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Mordechai Kedar
L'Islam dall'interno
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Israele può prevalere: ecco come 22/11/2014
 Israele può prevalere: ecco come
Analisi di Mordechai Kedar

(Traduzione dall'ebraico di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz)

Israele può affrontare e superare l’attuale ondata di violenza, perchè è solo un altro capitolo della lotta contro l’odio arabo e islamico. Ma per riuscirci, dove adottare misure concrete. Il problema In questi giorni difficili di crescente terrore, la domanda più urgente è che cosa possiamo fare per fronteggiare al meglio la crescente violenza, sapendo che dietro le quinte ci sono alcuni attori che stanno facendo di tutto perché la situazione esploda.

In testa al gruppo c’è Hamas, il cui obiettivo è diventare il leader indiscusso degli arabi palestinesi a scapito dell’Anp. In aggiunta, ricordare a Sisi con chi deve confrontarsi.
A sostenere Hamas con fondi illimitati sono il Qatar e la Turchia. L’Anp, nello stesso tempo, sta cercando di mantenere le posizioni, non può permettersi di sembrare meno estremista di Hamas, per timore di essere accusata di collaborare con Israele.
Questa è l’origine del comportamento bifronte dell’Autorità Palestinese: da un lato mostra disponibilità, dall’altro pugnala Israele alle spalle, con l’incitamento e la propaganda, pubblicamente e nei consessi internazionali.

Il Qatar costruisce il proprio ruolo nel mondo arabo e in Occidente, versando benzina sul fuoco, esattamente come fa con lo Stato Islamico. Ipocritamente, nel solito modo, finanzia lo Stato Islamico, mentre come membro della coalizione occidentale esprime sostegno per coloro che lo combattono. Dietro le quinte del terrore crescente a cui Israele si trova di fronte, c’è lo Stato Islamico, modello della battaglia vincente contro i nemici dell’Islam: massacrarli, agire con estrema violenza e usare tecniche che diano l’impressione di una Jihad che si muove rapidamente verso la vittoria. Non a caso, gli assassini che sono entrati nella sinagoga di Gerusalemme, hanno portato mannaie da macellaio e non armi tradizionali.
La risposta
Il tempo degli eufemismi politicamente corretti è finito e si deve denunciare la cruda verità così com’è. Israele deve dichiarare con forza che l’Autorità Palestinese - creata con gli “Accordi di Oslo” - è oggi un’entità nemica, un nemico il cui scopo è creare uno Stato arabo al posto di Israele, non al suo fianco, ma sulle sue rovine.
Gli accordi di Oslo sono stati violati in maniera plateale da parte palestinese, per cui devono essere dichiarati nulli, senza più alcun valore. Israele inoltre deve cessare di finanziare l’Autorità Palestinese sulla base degli accordi derivanti dal trattato di Oslo. Non c’è nassun altro Paese che finanzi un’entità nemica, e non c’è nessuna ragione per cui Israele debba continuare ad agire in modo così delirante. Israele deve biasimare coloro che ci hanno portato a questo “ Nuovo Medio Oriente”, anche se un tempo hanno rivestito cariche importanti.

Israele deve dichiarare nel modo più chiaro possibile che Gerusalemme non è oggetto di negoziato con nessuno. Non è mai stata la capitale di alcuna entità del mondo arabo o islamico e non è mai stata governata da alcun re arabo, sultano, emiro o califfo, per cui non c’è nessuna ragione storica o legale che sia la capitale di un altro Stato, se non di uno solo: Israele.

Israele deve ricordare al mondo intero che Giudea, Samaria e Gerusalemme Est, sono state occupate dalla Giordania per 19 anni, dal maggio 1948 al giugno 1967. Se il mondo arabo lo avesse ritenuto giusto e necessario, avrebbe potuto creare uno Stato palestinese con Gerusalemme come capitale, senza che nessuno al mondo lo potesse contestare. Gli arabi si sono astenuti dal farlo nei 7000 giorni in cui la Giordania aveva il controllo dell’area, per cui non hanno alcuna ragione di chiedere a Israele di comportarsi come loro stessi non hanno mai fatto.

Israele deve chiudere immediatamente tutte le istituzioni dell’Autorità Palestinese a Gerusalemme Est e qualsiasi ente governativo che non appartenga allo Stato ebraico
La sovranità non può essere condivisa, perché chi fa compromessi sulla propria sovranità, la perde. La polizia deve emettere un ordine restrittivo contro tutti gli attivisti del Movimento Islamico, in primo luogo contro lo sceicco Raad Salah e il suo vice, lo sceicco Kamal el Katib. Dopo di che bisogna prendere in considerazione la possibilità di vietare loro di lasciare Um El Fahem e Kafr Kana.

Israele deve chiudere immediatamente tutte le stazioni TV di Hamas che trasmettono in Giudea e Samaria.
Israele non deve restituire i corpi di tutti i terroristi morti, e in ogni caso deve impedire che siano sepolti a Gerusalemme, soprattutto non in prossimità del Monte del Tempio, perché la sepoltura in quel punto preciso diventerebbe un motivo di orgoglio per i nuovi shahid e incoraggerebbe ancora di più il terrorismo.
Israele deve annunciare che sta costruendo un nuovo quartiere, un nuovo insediamento o comunque un nuovo edificio a Gerusalemme o in Giudea e Samaria, in memoria di tutte le vittime del terrorismo. Si faccia in modo che i terroristi scoprano che il terrorismo rende più forte il legame del popolo ebraico alla propria Terra.
L'Europa
Israele deve cambiare la sua ottica sull’Europa. Questo continente si sta gradualmente trasformando in un’area islamista, e i politici europei sono diventati sempre più dipendenti dal voto degli islamici, costretti a schierarsi dalla parte di elettori che hanno portato dal proprio paese di origine l’odio viscerale nei confronti degli ebrei e di Israele.
Non mi sembra che questo atteggiamento stia cambiando, così che Israele, fidandosi dell’Europa, nel migliore dei casi e in circostanze normali, spreca energie, senza rendersi conto di trovarsi in un territorio nemico.

Gli israeliani devono capire che i loro vicini non li vogliono in Medio Oriente, e che Tel Aviv e Ramat Hasharon sono visti come “insediamenti”, proprio come lo sono Eli, Shilo e Neve Daniel. L'intera industria della Pace è solo la spuma delle onde delle acque tempestose del Medio Oriente. Questa schiuma ci ha reso talmente ciechi che non abbiamo colto la realtà della situazione, che è riuscita persino a neutralizzare la volontà di alcuni di noi di lottare per la nostra Terra e per la libertà, ma non ha avuto alcun effetto sui nostri vicini.
Israele deve sviluppare una condizione psicologica che la prepari ad affrontare una lotta su più fronti, perché molti Paesi del mondo sono contro il suo diritto ad esistere e faranno di tutto per indebolirne la sicurezza, la stabilità economica e la legittimità.
Israele deve condannare pubblicamente le persone come Martyn Indyk, che accettano finanziamenti da Paesi come il Qatar, usandone il denaro per promuovere politiche ostili nei suoi confronti.

Il sistema giuridico israeliano deve tener presente che stiamo lottando per la nostra sopravvivenza. Non possiamo andare d’accordo con i nemici dello Stato come se fossero meritevoli della clemenza delle nostre leggi, che non sono state emanate per rendere lo Stato vulnerabile, anzi, deve poggiare le sue fondamenta sulla legge e sull’ordine, per poter continuare a funzionare anche nei momenti difficili.

Il popolo d'Israele deve aver fiducia in Dio e in se stesso, deve essere pronto a lottare per la propria esistenza. Una lotta infinitamente più importante di ciò su cui la Knesset e i media stanno discutendo o di qualsiasi lotta politica interna.
I Ministri e i Membri della Knesset devono dimostrarsi superiori alle beghe di partito e cominciare a guidare il popolo ebraico nella lotta per conservare la propria Terra, lo Stato e la libertà.

Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi


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