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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Giorgio Israel
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Risposta a Messori 12-4-04
“Perfidi” negazionisti





Nessuno pretende che il mondo cristiano, e cattolico in particolare, resti in perpetuo stato di penitenza per le persecuzioni inflitte agli ebrei per quasi due millenni. Non c’è cosa più desiderabile che stringersi la mano e chiudere la partita, a condizione, beninteso, che non si pretenda di farlo negando che alcunché sia mai accaduto e che alcunché di male sia mai stato fatto. Difatti, un simile spiacevole atteggiamento, che induce a ritirare la mano, viene definito negazionismo. Tali sono denominati quegli storici che negano l’esistenza dei campi di sterminio nazisti. Non diversamente, è negazionismo quello di chi nega punto per punto che la Chiesa Cattolica o il mondo cristiano abbia mai compiuto un solo atto malvagio nei confronti degli ebrei.

Sembra essere sempre più attratto dalla pratica di questo vizietto il noto scrittore cattolico Vittorio Messori. Dopo aver giustificato con dovizia di argomenti speciosi la legittimità del rapimento e dell’educazione cattolica forzata del piccolo Mortara – uno scandalo di epoca risorgimentale che ancor oggi dovrebbe essere portato ad esempio di quel che non si deve fare se si vuole praticare il rispetto interreligioso -, dopo aver esaltato l’ombra nefasta e sanguinaria di Isabella di Castiglia , egli si è recentemente prodotto in altre due “correzioni” storiografiche che la dicono lunga su quel che alberga nel suo animo.

Entrambe sono state profferite nel corso della trasmissione RAI “Porta a Porta” del 6 aprile.

Dapprima Messori ha affermato che soltanto da cinquant’anni l’ebraismo non riconosce più la propria responsabilità nella morte di Gesù. Mi sono, a dire il vero, rotto la testa per capire il senso di questa bizzarra affermazione. E, alla fine, non ho trovato di meglio che affidarmi all’aureo precetto andreottiano: “A pensare male si fa peccato, ma non si sbaglia”. Difatti, gli unici eventi importanti nella storia dell’ebraismo che potrebbero giustificare una simile svolta epocale – ovviamente, mai avvenuta... – sono la Shoah e la fondazione dello Stato d’Israele. Sarà perché l’essere stati massacrati fa sentire gli ebrei in diritto di lavarsi della suprema colpa? Oppure, essendo riusciti a fare uno stato si sono montati la testa?

Ma la seconda affermazione è ben più divertente. Secondo Messori, la locuzione “perfidi giudei”, dal latino “perfidi iudaei”, non è mai stata associata a un’interpretazione malevola, ovvero al senso comune di “perfido”. Difatti, egli ha lamentato, si è fatta una traduzione sbagliata – perché non si studia più il latino a scuola (ma da quando, da quanti secoli?…) – e si è stravolto il senso della parola, che viene da “per-fidus”, “senza fede”.

Con questo brillante exploit di latinismo, Messori ha subito fatto scuola, naturalmente presso tutti coloro che non vedono l’ora di sbarazzarsi degli addebiti antisemiti che gravano sulla storia cristiana. Un lettore del Corriere della Sera ha scritto alla rubrica di Paolo Mieli parlando di “errata traduzione” del testo latino del Venerdì santo in cui si invitavano i fedeli a pregare “pro perfidis iudaeis”. «Chiunque conosca un minimo di latino – ha sentenziato anch’egli, severamente nostalgico di quando il latino si studiava sul serio (ai tempi di Cicerone, è da supporre) – dovrebbe sapere che il corrispondente italiano [di perfidi iudaei] è “giudei infedeli”…». Difatti lo scopo della preghiera era di pregare perché gli ebrei «che si erano dimostrati infedeli all’alleanza con Dio uccidendone materialmente il Figlio», potessero convertirsi.

Non vi sarebbe bisogno di fare commenti. Sarebbe naturale chiedere ai nostri dottori come mai non si sia fatto ricorso al termine più preciso “infidelis”, di cui una delle accezioni è diretta traduzione di infedele in senso religioso.

Ma lasciamo perdere. Perché la discussione meriterebbe di essere fatta in un contesto minimo di buona fede, che, in vista di tanto arrampicarsi sugli specchi, manifestamente qui è merce rara.

Avendo studiato il latino in tempi ormai di piena decadenza, avrò l’ardire degli ignoranti di inviare in omaggio a Messori e ai suoi seguaci alcune voci di un paio di dizionari pubblicati però senza il controllo del Sant’Uffizio:



Perfidus, a, um (per e fides), perfido, sleale, traditore, falso, I) propr.: a) di pers., amicus, Cic.; perfide!, perfido! iniquo! Prop. B) di c. inan., non ego perfidum (falso) dixi sacramentum, Hor.; verba, Ov.; acc. neutro come avv., perfidum, ridens, maliziosamente, Hor. carm. 3, 27, 67. II) trasl., infido, malsicuro, ingannatore, via, Prop.; flumen glacie perfidum, Flor.; vappa (bello a vedersi, ma che fa male), Mart. (Georges-Calonghi).

Perfidus, a, um, agg. con sup., perfido, sleale, ingannatore, traditore, pericoloso; omnes aliud agents, aliud simulantes, perfidi sunt, sono sleali tutti quelli che fingon di fare una cosa e ne fanno un’altra, Cic.; perfida arma, l’esercito traditore, Ov.; perfida freta, l’infido mare, Sen. tr.; perfidum (pericoloso) glacie flumen, Flor.; perfida via, Prop.; perfida inconstantia veris, Luc.; perfida vappa, perfido vinello, Mart. (Castiglioni, Mariotti).

Infidelis, e, senza fede, infedele, infido, incostante, mutevole, sleale (contr. a fidelis), Cic.ed a.; infidelissimi socii, Cic.; di c. inan., infidelis recti magister est metus, cattivo maestro di morale, Plin. pan. – senza fede (religiosa), infedele, miscredente, pagano, Eccl. (Georges-Calonghi).

Infidelis, e, agg, con comp. e sup., 1) su cui non si può contare, infedele, sleale, infido, incostante: Bellovaci iam ante infideles, i Bellovaci già prima malfidi, Caes.; 2) infedele = miscredente, pagano, Eccl. (Castiglioni, Mariotti).



Avrei voluto far dono di questi dizionari in cofanetto, ma me lo impedisce la mia natura giudaica di avaro - che naturalmente viene da avis (uccello) e arans (che ara), ovvero uccello che ara – e di taccagno – che viene da taceo (taccio) e agnus (agnello), ovvero agnello silenzioso.

Scherzi sciocchi a parte, per vostra grazia sono soltanto un perfidus. Non un “perfido” ma un buon perfidus, la cui anima a voi sta tanto a cuore, soltanto colpevole di un peccatuccio: di essere stato infedele all’alleanza con Dio uccidendone materialmente il figlio. Una bazzecola, per vostra grazia.

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