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Antonio Donno
Israele/USA
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L’Occidente è nazista. Per fortuna, ci penserà Putin 29/07/2022
L’Occidente è nazista. Per fortuna, ci penserà Putin
Analisi di Antonio Donno

A destra: Vladimir Putin

“Se c’è una nazione in quella regione del mondo che più assomiglia nei metodi che utilizza al fascismo e al nazismo, quella è la Russia”. Questo è il cuore dell’intervista rilasciata da Anne Applebaum a Paola Peduzzi e pubblicata sul “Foglio” del 26 luglio u.s. Eppure, è proprio la propaganda russa, in continuazione con quella sovietica, che accusa di nazismo tutte quelle forze politiche che nel mondo criticano i metodi autocratici di Putin e, nel caso dell’Ucraina, si oppongono alla sua denazificazione. Così, tutto l’Occidente, che si è schierato a favore dell’Ucraina e l’ha aiutata a difendersi, fornendo armamenti e altro, fa parte di quella galassia nazista che, come durante la seconda guerra mondiale, tese a nazificare la Russia. Ancora, la grande storica americana, naturalizzata polacca, autrice di fondamentali studi sull’Europa Orientale, scrive che Putin, “‘da un decennio almeno’” lavora sulla nostalgia di un passato più semplice e ordinato e sulla ‘corruzione delle democrazie occidentali’”, istruendo la propria popolazione sul pericolo che l’Occidente corrotto si serva dei metodi nazisti per annientare la madre Russia. È per questo motivo, afferma Applebaum, che “quando occupa un territorio, la Russia arresta e deporta i leader politici, gli insegnanti, gli intellettuali, gli artisti, i direttori dei musei, proprio come fece Stalin durante la grande carestia degli anni Trenta”. È il ceto sociale che più incarna e diffonde l’ideologia nazista e per questo deve essere sradicata subito per stroncare gli effetti dei suoi insegnamenti sul popolo. Putin è, di fatto, il continuatore di Stalin. La destalinizzazione è una macchia sulla storia della Russia, che Putin tende a cancellare. Putin ha sempre sostenuto che la corruzione è un dato endemico di tutte le società in qualsiasi momento della storia: “‘Va bene, la Russia è corrotta, ma tutti lo sono’”, ha sostenuto Putin. “È un argomento a favore dell’equivalenza morale”, scrive Applebaum nel fondamentale Il tramonto della democrazia. Il fallimento della politica e il fascino dell’autoritarismo (Milano, Mondadori, 2021, p. 123).


File:Anne Applebaum.jpg - Wikimedia Commons
Anne Applebaum


     Ma Putin utilizza questa equivalenza ponendo una distinzione: la corruzione russa è un dato caratteriale dei russi, quella occidentale è un processo distruttivo che tende a superare i confini dell’Occidente malato e intaccare le società sane, come quella russa. È il nazismo che tende alla conquista del mondo. Così, l’aiuto occidentale ai “nazisti” ucraini tende a nazificare l’intera Europa Orientale e, in prospettiva, la Russia. Il 21 luglio u.s. “il Foglio” ha pubblicato un prezioso articolo di Francesco M. Cataluccio, noto storico dell’Europa orientale, e di Gabriele Nissim, articolo che inizia con un‘affermazione di inequivocabile significato: “Quando la propaganda russa, ma anche molti russi delle vecchie generazioni, usano il termine ‘nazismo’ non intendono la stessa cosa che si intende in Occidente. [...] Il termine è stato usato spesso come sinonimo di ‘nemico dei russi’”, sganciandolo dal suo significato originario riferito alla Germania nazista. Eppure, Putin, nel dipingere gli ucraini, usa gli stessi argomenti messi in campo, a suo tempo, da Hitler: gli ucraini non hanno coscienza storica, sono un popolo coloniale, sono privi di una propria nazionalità. Per questi motivi, scrivono Cataluccio e Nissim, “nella propaganda comunista [e oggi con Putin] il nazismo [...] era definito come l’espressione più violenta della dittatura di classe della borghesia sul proletariato”, e, dunque, anche nella situazione attuale, l’Occidente capitalista, sostenendo gli ucraini, continua a costituire la minaccia nazista nei confronti della Russia.


     Vassilij Grossman in Vita e destino e in Tutto scorre – riferiscono molto opportunamente Cataluccio e Nissim – aveva compreso che “non ci poteva essere una vera discussione sul nazismo in un paese che riproduceva, sia pure in forme diverse, la stessa concezione totalitaria della politica”. E lo stesso concetto è espresso nell’imprescindibile opera di Gustav Herling, Un mondo a parte, che è una delle più significative letture nella mia vita di studioso. “Diventa nazista – concludono i due autori – chi come la nazione ucraina si distacca da Mosca e mette in discussione il sistema politico autoritario e dittatoriale di Putin. [...] In Russia e nel sistema sovietico la parola ‘nazista’ è stata distorta, manipolata e strumentalizzata”. Putin l’ha ripresa pari pari.


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Antonio Donno

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