centenario della nascita, più di 140 soldati israeliani hanno voluto effettuare un lancio col paracadute in Slovenia dove Hannah e altri combattenti ebrei furono lanciati nel 1944. Per l'occasione è stata ricordata la poesia più celebre composta da Hannah dal titolo "Verso Cesarea", comunemente nota come Eli Eli '"Mio Dio, mio Dio, / fa che non abbiano mai fine / la sabbia e il mare / il mormorio delle acque / il luccichio del cielo / la preghiera degli uomini / sabbia e mare / mormorio delle acque / luccichio del cielo / preghiera degli uomini». Questa poesia è stata musicata e utilizzata in alcune parti del film Schindler's List.

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