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Michelle Mazel
Europa/Medio Oriente
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Signor Guterres, chieda scusa alle vittime! 07/03/2024

Signor Guterres, chieda scusa alle vittime!
Analisi di Michelle Mazel

(traduzione di Yehudit Weisz) 
 
Segretario Onu Guterres, agli ordini del premier iraniano RAisi
Segretario Onu Guterres, servizievole con il premier iraniano Raisi e i suoi amici di Hamas. Quando invece si tratta di Israele, diventa spietato.

All'ONU, l’augusta organizzazione pronta a sostenere all’istante la minima accusa di Hamas contro lo Stato ebraico, ci sono voluti ben cinque mesi per riconoscere finalmente la portata e l'orrore delle violenze sessuali perpetrate dai terroristi di Hamas il 7 ottobre. Lunedì scorso La rappresentante speciale dell'ONU, Pramila Patten, ha presentato il suo rapporto dopo un attento studio e una visita in Israele. Non esita a concludere che ci sono “buone ragioni per credere” che le violenze sessuali, compreso lo stupro, siano state commesse da parte di Hamas durante degli attacchi senza precedenti. In breve: stupri, torture sessuali, stupri di gruppo molto spesso seguiti dall'assassinio delle vittime. Ci sono stati anche casi di necrofilia. Stranamente, o no, queste rivelazioni su quelle atrocità non finiscono sui titoli dei giornaloni del mainstream, onore riservato solo alle dichiarazioni allarmanti sulla situazione umanitaria a Gaza. Ma che volete che siano cinque mesi, quasi sei, ci sono ben altre preoccupazioni, molto più urgenti. Le Monde non esita a parlare anche oggi di “presunte violenze sessuali [sic] di Hamas durante gli attacchi del 7 ottobre.” Tuttavia, non possiamo fare a meno di pensare che se l’ONU e gli altri organismi avessero guardato in faccia la verità fin dall’inizio, se ci fosse stata unanimità nel condannare senza appello questa ondata di bestialità, quell’unanimità avrebbe portato ad un’intensa pressione su Hamas, che avrebbe liberato gli ostaggi. Non è successo. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha preferito trovare delle scuse al movimento terroristico, osando dire che esso non avrebbe agito “nel vuoto.” Signor Guterres, non si vergogna? Pensa davvero che la più nobile delle cause possa legittimare simili atrocità? In un articolo pubblicato su Le Point il 9 ottobre, Tahar Ben Jelloun, ardente difensore della causa palestinese, non ha esitato a scrivere: “La causa palestinese è morta, assassinata. Io, arabo e musulmano per nascita, cultura ed educazione tradizionale, non riesco a trovare le parole per esprimere quanto sono inorridito da ciò che i militanti di Hamas hanno fatto agli ebrei. La brutalità, quando colpisce donne e bambini, diventa barbarie e non ha né scuse né giustificazioni.” Lui è stato l’unico. I media hanno preferito seguire la strada tracciata dal Segretario Generale e dedicare lunghe discussioni all'“Occupazione” e al cosiddetto “Apartheid” che legittima ai loro occhi i crimini più abietti. La sorte degli ostaggi non è mai stata una priorità per l'Onu, né per le grandi potenze, che non hanno fatto della loro liberazione un prerequisito per l'ingresso degli aiuti umanitari. Tuttavia, la missione guidata da Pramila Patten ha raccolto “informazioni chiare e convincenti” secondo cui alcuni di questi ostaggi sarebbero stati violentati, precisando che “ ci sono buone ragioni per credere che tali violenze siano ancora in corso.” Stiamo ancora aspettando un rapporto delle Nazioni Unite sulla sorte delle piccole vittime israeliane del 7 ottobre. Quel giorno ne furono uccise trentotto. Tre avevano meno di tre anni e quattro avevano tra i 3 e i 6 anni.

Michelle Mazel
Michelle Mazel


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