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Manfred Gerstenfeld
Israele, ebrei & il mondo
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Quegli ebrei che si schierano con i loro nemici 01/03/2012

Quegli ebrei che si schierano con i loro nemici
Manfred Gerstenfeld intervista Kenneth Levin

 (Traduzione di Angelo Pezzana)

 Manfred Gerstenfeld                Kenneth Levin

" Vi sono ebrei e israeliani che condividono gli attacchi che provengono da anitisemiti e estremisti anti-israeliani. Nella lunga storia della diaspora ebraica hanno avuto molti precursori.

" Questo fenomeno rivela molte somiglianze, dal punto di vista della psicologia umana, con quella dei bambini che hanno subito soprusi e violenze. Essi tendono, infatti, ad attribuirsi la responsabilità delle loro sofferenze. Da questa loro penosa condizione, possono uscirne in due modi: possono riconoscere che sono stati delle vittime e quindi ritenersi senza colpe, oppure condannare se stessi per la propria condizione. Il fascino di questa seconda ipotesi, " sto male perchè sono cattivo", rivela il bisogno di essere tenuto sotto controllo, nella speranza che il diventare 'buono', gli possa far guadagnare un comportamento benevolo dai suoi torturatori. Una condizione chebambini e adulti cercano invariabilmente di sfuggire ."

Kenneth Levin è psichiatra, storico e autore di molti libri, fra i quali " The Oslo Syndrome: Delusions of a People under Siege" (Hannover,NH: Smith & Kraus, 2005). E' docente di psichiatria clinica alla Harvard Medical School.

 In The Oslo Syndrome, Levin spiega il comportamento degli auto-odiatori israeliani: " C'è il desiderio di credere che Israele sia sotto il controllo di circostanze profondamente stressanti, quando, sfortunatamente, questo controllo non c'è. Una vera pace ci sarà in Medio Oriente quando il mondo arabo, presenza dominante nella regione, vedrà questa pace come un suo interesse. La politica di Israele influenza poco la valutazione araba a questo proposito, meno delle dinamiche di politica interna e delle rivalità inter-arabe."

Levin poi aggiunge: " L'odio delle masse per Israele, che viene diffuso dai goveri arabi, dai sistemi educativi, dai media e dal clero musulmano, penetra in profondità nell'opinione pubblica araba. Non è un fenomeno isolato, ma fa parte di una cornice molto più vasta. Sin dall'inizio dell' esistenza del mondo arabo-musulmano, c'è sempre stata molta animosità contro le altre religioni e le minoranze etniche della regione. Sarebbe un errore attribuire la repressione della minoranza cristiana esclusivamente al sorgere del fondamentalismo islamico. L'ostilità popolare arabo-musulmana si è rivolta anche a chi arabo-musulmano non era, per esempio le popolazioni berbere in Nord Africa. "

 Quegli ebrei e israeliani che condividono le posizioni enti-ebraiche lo fanno, appunto, nella speranza di volersi fare accettare dai loro nemici, ma non ne affronteranno mai le motivazioni. Sosterranno invece che le loro posizioni riflettono uno standard morale e etico più alto.

" Sia nel passato che oggi, una delle affermazioni più comuni degli anti-semiti era quella di ritenere gli ebrei interessati solo al loro benessere. Questo ha spinto molti ebrei a indirizzare interessi e energie verso cause sociali, anche se di questi aiuti ne aveva bisogno la loro stessa comunità. Gli ebrei che si comportano in questo modo non ammettono che lo fanno per non sentirsi accusare voler favorire la propria parte. Dicono, invece, che lo fanno per andare oltre , più avanti, incontro agli interessi generali.

 " Durante la seconda guerra mondiale, in modo particolare dopo che venne conosciuto il piano di sterminio nazista alla fine del 1942, molti leaders ebrei americani, cercarono di far conoscere quanto avveniva agli ebrei d'Europa, promuovendo iniziatitve mirate al loro salvataggio. Non ebbero timore di essere accusati di volersi occupare in modo specifico soltanto di ebrei, lo spiegarono dicendo che in questo modo dimostavano la loro abnegazione verso l'obiettivo patriottico di vincere la guerra. Anche una larga maggioranza di non ebrei affermava apertamente che il programma di sterminio nazista degli ebrei non era soltanto un crimine contro gli ebrei, ma lo era contro l'umanità e la civiltà e che quindi riguardava tutti."

Levin osserva: " Negli ultimi sessant'anni la Comunità ebraica americana ha sostenuto Israele con vigore e ciò è avvenuto anche grazie al fatto che l'opinione pubblica americana si è sempre schierata, nel suo insieme, a favore dello Stato ebraico.

 " Ciò non toglie, però, che Israele venga anche criticata su alcuni media americani , in molti campus univeristari e nelle chiese progressiste più importanti. Quegli ebrei che vivono e lavorano a contatto con fasce di popolazione ostili a Israele, tendono a far propri quei pregiudizi anti-israeliani, insistendo nella spiegazione che lo fanno perchè è da onesti comportarsi così.

" La dinamica psicologica delle comunità sotto attacco spiega perchè, sia all'estero che in Israele, l'assedio virtuale allo Stato ebraico continua a portare elementi delle Comunità ebraiche a sostenere gli assedianti, a condividerne le posizioni per liberarsi dalle proprie ansie. Eppure la strada che intraprendono non è meno deludente di quella dei bambini sottoposti ad abusi che si auto-colpevolizzano per l'esperienza subita. Quasi sempre questi bambini si auto-condannano psicologicamente a vite infelici, colme di abnegazioni. Nel caso di ebrei che imputano a Israele l'odio che riceve, l' infelicità che sviluppano va molto al di là di loro stessi, alla fine mette a rischio persino la stessa sopravvivenza di Israele".

Manfred Gerstenfeld è Presidente del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs.
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