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Il Messaggero Rassegna Stampa
31.03.2004 Più che giornalista Pubblico Ministero
invece crede di fare il giornalista

Testata: Il Messaggero
Data: 31 marzo 2004
Pagina: 13
Autore: Eric Salerno
Titolo: «Fondi neri, ecco le prove contro Sharon»
Tutto il tono dell'articolo di Salerno si addice più a un Pubblico Ministero che accusa un imputato che a un giornalista che racconta i fatti. Per verificare ancora una volta la parzialità di Salerno, leggere l'articolo, uscito ieri sul Messaggero.
GERUSALEMME - Due frasi pronunciate all'interno dello stesso colloquio sarebbero tra gli elementi di prova che potrebbero portare all'incriminazione di Ariel Sharon per corruzione. «L'isola è nelle nostre mani», e più tardi, «Gilad riceverà molti soldi». L'isola in questione fa parte della Grecia e il premier, allora ministro degli Esteri, si sarebbe adoperato, secondo l'accusa, a convincere esponenti del governo greco a favorire un'iniziativa immobiliare concepita da un suo amico israeliano e grande sostenitore politico. Gilad, invece, è uno dei due figli del premier (l'altro è parlamentare) e ha ricevuto per mesi una specie di stipendio (l'equivalente di centinaia di migliaia di euro) come consulente dell'uomo d'affari amico di papà. La registrazione che contiene queste due frasi è nelle mani degli inquirenti e ne ha riferito il quotidiano Haaretz facendo andare in bestia gli avvocati del premier e di suo figlio. Sharon, infatti, nega ogni coinvolgimento nella vicenda e sostiene a propria di difesa che i rapporti d'affari intercorsi tra suo figlio e l'uomo d'affari nulla avevano a che fare con le relazioni d'amicizia tra lui e l'imprenditore David Appel. Questi è già sotto processo per aver corrotto Sharon.
La Corte suprema israeliana ha dato un ulteriore spintone alla famiglia Sharon nel respingere, ieri, un ricorso di Gilad e intimandogli a finalmente consegnare alla polizia tutti i documenti in suo possesso che si riferiscono alla vicenda dell'isola greca. Se mancano le carte dovrà spiegare il perché e convincere i giudici della sua buona fede. Il quotidiano della sinistra, pubblica anche un duro editoriale in cui invoca le dimissioni del premier perché, afferma, «ha già perduto il peso morale necessario ad un primo ministro».
Lo Sharongate rischia di provocare una crisi di governo ma per il momento il premier va avanti senza troppo preoccuparsi, almeno in pubblico. E' probabile che il magistrato incaricato di decidere se accettare la raccomandazione del giudice inquirente e passare all'incriminazione di Sharon si prenderà qualche settimana di tempo. Nel frattempo il premier andrà a Washington a metà aprile per incontrare Bush e quando tornerà in Israele informerà il governo del suo progetto di disimpegno unilaterale da Gaza e da alcune parti del territorio occupato della Cisgiordania. Se i due partiti di estrema destra dovessero bocciare il suo piano, ha detto ieri il premier ignorando le questioni giudiziarie e le sollecitazioni da parte delle opposizioni a rassegnare le dimissioni, è pronto a formare «lo stesso giorno» un governo nuovo con altri partiti tra cui, evidentemente, quello laburista guidato da Shimon Peres.
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