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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Il piccolo raggio di speranza di ottobre 08/11/2023
Il piccolo raggio di speranza di ottobre
Analisi di Michelle Mazel 

(traduzione di Yehudit Weisz)


Palestinians in Gaza Outraged as Islamist Party Head Mansour Abbas Agrees  to Israeli Government - The Media Line
Mansour Abbas

Un anno e mezzo fa, il 10 aprile 2021, Hamas aveva lanciato sei missili contro Gerusalemme, prendendo l’iniziativa di uno scontro con Israele, che rispose bombardando Gaza. È così che è iniziata l’operazione “Guardiano dei Bastioni”. Durò esattamente un mese e otto giorni. L'organizzazione terroristica aveva lanciato circa 4.360 razzi di cui 680 caddero nella Striscia di Gaza e il 90% degli altri furono intercettati dall'Iron Dome. L'aeronautica israeliana aveva effettuato un totale di 1.500 attacchi aerei, terrestri e marittimi. Questa nuova conflagrazione era avvenuta in seguito ad una serie di incidenti tra cittadini ebrei e arabi in un periodo di grande tensione, data la vicinanza delle festività ebraiche e del Ramadan. La Giordania si era lamentata del fatto che un numero record di ebrei aveva visitato la “spianata delle moschee” durante la Pasqua ebraica. I leader di Hamas avevano colto l'occasione per gridare ai quattro venti che la “Moschea di Al Aksa” era in pericolo. Ciò che seguì fu un’esplosione di violenza intercomunitaria come raramente si era vista. Scoppiarono disordini nelle città miste di Lod e Giaffa e 300 agenti di polizia rimasero feriti negli scontri in Galilea e nel Negev. Molti allora avevano previsto che violenze simili sarebbero potute ripetersi in caso di un nuovo conflitto; una paura accresciuta dato l’orientamento dell’attuale governo. Dei timori che poi si sono rivelati vani: nulla di simile è accaduto in ottobre, mentre l'esercito israeliano era nel cuore di Gaza. I cittadini arabi di Israele, nella stragrande maggioranza, sono preoccupati per la sorte dei loro fratelli, ma non si identificano in alcun modo con Hamas e con i suoi leader. Poche o nessuna manifestazione, poche o nessuna dichiarazione, pochi o nessun incidente. Questo perché anche loro sono rimasti scioccati, per non dire disgustati, dagli eventi del 7 ottobre. La solidarietà palestinese non funziona di fronte a tali abomini, soprattutto perché sono stati documentati dagli stessi responsabili del pogrom. Alcuni video sono insopportabili. Pochissimi sono disposti ad avallare il ricatto degli ostaggi. Certamente, all’indomani dell’attentato, molti cittadini arabi hanno preferito restare a casa. Paura di incontrare lo sguardo accusatorio dei loro vicini ebrei? Ciò non significa che siano indifferenti alla sofferenza dei civili a Gaza. Mansour Abbas, capo della Lista Araba Unita, non ha esitato ad esprimere con coraggio una posizione che è quella di molti membri della sua comunità:                    

“Dopo l’atroce attacco del 7 ottobre alla periferia di Gaza, che ha portato all’assassinio di oltre 1.400 cittadini, tra cui una ventina di cittadini arabi, e la dichiarazione di guerra che ne è seguita e che è costata la vita a migliaia di persone, soprattutto donne e bambini nella Striscia di Gaza, ho esortato tutti a dimostrare responsabilità civica e ad agire con moderazione, saggezza e tolleranza”.   

Resta da sperare che nulla possa oscurare questo piccolo raggio di luce.

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Michelle Mazel

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