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Il Messaggero Rassegna Stampa
09.01.2005 Ore drammatiche in Israele
ma Salerno non rinuncia alle consuete polemiche.

Testata: Il Messaggero
Data: 09 gennaio 2005
Pagina: 13
Autore: Eric Salerno
Titolo: «Israele, l’ora della verità. Sharon verso il risveglio»
 Il Messaggero di lunedì 1 gennaio 2005   pubblica un articolo antisraeliano di Eric Salerno che,  per camuffare l’ideologia da  cronaca, sono ritiene sufficienti un titolo e un abbrivio. Salerno inizia scrivendo delle condizioni di salute di Sharon, ma dopo poco sente di aver pagato il suo tributo alla ben nota pietas progressista verso Israele e riattacca con la polemichetta. Lo fa citando due fonti che finiscono per remare al suo mulino. La prima è filogovernativa (Il giornalista Uri Dan) e gli serve per smascherare il cinismo del premier israeliano, che avrebbe smesso i panni di intrepido vagheggiatore di un "Grande Israele", di fatto irrealizzabile, per assumere quelli di pragmatico fautore di un ingombrante ma non più "occupante" Israele ebraico. La seconda è Amos Oz, noto scrittore israeliano di sinistra, che torna utile a Salerno per precorrere i tempi e gettare una luce sinistra sul probabile futuro candidato premier per Kadima, ciòè Ehud Olmert. Insomma da Salerno un articolo buono per tutte le stagioni, succeda quel che succeda. Un raro esempio di scarsa sensibilità.

Di seguito il testo dell’articolo:

GERUSALEMME - Il momento della verità è per oggi quando chirurghi, anestesisti e neurologi dell'ospedale Hadassah sulla collina che sovrasta l'antico villaggio d'Ein Kerem, cominceranno a ridurre il dosaggio di farmaci che tengono il premier in uno stato di coma indotto. Le condizioni di Ariel Sharon restano critiche anche se le analisi e la Tac effettuata ieri hanno indicato un ulteriore leggero miglioramento della situazione. E' prevista una nuova risonanza magnetica questa mattina e se non ci sono problemi, ha spiegato il direttore dell'ospedale, entro il primo pomeriggio si saprà qualcosa di più sui danni al cervello del premier. Nell'attesa, e mentre gli israeliani seguono da vicino la situazione, i politici cominciano a prepararsi alla successione e alla prossima battaglia elettorale.
Fonti laburiste hanno duramente criticato Ehud Olmert, il premier pro tempore, per una conferenza stampa nella quale ha elogiato la politica economica del governo. «Mentre il premier sta lottando per la vita e tutti gli altri partiti evitano di parlare di questioni politiche, Olmert e Kadima vanno avanti con la loro campagna come se nulla fosse», è l'accusa di un portavoce del partito guidato da Amir Peretz. L'ex segretario laburista Shimon Peres, dal suo canto, è stato criticato da alcuni esponenti di Kadima che lo accusano di premere troppo su Olmert per ottenere un posto in testa alla lista elettorale e un ministero importante nel prossimo governo. A prescindere dalla polemica intorno alla personalità di Peres, fonti di Kadima ammettono l'esistenza di accordi segreti tra Sharon e l'ex leader laburista che dovrà assumere un ruolo importante nei rapporti con i palestinesi e il processo di pace. «Queste intese saranno rispettate».
Le intese riguardavano ruoli, a quanto pare, non contenuti. Sharon giocava con le carte strette al petto. Secondo un suo vecchio amico, il giornalista Uri Dan, il progetto del premier si può riassumere in pochi punti: chiusura degli insediamenti minori in Cisgiordania, annessione di quelli più importanti, consolidamento del controllo israeliano su Gerusalemme, ossia una serie di misure unilaterali che difficilmente potrebbero consentire la creazione di uno Stato palestinese veramente indipendente e funzionante.
Olmert - indicato ieri da Peres come possibile futuro successore di Peres - cosa farà? E' quanto si chiede lo scrittore Amos Oz, sul quotidiano Yediot Aharonot . «Per sessanta anni è stato un uomo di guerra e un allargatore di confini, e si è trovato a malapena con un anno e mezzo per iniziare a demolire il suo progetto», quello del disimpegno da Gaza. «Una sola cosa non è mai riuscito a fare, scrive Oz, né nelle decine d'anni che aveva l'elmetto né nell'anno e mezzo del ramo d'ulivo: non è riuscito a sedersi e a parlare con i palestinesi, da vicino a vicino». Olmert, con Peres al fianco, lo farà se, com'è probabile, Kadima vincerà le prossime elezioni? Per ora, l'atteggiamento ufficioso del governo israeliano è che non esiste un interlocutore valido tra i palestinesi. Per Peres, Abu Mazen (Mahmoud Abbas) è una persona per bene, molto diverso, dice, da Arafat, ma il presidente non è riuscito ad assumere il controllo dell'Autonomia palestinese dove la situazione rischia di precipitare. Vari esponenti di Fatah e dei servizi di sicurezza insistono per il rinvio delle elezioni previste per il 25 gennaio, gli analisti israeliani danno per scontato che non si voterà, e Hamas, il movimento che è dato per vincente se si andrà alle urne, fa capire che in mancanza di un'intesa accettabile sul rinvio c'è il rischio di una guerra civile tra palestinesi.

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