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Il Messaggero Rassegna Stampa
27.11.2006 Eric Salerno dichiara la tregua, spiega quanto è buona Hamas
e quanto è cattiva Israele

Testata: Il Messaggero
Data: 27 novembre 2006
Pagina: 14
Autore: Eric Salerno
Titolo: «Abu Mazen blinda la tregua»
Dalla cronaca di Eric Salerno pubblicata sul  MESSAGGERO del 27 novembre 2006, sembrerebbe che la tregua che dovrebbe sospendere i lanci di razzi kassam e le conseguenti operazioni israeliane a Gaza fosse già in vigore mentre l'articolo veniva scritto.

Invece, dopo la sua entrata in vigore, 11 razzi sono stati lanciati su Sderot.

Israele, per bocca del ministro degli Esteri Tzipi Livni, riconosce che la cessazione degli attacchi non poteva essere immediata, e attende.
Abu Mazen, dal canto suo, schiera finalmente 13 mila agenti per impedire azioni contro Israele.

Non è però un motivo per fornire soltanto un'informazione vaga e imprecisa sui lanci di razzi, come fa Salerno nella sua cronaca: "Ci sono state alcune violazioni nelle prime ore"

E' più preciso l'occhiello: "Lanciati undici razzi su Sderot, Hamas e Jihad rivendicano. Il governo palestinese: "Stiamo facendo il possibile" ", che però è quasi annulato da un titolo e da un sottotitolo trionfalistici: "Abu Mazen blinda la tregua - Tredicimila agenti sul confine per impedire azioni contro Israele".

Nel testo Salerno ci propone anche le sue interpretazioni sul perché Hamas avrebbe accettato la tregua.
Secondo lui l'organizzazione terroristica sarebbe mossa da una preoccupazione  per la sicurezza della popolazione civile palestinese che non ha mai mostrato di avere
Sulla popolazione civile palestinese Hamas cerca in realtà sistematicamente di far ricadere le conseguenze delle sue aggressioni.

Il sovrappiù di (implausibili) interperatazioni offerto da Salerno compensa come al solito le lacune sui fatti.
"Per alcuni leader palestinesi, la fine delle ostilità a Gaza è legata anche alla fine  delle incursioni e degli arresti in Cisgiordania", scrive il cronista.
Senza precisare però che i gruppi terroristici non si sono impegnati a porre fine  anche alla  loro attività con base in Cisgiordania, che continua, pur non  producendo risultati grazie all'azione di contrasto israeliana. 

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