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Il Messaggero Rassegna Stampa
06.01.2005 Un articolo che mascherà la faziosità con una falsa oggettività
di Eric Salerno

Testata: Il Messaggero
Data: 06 gennaio 2005
Pagina: 11
Autore: Eric Salerno
Titolo: «Abu Mazen a caccia dei consensi»
Un articolo di Eric Salerno appare giovedì 6 gennaio 2005 a pagina 11 de Il Messaggero. In particolare sono tre i punti che dimostrano la faziosità e la parzialità del testo:


(Abu Mazen) ha parlato di <> per dimostrare alla sua gente che è ancora più realista del re, dello scomparso Arafat. Ma ha anche detto e ripetuto che il lancio di missili Kassam contro gli insediamenti, contro le truppe, contro le cittadine de Negev vicine alla Striscia di Gaza non servono alla causa.
A Salerno ricordiamo che il dovere di un giornalista non è solo quello di analizzare ma anche quello di saper condannare ciò che è assolutamente inaccettabile. Ovviamente tutti speriamo che le parole di Abu Mazen siano calcolate in base alle necessità elettorali. Ma l’analisi scevra da giudizi di valore, praticata selettivamente da un giornalsimo che fa invece largo uso di questi ultimi quando si tratta di criticare l'operato di Israele ha soltanto l'apparenza dell'obiettività e del rigore.

Salerno continua scrivendo:

La pioggia torrenziale tiene la gente in casa. Le buche nelle strade di Ramallah scavate dai cingoli blindati israeliani e riparate nei mesi scorsi sono pieni d’acqua.


Sebbene la vita quotidiana del popolo palestinese sia molto difficile con una guerra in corso, Salerno dovrebbe avere "l’accortezza" di chiarire che i cingoli blindati israeliani non entrano a Ramallah e in nessuna città palestinese per "fare buche" ma con il preciso fine di fermare i continui attacchi armati o per la possibile cattura di probabili terroristi appartenenti alle diverse fazioni eversive esistenti. Non bisognerebbe mai dimenticare che, nel terrore e nelle difficoltà giornaliere, ci vivono due popoli e non uno solo.

Infine scrive:

L’altro giorno un carro armato israeliano ha centrato un <>, questa la versione ufficiale. Sette ragazzi che giocavano sono morti, sei di loro appartenevano alla medesima famiglia. Il più giovane aveva dodici anni.


Qui viene superato ogni limite. I soldati israeliani vengono descritti, implicitamente, come assassini che sparano per la semplice gioia di uccidere, ma Salerno dimostra anche quali sono le uniche fonti che ritiene valide: quelle palestinesi. Se è dovere di un giornalista mettere in dubbio e accertare la realtà al di là delle verità ufficiali, decidere di dare per false le notizie ufficiali dell’esercito israeliano e, all’opposto, di considerare come valide le versioni provenienti dalla parte opposta è soltanto una manifestazione di cieca faziosità. Purtroppo la guerra miete vittime innocenti come può essere il giovane di dodici anni morto nell’attacco. Far passare però tutte le vittime come "ragazzi che giocavano" ci sembra falso. Sempre che il lancio di razzi Kassam non sia diventato un gioco.

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