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Il Messaggero Rassegna Stampa
13.01.2005 Omissioni e interpretazioni erronee
in due articoli pubblicati dal quotidiano romano

Testata: Il Messaggero
Data: 13 gennaio 2005
Pagina: 14
Autore: Eric Salerno - Claudio Rizzo
Titolo: «Sharon e Abu Mazen, prime prove di dialogo - Fini: è ora di aiutare i palestinesi»
Ne " Sharon e Abu Mazen, prime prove di dialogo", a pagina 9 di IL MESSAGGERO del 12 gennaio 2005 Eric Salerno scrive:


Da una parte Sharon vuole stringere la mano ad Abu Mazen, dall'altra vorrebbe vedere se il presidente palestinese riuscirà a fermare il lancio di missili kassam. Ieri una decina sono caduti in territorio israeliano o negli insediamenti a Gaza e, se l'Autorità palestinese non blocca i militanti Sharon sarà costretto, anche per motivi di politica interna a ordinare un massiccio intervento dell'esercito. A proposito di Gaza, da segnalare una nuova iniziativa non proprio distensiva dell'esercito. Per costruire un fossato lungo il confine con l'Egitto ha chiesto all'autorità giudiziaria il permesso di demolire tremila case palestinesi.
Salerno scrive giustamente che Sharon ha bisogno di gesti concreti contro il terrorismo da parte del nuovo Presidente dell’Olp per ritrovare una fiducia che possa far ripartire seriamente il processo di pace. Quando parla delle azioni dell’esercito israeliano a Gaza e lungo il confine con l’Egitto dimentica di specificare però che, proprio in queste zone passano i tunnel sotterranei che servono da rifornimento di armi per i gruppi eversivi locali e che minano la sicurezza dei civili israeliani.


Ne "Fini: è ora di aiutare i palestinesi" Claudio Rizzo a proposito delle diverse vedute tra il Ministro degli Esteri italiano e quello egiziano, scrive:

L’altro dissenso è stato registrato nel colloquio con il ministro degli Esteri, Abul Gheit. Fini ha sottolineato come Hamas abbia tentato di boicottare l’elezione di Abu Mazen, ma come il suo appello «sia caduto nel vuoto». Ed ha proseguito: «C’è la possibilità di battere politicamente i gruppi che si appellano alla lotta armata. Abu Mazen deve togliere l’acqua al pesce, isolare i gruppi più irriducibili». Ma quell’«isolare» è piaciuto poco al mediatore egiziano che ha ribattuto: «La costruzione di una posizione palestinese è importante, non bisogna isolare ma cercare una posizione comune». Ma Fini, che si muove sempre su una linea filo-israeliana, ha insistito: «Unire le forze palestinesi è giusto ma per arrivare all’unità occorre isolare gli irriducibili. Quei pochi che fanno molto rumore».
Ricordiamo a Rizzo che Hamas, durante tutto il periodo delle elezioni, ha periodicamente attaccato Abu Mazen (anche a livello personale) e ha accettato la sua vittoria solo dopo essersi reso conto dell’enorme sconfitta subita sul piano personale considerando il tonfo nel vuoto fatto dagli appelli dei suoi capi al boicottaggio dell’evento. Facciamo presente inoltre a Rizzo che la linea "filo-israeliana" di Fini partiva dalla considerazione dell’incapacità dell’ex Rais Arafat di far progredire il processo di pace e aiutare il popolo palestinese. Dal momento dell’ingresso sulla scena politica di Abu Mazen le parole del Ministro degli Esteri sono state solamente di apertura (anche economica) alla realtà palestinese.

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