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Diego Gabutti
Corsivi controluce in salsa IC
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Periscopio 10/06/2022
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi, 10/06/2022, "Periscopio" a cura di Diego Gabutti.

Zelensky changes tack after caustic speech, says 'grateful' for Bennett's  mediation | The Times of Israel
Volodymyr Zelensky

Anch’io son cattiva, e tuttavia / quello non lo saprei fare, / che sanno fare i moscoviti coi cosacchi in Ucraina. / Ecco, stampano l’ukaz: / «Per Grazia Divina, / voi siete nostri, e tutto è nostro, / quel che vale, e quel che non vale». Taras Ševčenko, Poemetti.

Nonostante non ci siano conferme indipendenti, il Cremlino ha dichiarato che dall’inizio dell’invasione in Ucraina sono stati fatti prigionieri 6.489 soldati ucraini. Ma nelle mani dei russi, oltre ai militari, ci sarebbero anche cittadini ucraini. Tamila Tasheva, rappresentante permanente della presidenza ucraina in Crimea, ha dichiarato che circa 600 persone [per lo più attivisti e giornalisti] sono detenute in scantinati e camere di tortura nella regione di Kherson. Youssef Hassan Holgado, Domani.

Sono gli stessi metodi che i russi hanno usato negli ultimi otto anni in Crimea. Tamila Tasheva.

Della guerra in Ucraina restano impresse molte immagini. Le più agghiaccianti sono quelle della strage di Bucha: corpi abbandonati in strada di civili giustiziati, ammanettati, seviziati. «Militari più anziani hanno preso il posto di quelli più giovani che avevano invaso la città», ha detto un testimone. Chi sono questi militari più anziani? Vista la barbarie, ormai un marchio di fabbrica, è molto probabile che siano gli ex corpi speciali, ex poliziotti ed ex (?) delinquenti comuni che compongono le brigate del misterioso Gruppo Wagner. Chi ha provato a indagare su questa milizia di mercenari non ha fatto una bella fine. Tre giornalisti assassinati in Africa erano sulle loro tracce, così come il giornalista investigativo russo Max Borodin, «caduto» dal quinto piano del suo palazzo. Wired.it.

Nel giro di qualche giorno l’«operazione speciale» si è rivelata una guerra su larga scala: città distrutte, civili uccisi. In un conflitto discutere quale delle parti sia responsabile della morte dei civili non ha alcun senso. È sempre l’aggressore che ha torto. Chi ha iniziato la guerra è l’unico a dover rispondere delle conseguenze dello scambio di colpi. Marat Gabidullin, Io, comandante di Wagner.

Medvedev [col suo anatema contro i nemici di Mosca] sta citando il poema patriottico Ai calunniatori della Russia di Alexander Pushkin del 1831. […] Quella poesia, molto violenta, si scaglia contro i francesi che sostengono la rivolta dei polacchi contro i russi. Medvedev ha voluto fare questo parallelo con la guerra in Ucraina, minacciando l’Occidente. Non solo: mi pare anche una scelta di lealtà politica. Ossia vuole sottolineare che in Russia oggi non esiste alternativa a Putin. Orlando Figes, storico della rivoluzione russa (Antonello Guerrera, la Repubblica).

Vengono in mente anche i versi di Alexander Blok, che in Sciti se la prendeva con gli europei occidentali: dicono che siamo asiatici e non europei, ebbene sì, siamo sciti, siamo asiatici, abbiamo occhi obliqui e feroci. Provate a sfidarci e ve ne accorgerete. Era il 1918 e la Russia stava cadendo nelle mani dei bolscevichi. Cesare De Carlo, QN.

Medvedev dice chiaro che l’obiettivo ultimo dell’invasione è la scomparsa dell’occidente – così come lo stesso Putin dichiarò alla vigilia dell’invasione la sua volontà di annichilire l’Ucraina e l’ordine globale. Eppure dovremmo continuare a fidarci delle «aperture» della Russia per un accordo sul grano. Paola Peduzzi, il Foglio.

L’Ucraina non è vittima d’un errore di calcolo una tantum da parte d’un pazzo. Questa è una campagna a lungo pianificata dal Cremlino per esercitare il controllo sui Paesi vicini con la forza bruta, indipendentemente dal costo umano. […] Siamo tutti in pericolo quando la casa del nostro vicino va a fuoco. Kaja Kallas, premier estone.

Putin ha detto che il liberalismo è una «dottrina obsoleta» e ha [ridotto] al silenzio le voci critiche, incarcerato, ucciso o perseguitato gli oppositori. Xi Jinping ha attaccato l’idea per cui dovrebbero esserci limitazioni al potere del Partito comunista e ha rafforzato la sua presa su ogni aspetto della società cinese. Viktor Orbán ha detto esplicitamente che sta cercando di costruire una «democrazia illiberale» nel cuore dell’Unione Europea. Francis Fukuyama, Il liberalismo e i suoi oppositori.

Mentre ti aggiri per questi labirinti, non sai mai se insegui uno scopo o fuggi da te stesso, se sei il cacciatore o la sua preda. Iosif Brodskij, Fondamenta degli incurabili.

Molto prima della fuga finale – quando ancora non ha deciso di prendere il largo da tutto quanto, la famiglia, la società, il dare e l’avere, perché non c’è più tempo e «bisogna svignarsela» – Lev Tolstoj è già in fuga dalla storia del mondo. Nazione burocratizzata, dispotismo asiatico con un sottilissimo velo di cipria occidentalizzante sul grugno già allora orwelliano, la Russia produce i suoi anticorpi: l’anarchia bakuniniana e il cristianesimo non violento e radicale tolstoiano. Siamo nel 1906. Tolstoj, quasi ottantenne, vede arrivare la tempesta, che descrive in Guerra e rivoluzione, un pamphlet sull’origine di tutte le violenze: lo Stato, «la superstizione statalista, causa principale, se non unica, dell’assenza della libertà». Pierpaolo Albricci, Italia Oggi.

Stiamo vivendo un’ondata di maccartismo. Alessandro Orsini.

Io putiniano? Ormai nel nostro paese c’è un neo-maccartismo dilagante. Vito Petrocelli.

Il maccartismo – ma questo i «GiustPut» non lo sanno (capre, capre, capre) – venne sgominato in pochi anni nientemeno che dalla Cia, mentre la repressione del dissenso durò nel comunismo per decenni, ma questo ai «GiustPut» non frega niente, figurarsi. Pierluigi Battista, HuffPost.

Teatro alla Scala, suona un telefonino in teatro. Riccardo Chailly interrompe il concerto: «Risponda pure, noi riprendiamo dopo». Valter Vecellio, Italia Oggi.

In Italia le cose ben fatte sono solo quelle vietate. Roberto Gervaso.

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Diego Gabutti

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