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Il Messaggero Rassegna Stampa
21.04.2004 Un accostamento inaccettabile
Shoah e Rantisi

Testata: Il Messaggero
Data: 21 aprile 2004
Pagina: 0
Autore: un giornalista - Arturo Capenna
Titolo: «Nel giorno della commemorazione della Shoah in Israele»
Non dovremmo più stupirci di nulla quando leggiamo il Messaggero. Ma tutto ci saremmo aspettati tranne che leggere una cronaca della ricorrenza del giorno dell'Olocausto ambientata a Gaza, con Yassin e Rantisi al posto dei sei milioni di ebrei morti nella Shoah.
E invece è la vergognosa operazione fatta dal quotidiano romano, nel primo articolo che pubblichiamo.

Ce n'è poi un secondo, a firma di Arturo Capenna, nel quale viene sì ricordato all'inizio il significato del giorno della Shoah, ma per farlo seguire immediatamente dopo dal paragone con quanto sta avvenendo dopo l'eliminazione di Rantisi. Capenna, invece di definire "lugubre" la sirena che per due minuti fa fermare tutto Israele nel ricordo di quanto è avvenuto sessant'anni fa, farebbe meglio usarlo per definire il basso livello con il quale lui ha mescolato i due avvenimenti.

Riportiamo dal Messaggero di ieri, 20 aprile '04, i seguenti due articoli:

GAZA Nel giorno della commemorazione della Shoah.

GAZA - Nel giorno della commemorazione della Shoah in Israele, anche a Gaza e in Cisgiordania tutto si è fermato, per il secondo giorno di lutto ufficiale per la morte del leader di Hamas Abdelaziz Rantisi, ucciso sabato da elicotteri militari israeliani.
A Gaza City negozi e uffici sono rimasti chiusi. Nello stadio di calcio al-Yarmouk della città decine di persone hanno partecipato alle cerimonie delle condoglianze, in presenza di alcuni leader del movimento fondamentalista. Il mistero permane sul nome del nuovo leader. «Hamas risponderà nei tempi che sceglierà» all'uccisione di Rantisi, ha detto ai cronisti uno dei dirigenti del movimento, Said Siam. Hamas ha minacciato nei giorni scorsi Israele di «un vulcano» di attentati di ritorsione.
Intanto a Ramallah, in Cisgiordania, la direzione dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) riunita sotto la presidenza di Yasser Arafat ha criticato duramente il piano di disimpegno da Gaza del premier israeliano Ariel Sharon, appoggiato dagli Usa. «Equivale a trasformare la Striscia di Gaza in una grande prigione, mantenendo il controllo di Israele sulle acque territoriali, sullo spazio aereo e sui valichi di transito», ha affermato in una nota l'Anp.
Ieri in serata, tre israeliani sono rimasti leggermente feriti nell'insediamento ebraico di Nisanit, nella Striscia di Gaza, dove un razzo rudimentale ha colpito un'abitazione. Lo ha riferito la radio di stato israeliana.
Sempre a Nisanit, un altro colono ebreo era ugualmente rimasto lievemente ferito nella mattinata, dopo che miliziani palestinesi avevano sparato altri due rudimentali razzi Qassam contro l'insediamento nel nord della Striscia di Gaza.

Arafat: vogliono ridurre Gaza a una prigione
di ARTURO CAPENNA

TEL AVIV Nel giorno della memoria, nel ricordo dei sei milioni di ebrei sterminati dai nazisti, molti in Israele pensano che l'Europa abbia presto dimenticato quello che è successo sessant'anni fa. Ieri, come ogni anno nello stesso giorno, le sirene di Israele hanno suonato, lugubri, per due minuti che sembravano interminabili, alle 10 del mattino in punto: ed è stato in Israele il momento per fermarsi tutti, qualsiasi cosa si stesse facendo, e ricordare. I luoghi di ritrovo sono rimasti chiusi per un giorno, e alla radio l'unica musica trasmessa è stata quella classica. E alla tv, come alla radio, tanti erano i programmi di rievocazione con testimonianze e interviste ai sopravvissuti dai lager. E' la giornata della Shoah, una giornata che per gli israeliani vuole dire: «mai più». Il premier Ariel Sharon, ricordando al museo dell'Olocausto l'eccidio degli ebrei, ha difeso gli omicidi mirati contro i capi del terrorismo palestinese: «Non permetteremo mai agli assassini di oggi, e a quelli di domani, di attaccare il nostro popolo: chi osa farlo, sarà colpito».
Un messaggio che giunge all'indomani della "esecuzione mirata" di Abdelaziz Rantisi, leader di Hamas, l'organizzazione responsabile del maggior numero di attentati kamikaze contro i civili israeliani. La stragrande maggioranza degli israeliani pensa che si tratti di un'uccisione più che giustificata. Forte di questo consenso, il governo di Tel Aviv ha reagito con irritazione alle denunce e alle critiche venute, fuori dal mondo islamico, soprattutto dall'Europa. Un continente in cui starebbe affacciandosi, sostiene il presidente israeliano Moshe Katsav, un nuovo antisemitismo. «Appena sessant'anni dopo il terribile Olocausto ci troviamo davanti a un risveglio dell'antisemitismo in Europa ha detto infatti Katsav -. Siamo stati abbandonati».
Israele, in particolare, ha reagito con risentimento alle critiche di alcuni dirigenti della Ue all'uccisione di Rantisi, in particolare dal presidente della Commissione Romano Prodi, e dal presidente di turno dei ministri degli Esteri Ue, l'irlandese Brian Cowen. Prodi ha espresso una «condanna totale, completa e senza alcuna riserva», definendo gli omicidi mirati «atti illegali e irresponsabili». Gli europei, ha replicato in una nota il ministero degli Esteri di Gerusalemme, hanno «omesso di rilevare che Rantisi era a capo di una organizzazione inclusa dalla Ue nella lista delle organizzazioni terroriste, e che Hamas si è assunto la responsabilità per centinaia di sanguinosi attacchi suicidi contro i civili». A dar maggior peso alle critiche della Ue, anche il richiamo forte di Germania e Francia, che ieri si sono di nuovo appellate all'attuazione del piano di pace internazionale in Medio Oriente, la cosiddetta "road map". Joschka Fischer e Michel Barnier, rispettivamente ministri degli Esteri a Berlino e a Parigi, dopo l'incontro tra il presidente Usa George Bush e Sharon, hanno giudicato «non immaginabile» che una soluzione venga negoziata solo da americani e israeliani, e che i palestinesi restino fuori.
La tensione, anche quella diplomatica, è quindi alle stelle.
All'interno del movimento integralista, "decapitato" due volte nel giro di neanche un mese da Israele, il dopo Rantisi appare ancora incerto all'esterno: ma il successore è stato già nominato, subito, nella notte di sabato scorso, appena poche ore dopo che il leader di Hamas era spirato in ospedale. Ma il nome del nuovo capo non è stato reso pubblico. Circolano solo ipotesi: per la stampa israeliana il prescelto potrebbe essere il numero due di Rantisi, Mahmud Zahar.
E' probabile però che l'eliminazione successiva dei due leader più carismatici, lo sceicco Ahmed Yassin in marzo e ora Rantisi, abbia indebolito la dirigenza di Hamas a Gaza e rafforzato la leadership in esilio, guidata da Damasco da Khaled Mashaal. La direzione "siriana", secondo fonti dell'intelligence israeliana, sarebbe favorevole a una alleanza operativa con gli Hezbollah libanesi e con l'Iran, anche per attentati all'estero contro interessi americani e israeliani.
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