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Il Messaggero Rassegna Stampa
02.07.2014 Perché l'Europa deve cambiare, anche nei confronti di Israele
Editoriale di Marco Carrai

Testata: Il Messaggero
Data: 02 luglio 2014
Pagina: 1
Autore: Marco Carrai
Titolo: «Ue, il semestre italiano cruciale per il nostro futuro»

 Riprendiamo dal MESSAGGERO di oggi, 02/07/2014, l'articolo di Marco Carrai dal titolo "Ue, il semestre italiano cruciale per il nostro futuro".
Segnaliamo in particolare la frase relativa al rapporto dell'Unione Europea, e degli Stati membri, con Israele: "
Sarebbe anche riduttivo che oggi in nome della real politik, che tanto danno ha fatto a questo continente, un'unica voce non si levasse per condannare senza se è senza ma quello che a poca distanza da noi sta accadendo in Israele ai danni di un Popolo, a cui la storia europea ha tanto da chiedere scusa."


Marco Carrai, finanziere e manager fiorentino, stretto collaboratore di  Matteo Renzi 

 L' Italia apre oggi il semestre europeo con la forza di chi sa che solo andando avanti si può non tornare indietro. Con la consapevolezza e la memoria viva che le cose che sembrano naturali e forse anche scontate, sono state invece frutto di tanti scontri e tante conquiste. Solo alcuni anni fa ciò che oggi sembra normale, come passare da uno Stato europeo ad un altro senza frontiere, non era possibile. Solo pochi anni fa, l'Europa dei conflitti e dei muri ha costruito e gettato ponti economici, sociali e umani. L'Europa, infatti, non è il mezzo o peggio, la scusa a cui i governanti si appellano per mascherare proprie inefficienze, ma è il fine a cui i singoli Stati devono tendere perché solo con un'Europa forte alle spalle saranno solidi e competitivi nel mondo di oggi. È giunta l'ora di abbandonare le vesti dei gladiatori, l'uno contro l'altro, come ebbe a dire Machiavelli al sorgere degli Stati nazionali. E benché nella storia dell'umanità mai nuovi Stati si sono creati senza conflitto, la sfida che attende i nuovi organi europei sta proprio qui: nel creare una nuova organizzazione statuale senza conflitti. Non si parla solo di conflitti armati ma anche sociali. Se è vero che, come diceva Mazzini, una sola sarà l'Europa dei Popoli, si devono mettere in condizione i popoli di sentirsi rappresentati dall'Europa che deve aggiungere qualcosa in termini di efficienza, di comuni politiche strategiche infrastrutturali ed energetiche, di armonizzazioni fiscali e delle politiche del lavoro, di ricerca e innovazione, di solidarietà transfrontaliera. Probabilmente e paradossalmente gli anti europei di oggi sono coloro che non vogliono rimanere nel guado delle indecisioni che paralizzano i poteri tra Stati Nazione ed Europa. I nuovi governanti europei non possono però dimenticare il loro supplemento di visione. Solo grazie a uomini considerati visionari in passato, oggi è permesso vedere questo presente. E solo grazie ad altrettante visioni sarà possibile dare un orizzonte di vista futura a questo continente. Sarebbe riduttivo e storicamente fallace pensare che un popolo si fondi su moneta e frontiere uniche senza un'unica visione strategica che accomuna e si finalizza in un unico governo. Sarebbe anche riduttivo che oggi in nome della real politik, che tanto danno ha fatto a questo continente, un'unica voce non si levasse per condannare senza se è senza ma quello che a poca distanza da noi sta accadendo in Israele ai danni di un Popolo, a cui la storia europea ha tanto da chiedere scusa. Forse al posto di un boicottaggio che ricorda orribili anni passati servirebbe solo il coraggio di non nascondersi dietro alla solidarietàdi facciata e aiutare tutti a costruire davvero la Pace. Forse anche a questo serve l'Europa. Probabilmente D'Azeglio oggi direbbe che per fare l'Europa gli europei ci sono, occorre solo tanto coraggio da parte di chi li governa

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