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Il Messaggero Rassegna Stampa
26.06.2014 'Strumentalizzazione' della Shoah ? No, quella di Israele è consapevolezza storica
una pagina Facebook per lanciare un'accusa infondata

Testata: Il Messaggero
Data: 26 giugno 2014
Pagina: 13
Autore: Roberto Romagnoli
Titolo: «'Ragazze ad Auschwitz', le foto scandalo»

Riprendiamo dal MESSAGGERO di oggi, 26/06/2014, a pag. 13, l'articolo di Roberto Romagnoli dal titolo " 'Ragazze ad Auschwitz', le foto scandalo".
Da quanto si capisce della vicenda, che non appare del tutto chiara , il creatore, israeliano, della pagina Facebook nella quale sono state postate le fotografie sostiene di aver avuto un obiettivo politico: quello di denunciare la presunta strumentalizzazione della Shoah da parte dei governi del suo paese.
Restano, ci sembra, numerosi punti  oscuri. Per esempio: le persone fotografate sono state riprese casualmente o messe in posa ? Chi ha cliccato, e con quale intento, "mi piace" a commento delle immagini ?
Al di là delle risposte a queste domande,  si deve  notare che la "strumentalizzazione" della Shoah che l'autore della pagina Facebook dichiara di voler  denunciare non esiste. Esiste la consapevolezza, fondata sulla storia, della necessità che Israele si difenda, senza fare affidamento su aiuti esterni che in passato, nel momento decisivo, sono mancati al popolo ebraico. Ed esiste la consapevolezza della realtà dell'antisemitismo, che falsa il giudizio di molti su Israele e sulle sue azioni, producendo condanne ingiuste e pregiudiziali. 
Il fatto che questa consapevolezza sia riaffermata, in Israele e nel mondo, non può  essere equiparato alle offese alla memoria della Shoah.


Marcia dei vivi ad Auschwitz

Di seguito, l'articolo.

 
Virale il dolore per le vittime dell'Olocausto, virale l'indignazione per le fotografie da "vacanza al mare" che qualcuno, in Israele, ha voluto pubblicare su Facebook, come denuncia ma per denunciare anche altro, raccogliendole sotto il titolo "Con le mie ragazze ad Auschwitz". Israele è scossa dal resoconto fotografico soprattutto perché gli "attori" della profanazione di uno dei luoghi-simbolo della Memoria sono studenti israeliani in gita. L'iniziativa che ha voluto anche denunciare la «superficialità» di certi atteggiamenti ha causato, sempre tra i giovani web-navigatori israeliani (non si sa quanti ebrei) un'ondata di commenti di compiacimento: oltre 9mila sono stati infatti i "mi piace". Ma non è chiaro individuare quando il "mi piace" si riferisce all'iniziativa oppure alla "bellezza" delle foto che sono state pubblicate mascherando parzialmente i volti dei ragazzi, talvolta con una stella gialla, ovvero con il simbolo di riconoscimento degli ebrei scelto dai nazisti. Al di là della interpretazione e del conteggio dei novemila e passa commenti, resta la grande amarezza di scoprire una ragazza sorridente che si fa fotografare seduta accanto a un cumulo di ceneri umane come se fosse su una duna al mare. Di due fidanzatini che si abbracciano, anch'essi sorridenti e felici, tra i binari dove i treni scaricavano i deportati ad Auschwitz. Di alcune ragazze che improvvisano una danza in luoghi di morte. Ma la denuncia di "Con le mie ragazze ad Auschwitz" va oltre la "superificialità" dei ragazzi. In un'altra foto si vede un gruppo di dipendenti di una banca che avanza tra la neve come se fossero tifosi che vanno allo stadio: un uomo sventola la bandiera israeliana e dietro di lui alcuni colleghi sostengono uno striscione con sopra il nome e il logo della loro banca. L'iniziativa, lanciata domenica, martedì si è trasformata in un caso e l'autore ha sentito il bisogno di tentare di chiarire il perché della sua decisione. E le sue parole sono benzina sul fuoco delle polemiche. Pur censurando chi viaggia sui luoghi della Memoria con lo spirito sbagliato, scattandosi e facendosi scattare fotografie sicuramente troppo spensierate, la "mamma" (o il "papà) di "Con le mie ragazze ad Auschwitz" attacca duramente anche il governo israeliano - e in questo momento il premier Benjamin Netanyahu - che, a suo parere, fanno un «uso cinico» per fini politici dell'Olocausto. «Per me è duro - dice l'autore della provocazione - usare del sarcasmo su un argomento come questo ma il dolore che provo per chi sfrutta l'Olocausto per fini politici è intollerabile. E mi risulta difficile biasimare quei ragazzi quando il primo ministro rispolvea la Shoah dentro qualsivoglia discorso. Un'ultima frecciata va al ministro dell'istruzione Shay Piron, secondo il quale occorrerebbe iniziare l'insegnamento della storia dello sterminio nazista fin dall' asilo. «Abbi pietà almeno dei nostri bambini», implora il creatore dell'iniziativa. Critiche usate per chiedere ai "navigatori" di Facebook di sottoscrivere un "mi piace" «se avete a cuore il vostro animo di ebrei». L'idea quindi è stata quella di equiparare la leggerezza di alcuni ragazzi in gita con la leggerezza di chi userebbe con altrettanta leggerezza il temo dell'Olocausto per fini ben diversi da quelli della Memoria storica. E i novemila "mi piace" dovrebbero significare una doppia condanna e un'ennesima dimostrazione che c'è massimo rispetto per quei luoghi simbolo; che evidentemente per migliaia di israeliani non meritano di fare da sfondo a due fidanzatini così come non meritano da fare da sfondo a ogni discorso politico. Il caso è finito ieri sui quotidiani israeliani nel giorno in cui uno spaventoso incendio ha minacciato lo Yad va-Shem, il museo memoriale che custodisce a Gerusalemme le testimonianze storiche della Shoah.

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