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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Per non dimenticare: un romanzo e una testimonianza 18/06/2020
Per non dimenticare: un romanzo e una testimonianza
Recensione di Giorgia Greco

La bambina e il nazista

Franco Forte e Scilla Bonfiglioli
Mondadori euro 19

Ritorno a Birkenau
Ginette Kolinka con Marion Ruggieri
Traduzione dal francese di Francesco Bruno
Ponte alle Grazie euro 12

La bambina e il nazista - Franco Forte, Scilla Bonfiglioli | Libri ...

La ripresa, seppur lenta, del mercato editoriale e la riapertura delle librerie ha permesso a molti lettori di ritrovare fra gli scaffali alcuni libri che, usciti a ridosso del lockdown, non hanno potuto beneficiare di quella diffusione che avrebbero meritato. Fra questi spiccano il romanzo “La bambina e il nazista” in cui gli autori ispirandosi a fatti drammatici quanto reali raccontano con una cifra linguistica potente una pagina di Storia che non si può dimenticare e la testimonianza di Ginette Kolinka “Ritorno a Birkenau” che, come ogni racconto di sopravvissuti alla Shoah, rappresenta un lascito prezioso, un’eredità necessaria oggi più che mai. Due opere diverse sia nello stile - avvincente l’uno, scabro ed essenziale l’altro - sia nei contenuti che riescono a condurre il lettore nelle tenebre più profonde della Seconda Guerra mondiale, offrendo però anche spiragli di luce e di speranza perché non tutti gli uomini hanno scelto il Male Assoluto. “…Per andare avanti bisogna guardare indietro perché Memoria e avvenire sono legati a doppio filo tra loro”

Ritorno a Birkenau eBook: Ruggieri, Marion, Kolinka, Ginette ...

Con grande sensibilità Scilla Bonfiglioli e Franco Forte si accostano alla vita dei protagonisti del romanzo che, seppur frutto della loro creatività, ripercorre da vicino le tragedie di chi ha vissuto sulla propria pelle uno dei drammi più feroci della storia umana. Dopo essersi imbattuto nella notizia autentica di un ufficiale nazista che aveva salvato una bambina ebrea dall’inferno dei campi di sterminio Franco Forte, giornalista e sceneggiatore, ha deciso di raccontare la vicenda con Scilla Bonfiglioli, scrittrice e regista teatrale, mettendo in luce non solo i fatti storici ma soprattutto le emozioni, le motivazioni e i sentimenti che si nascondono negli eventi della Storia. Gli anni del nazismo – spiega Scilla Bonfiglioli – insieme al ricordo delle barbarie perpetrate dai nazisti in nome di ideali assurdi sono ancora abbastanza vicini a noi per farci percepire il peso di quell’orrore, ma nel contempo è un periodo che si sta allontanando troppo in fretta dalla memoria. “E per ricordare sono necessarie le storie”. Siamo nella primavera del 1943. Mentre in Europa i nazisti portano avanti con criminale efficienza la “Soluzione Finale della questione ebraica” pianificata dai più alti ufficiali e burocrati nazionalsocialisti nel gennaio 1942 sulle rive del lago Wannsee, il tenente Hans Hegel svolge i compiti affidatigli al presidio di Osnabrück cercando di non far trapelare lo sdegno per l’operato della Germania. La famiglia e in particolare la figlioletta Hanne sono l’unico rifugio di tranquillità per il tenente Hegel che non riesce a dare un senso alla guerra che sta divampando in tutta Europa. Dopo la morte della figlia per una malattia incurabile il presidio di Osnabrück viene chiuso e Hans è destinato con effetto immediato al campo di sterminio di Sobibòr. Sconvolto dall’orrore che lo circonda e incapace di opporsi agli ordini dei superiori, il tenente Hegel rimane colpito dallo sguardo innocente di una piccola ebrea, Leah, che sta scendendo insieme alla mamma dai vagoni del convoglio ferroviario che ogni giorno porta un nuovo carico di ebrei da inviare alla morte. In quegli occhi luminosi così simili a quelli dell’adorata figlia perduta Hegel trova un’àncora di salvezza e capisce che deve fare di tutto per salvarle la vita anche se ciò significa rischiare la propria e compiere scelte dolorose. Lasciamo ai lettori il piacere di scoprire i risvolti della trama e soffermiamoci per un momento sui protagonisti del romanzo, magistralmente ritratti. Hans Hegel è una figura scomoda con cui è difficile empatizzare. Non è coraggioso, non è un combattente e finge di non vedere quello che succede per preservare il suo piccolo angolo di pace: la famiglia e il suo lavoro di burocrate. Una situazione in cui molti tedeschi si sono trovati a vivere durante la seconda guerra mondiale e che non è raro ritrovare anche oggi dinanzi alle ingiustizie più grandi. Tuttavia Hegel, trovandosi ad agire in una situazione estrema, scopre dentro di sé un coraggio e una forza che non immaginava di possedere e che lo porteranno a scegliere secondo coscienza. Ai due lati di una stessa medaglia troviamo il maggiore Vossel crudele e disumano in ogni suo gesto, privo di qualsiasi moralità e l’ufficiale Franz Meyer, il superiore di Hans al presidio di Osnabrück, un uomo che è rimasto integro dentro e sarà capace di un gesto salvifico. Anche la guardia ucraina Larysa nel campo di Sobibòr si contrappone per la sua forza morale e per il suo inesauribile coraggio alla fanatica e crudele Alida Haller, una ausiliaria tedesca per la quale gli autori si sono ispirati alla figura storica di Ilse Koch, “la strega di Buchenwald”. Nel raccontare del campo di Sobibòr, teatro di una celebre ribellione, Bonfiglioli e Forte hanno voluto ricordare le rivolte messe in atto dagli ebrei a rischio della vita che hanno finito per destabilizzare il Reich nel momento in cui era impegnato nella guerra su diversi fronti: da quella del ghetto di Varsavia che ha costretto i nazisti a impiegare più forse del previsto per contrastarla, a quella del campo di Treblinka che ha fatto stringere il pugno di ferro ai nazisti, per arrivare alla rivolta di Sobibòr che colpisce al cuore il regime in un momento in cui il Reich si sta indebolendo sui fronti internazionali. “Se oggi a novantaquattro anni, sono come sono, lo devo a quei viaggi, ai sentimenti e agli studenti che prenderanno il nostro posto quando noi non ci saremo più. Grazie a tutti loro”

Con queste semplici parole che dovrebbero essere scolpite sulla pietra si chiude la commovente testimonianza di Ginette Kolinka, “Ritorno a Birkenau”, raccolta dalla giornalista e scrittrice Marion Ruggieri. Ginette, nata a Cherkasky 95 anni fa, è una degli ultimi sopravvissuti tra i deportati nei campi di concentramento nazisti. A soli diciannove anni arriva a Birkenau con il padre, il fratello e il nipote pensando di trovare un campo di lavoro. La cruda realtà si palesa subito alla giovane nei maltrattamenti, nella fame, nelle botte e nella costante mancanza di umanità dei carcerieri che la rendono dura per poter sopportare l’indicibile. E’ un viaggio all’inferno descritto senza fronzoli letterari con una narrazione lucida, implacabile, scarna che offre con la potenza delle parole semplici ma autentiche una memoria condivisa da tramandare alle nuove generazioni. Come altri sopravvissuti anche Ginette ha tenuto a lungo per sé i ricordi tremendi del lager: poi a partire dagli anni Duemila, grazie alla Fondazione di Steven Spielberg, inizia a visitare le scuole e ad accompagnare i ragazzi ad Auschwitz-Birkenau trasmettendo la propria testimonianza.

“Ritorno a Birkenau” è un testo breve, essenziale, privo di retorica che conserva la forza del racconto autentico per quanto sconvolgente. In un’epoca di revisionismi, di negazionismi e di abbattimento di statue nel tentativo di cancellare la Storia queste opere contribuiscono alla conoscenza, l’unico strumento di cui disponiamo per infrangere le barriere dell’indifferenza e dell’intolleranza. Pensando a un futuro prossimo in cui la memoria non sarà più trasmessa dai testimoni diretti i romanzi e le testimonianze lasciate dai sopravvissuti potranno costituire un laboratorio che stimoli riflessioni inedite sul futuro della Memoria stessa.


Giorgia Greco

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