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Michelle Mazel
Europa/Medio Oriente
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Miliardi di dollari in aiuto alla popolazione di Gaza sono stati sottratti da Hamas, ma l’Occidente non l’ha ancora capito. 11/01/2024

Miliardi di dollari in aiuto alla popolazione di Gaza sono stati sottratti da Hamas, ma l’Occidente non l’ha ancora capito.
Analisi di Michelle Mazel

(traduzione di Yehudit Weisz)
 

Soldi all'UNRWA? Hamas ringrazia, i palestinesi no

Spesso dimentichiamo che fu respingendo l’offensiva egiziana del 1967 che l’esercito israeliano occupò Gaza. Nel corso degli accordi di pace successivi alla guerra dello Yom Kippur, il Cairo si era ben guardato dal rivendicare questo territorio; d’altronde i suoi abitanti non avevano mai ottenuto la nazionalità egiziana. Nel quadro degli Accordi di Oslo, nel 2005, Israele si ritirò completamente dalla Striscia di Gaza, che passò sotto il controllo dell’Autorità Palestinese. Il 16 settembre 2005 l'ONU ha riconosciuto ufficialmente il ritiro di Israele dalla Striscia di Gaza. I novemila israeliani che vi si erano stabiliti erano stati costretti ad abbandonare le loro prospere fattorie e una piccola industria. Gli abitanti di Gaza si sono affrettati a dare fuoco a ciò che avrebbe potuto aiutarli a far ripartire la loro economia. Due anni dopo Hamas, il ramo locale dei Fratelli Musulmani, espelle i rappresentanti di Ramallah con un sanguinoso colpo di Stato e senza indugio scopre le carte: “Oggi segna la fine dell'eresia. Oggi la battaglia contrappone l’Islam agli infedeli e finirà con la vittoria dell’Islam”. Inoltre, il suo statuto invoca apertamente la distruzione dello Stato ebraico e la sua sostituzione con un califfato islamico governato dalla legge della Sharia. D’ora in poi Hamas, sostenuto dall’Iran, dedicherà la maggior parte delle sue risorse alla produzione di armi e alla creazione di un esercito che gli permetterà di raggiungere questo obiettivo e di annientare il suo vicino. In due anni lancerà seimila razzi contro Israele, provocando il primo di una serie di scontri. Trascurata, la condizione della popolazione peggiora rapidamente. Ad essere accusata però non è l’organizzazione terroristica, che è disinteressata e non investe le colossali somme ricevute dall’estero nello sviluppo del Paese che sarebbe potuto diventare la Singapore del Medio Oriente, ma Israele, che avrebbe fatto di Gaza “una prigione a cielo aperto”. Raramente si parla dell’Egitto, che ha chiuso anche il suo lunghissimo confine per proteggersi dai terroristi jihadisti che si infiltrano nel Sinai. Mentre gli abitanti di Gaza, ridotti alla disoccupazione per la mancanza di sviluppo, vivono solo di aiuti internazionali, le colossali somme pagate a questo scopo vengono dirottate per la costruzione di una città sotterranea attraversata da tunnel, sofisticati depositi di armi, gigantesche officine di produzione missilistica e posti di comando. L’accesso a questi tunnel avviene spesso da ospedali o scuole in violazione dei diritti umanitari. Abbiamo potuto misurare la portata di queste installazioni grazie ai video ripresi dall'esercito israeliano durante l'attuale conflitto, nato dalle atrocità commesse da Hamas il 7 ottobre. Come sempre, è l'angoscia degli abitanti che salta agli occhi del mondo, rimasto invece indifferente alla sorte degli ostaggi israeliani. Quindi, ancora una volta, la questione è quella di chi invierà più aiuti umanitari. Non importa se, come al solito, è Hamas a servirsi per primo. Chiunque osi protestare viene giustiziato sul posto. Apertamente. I generosi donatori tacciono.

Michelle Mazel
Michelle Mazel

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