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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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La pagliuzza, la trave e l’Unione Europea 26/08/2022
La pagliuzza, la trave e l’Unione Europea
Analisi di Michelle Mazel

(traduzione di Yehudit Weisz)


Israele, la sfida di Benny Gantz: il generale anti Netanyahu
Benny Gantz


La decisione del Ministro della Difesa israeliano Benny Gantz di vietare le attività di un certo numero di ONG palestinesi che, secondo i suoi servizi di intelligence, sono affiliate a un movimento terroristico e gli prestano assistenza, continua a destare grande preoccupazione  alle cancellerie occidentali. Sembra che esse prendano per oro colato  la denuncia di una di queste ONG, citata da Le Monde: “Prendendo di mira le organizzazioni della società civile palestinese, Israele sta smantellando il cuore del tessuto sociale palestinese.”  Tant’è vero che il 24 agosto una delegazione di 19 diplomatici indignati, guidata da Dimiter Tzantchev, ambasciatore dell'Unione europea in Israele, è venuta a chiedere spiegazioni al Ministro degli Esteri israeliano. Sappiamo che il titolare di questo incarico non è altri che il Primo Ministro Yair Lapid, alla guida del governo di transizione. Scommettiamo che le risposte ricevute dai membri della delegazione non li hanno convinti? Tra la versione dei fatti israeliana e quella palestinese, l'Unione Europea non è l'unica ad aver scelto da tempo il suo campo. Possiamo anche scommettere che questi diplomatici, appassionati sostenitori dei diritti umani e preoccupati di preservare il tessuto sociale palestinese, non abbiano alcuna intenzione di andare a Ramallah per chiedere spiegazioni a Riyad Al Maliki, Ministro degli Affari Esteri dell'Autorità Palestinese. La famiglia dell'oppositore del regime Nizar Banat, morto sotto i colpi dei membri dei servizi di sicurezza palestinesi venuti ad arrestarlo poco più di un anno fa, attende ancora che gli assassini paghino per il loro crimine. Le Monde del 29 giugno 2022 scrive: “La giustizia militare dell'Autorità Palestinese ha rilasciato gli agenti di polizia accusati dell'omicidio di questo oppositore politico di Mahmoud Abbas,  avvenuto un anno fa.”

Amareggiata, la sua vedova si dichiara “soddisfatta che la famiglia di suo marito abbia rinunciato a reclamare giustizia davanti al tribunale militare dove compaiono i suoi assassini: tredici soldati semplici e un sergente, nessun ufficiale superiore.” e prosegue: “Si sono resi conto che non è un tribunale, è un circo. È finita. Non ci sarà giustizia. È stata una perdita di tempo.”

È vero che i sudditi dell'Autorità Palestinese non hanno un sistema giudiziario indipendente e in particolare non hanno una Corte Suprema, come quella che presso i vicini israeliani non esita a condannare le autorità. C'è da aggiungere che la protesta dei diplomatici è arrivata il giorno dopo l’energico intervento delle forze di sicurezza di Ramallah nel campus dell'Università di Bir Zeit, la cui costruzione è stata in parte finanziata dalla Francia. Il raid notturno effettuato nei dormitori di questa istituzione avrebbe preso di mira i sostenitori del movimento di Hamas. Le stanze sono state perquisite una ad una e alcuni studenti sono stati interrogati con durezza, le loro grida si sono sentite in tutto il campus. Questa volta non sono stati effettuati arresti ma l'avvertimento è stato senza dubbio capito.

Scommettiamo ancora una volta che l'Unione Europea continuerà a pagare generosi sussidi a dubbie organizzazioni e a finanziare libri di testo scolastici che instillano l’odio nei bambini palestinesi. E ovviamente a criticare lo Stato ebraico.

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Michelle Mazel

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