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Diego Gabutti
Corsivi controluce in salsa IC
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Periscopio 10/01/2023
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi, 10/01/2023, "Periscopio" a cura di Diego Gabutti.

Quanto guadagna Jair Bolsonaro? Il patrimonio dell'ex presidente del Brasile
Jair Bolsonaro

Mi sono reso conto che non vale la pena di fare stronzate. Fai le cose che ti appassionano. Per il resto non c’è tempo. Gianluca Vialli, scomparso il 6 gennaio 2023.

Prima di partire per gli Usa, dove si è rifugiato con la famiglia, Jair Bolsonaro ha praticamente distrutto l’appartamento presidenziale del Palacio da Alvorada a Brasilia. [...] Tappeti strappati, divani bucati e lacerati in più punti, infiltrazioni nei muri, finestre rotte e opere d’arte abbandonate all’esterno e rovinate dal sole. Daniele Mastrogiacomo 1, repubblica.it.

Votate Bolsonaro, leader fantastico e rispettato nel mondo. Donald Trump ai brasiliani prima del voto di ottobre.

[8 gennaio]. Centinaia di sostenitori dell’ex presidente brasiliano hanno assaltato la zona del Parlamento a Brasilia. La polizia è entrata in azione sparando gas lacrimogeni. HuffPost.

Almeno 300 sostenitori dell’ex presidente brasiliano sono stati arrestati dopo l’irruzione nel Palácio do Planalto, sede della residenza presidenziale, del Parlamento brasiliano e della Corte suprema. it.euronews.com

Tutto il mondo [condanna] l’attacco golpista dei sostenitori di Bolsonaro. Alle 23 ancora nessuna parola di Salvini e Meloni. globalist.it

Niente tweet, niente post. Niente di niente. Matteo Salvini, che pure di solito commenta tutto ciò che accade nel mondo praticamente in tempo reale, non dice proprio nulla sull’assalto dei sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro ai palazzi del potere del Brasile. fanpage.it

Feliz aniversário Jair Messias Bolsonaro! Con amicizia! Matteo Salvini, Facebook (21 marzo 2019).

 In Italia ho incontrato Salvati, credo fosse primo ministro d’Italia e ora senatore. Jair Bolsonaro, 4 novembre 2021 (open.online)

I figli di Bolsonaro chiedono la cittadinanza italiana. Flavio ed Edoardo hanno entrambi cariche pubbliche in Brasile. La voce di New York (8 novembre 2022).

Bolsonaro è sfiorato da numerose inchieste che coinvolgono in prima persona i suoi figli. La prospettiva del carcere non è così remota. Ci sono anche richieste d’incriminazione per genocidio: è indicato come corresponsabile della morte di oltre 650 mila persone per la sua politica dissennata sul Covid. Daniele Mastrogiacomo 2, repubblica.it.

Dulcis in fundo, Luiz Inácio Lula da Silva. Dal web.

Biden descrive un nuovo scontro di civiltà, fra il campo delle democrazie e quello degli autocrati. Ma in questa nuova guerra fredda Lula non prende posizione: non vuole distanziarsi né dalla Russia né dalla Cina. Federico Rampini, Corriere della sera.

L’unico modo in cui la guerra può finire – e intendo finire davvero e non riprendere dopo sei mesi o un anno – è se i russi perdono e capiscono d’avere perso. Devono realizzare che la guerra è stata un errore e che non può essere ripetuta. La mia opinione è che, come minimo, debbano essere respinti dai territori che hanno conquistato dal 24 febbraio, meglio anche dalla Crimea. Devono vederlo come un disastro per il loro Paese. Penso che ciò non possa accadere se non c’è una chiara sconfitta russa. Anne Applebaum (Viviana Mazza, Corriere della sera).

Si stanno dissipando le condizioni che gli alleati ponevano all’esercito ucraino. La minaccia delle armi nucleari che Putin utilizza all’occorrenza nella speranza d’indebolire il sostegno occidentale nei confronti di Kiev sembra fare sempre meno impressione nelle capitali europee e a Washington, anche perché c’è la consapevolezza che pure gli alleati del Cremlino ne condannerebbero l’utilizzo. Micol Flammini, il Foglio.

Vladimir Putin ha partecipato alla messa per il Natale ortodosso nella cattedrale dell’Annunciazione, una delle tante chiese sul terreno del Cremlino a Mosca. Putin ha assistito da solo alla celebrazione. LaPresse.

È solo negli incontri ufficiali, quando fa sedere i suoi ospiti all’altro capo di un lunghissimo tavolo. È solo in mezzo alla sua gente, nelle parate, nelle manifestazioni; rigido, algido, lo sguardo fisso davanti a sé, il braccio destro sempre aderente al corpo, come pronto a estrarre una pistola (non è una suggestione, pare che faccia parte dell’addestramento del Kgb). Giordano Bruno Guerri, il Giornale.

Giorgia Meloni in tutte le sedi ha ribadito la volontà di proseguire sulla stessa linea del predecessore approvando la proroga delle forniture [militari a Kiev]. Ma finora alle parole non sono seguiti i fatti. Il sesto decreto di aiuti militari all’Ucraina, previsto per metà dicembre, continua a slittare nell’agenda dell’esecutivo. Gianluca Di Feo, la Repubblica.

L’Iran ha giustiziato [altri] due uomini. Erano accusati di aver ucciso un paramilitare nel corso delle proteste. «Mohammad Mahdi Karami e Seyyed Mohammad Hosseini, i principali autori del crimine che ha portato al martirio di Rouhollah Ajamian, sono stati impiccati», scrive l’agenzia di stampa Mizan Online. www.tgcom24.mediaset.it

Nel catalogo della mostra alle scuderie del Quirinale Arte liberata 1937-1947. Capolavori salvati dalla guerra è stato concesso al ministro dei Beni Culturali Gennaro Sangiuliano lo spazio nobile d’una prefazione. Due paginette, cinque paragrafi in tutto. Ma a leggerle e rileggerle con attenzione, tra una citazione di Leopardi e un omaggio a Canova, si nota che manca qualcosa. Ah, ecco cosa: i cattivi. I nazisti e i fascisti che furono complici delle razzie di opere d’arte. Sangiuliano dimentica chi fu a trafugarle e chi perseguitò critici, archeologi e storici dell’arte [...] che rischiarono la vita per salvare quadri e sculture d’immenso valore dalle grinfie di Hitler. Ilario Lombardo, La Stampa.

In Germania avevano dedicato al Führer una montagna in Baviera, l’Hitlerberg, vicino a Bad Tölz. Dopo la fine del III Reich è tornato al vecchio nome, Heiglkopf, ma in molte carte continua a chiamarsi Hitler. Solo con veementi proteste si è riusciti a ottenere la correzione da Google Maps. Roberto Giardina, Italia Oggi.

Nel fascismo c’era di tutto, ma questo tutto era troppo. Roberto Gervaso.

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Diego Gabutti

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