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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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La vittima di troppo 11/01/2022
La vittima di troppo
Analisi di Michelle Mazel

(traduzione di Yehudit Weisz)


Bir al-Maksur - Wikipedia
Bir Al Maksur

L’anno 2021 ha visto un aumento degli atti di violenza all'interno della comunità araba che ha causato 126 vittime, di cui 62 di età inferiore ai 30 anni e 16 donne. Questa cifra non tiene conto dei feriti, delle auto incendiate e dei danni materiali. Si tratta di guerre tra bande, vendette e “delitti d'onore” intesi a colpire principalmente le donne. Responsabili sono anche le enormi quantità di armi in circolazione, la maggior parte delle quali provenienti dai territori dell'Autorità Palestinese. Nonostante i notevoli sforzi compiuti dalla polizia, talvolta coadiuvata dai servizi di intelligence, non è sempre facile indagare in questo ambiente chiuso, che raramente collabora con le forze dell'ordine, per tradizione o per timore di rappresaglie. Ciò non impedisce sia ai leader della comunità che ai rappresentanti arabi eletti nel parlamento israeliano, di fustigare “l'inerzia” della polizia e la mancanza di risultati rapidi. Il nuovo anno avvierà il tanto atteso cambiamento? Ci si potrebbe quasi credere guardando le immagini surreali riportate dai media. Sono quelle di un evento davvero incredibile, avvenuto sabato 8 gennaio. A Bir Al Maksur, un paesino di meno di diecimila abitanti situato a quindici chilometri da Nazaret e popolato da beduini, una lunga, lunghissima fila di personalità attendeva il suo turno per porgere le proprie condoglianze a Mohammed Hajirat in seguito alla tragica morte del figlio Omar, un bambino di quattro anni. In quella fila c'era anche l'ex Capo di Stato Maggiore dell'IDF e ora Ministro della Difesa, Benny Gantz. I due uomini si sono stretti la mano e poi si sono abbracciati sotto i flash dei fotografi. Poi è stata la volta di Kobi Shabtai, il Capo della Polizia, seguito da molti altri alti ufficiali di questa istituzione che doveva conoscere molto bene lo Sceicco Raed Salah, in paziente attesa del suo turno.

Figura emblematica del ramo settentrionale del movimento islamico in Israele, vicino ai Fratelli Musulmani, e messo fuori legge nel 2015, Raed Salah era appena uscito da un “soggiorno” di diciassette mesi in carcere per istigazione e incoraggiamento al terrorismo. Se erano tutti lì, è stato per il terribile shock causato dalla morte di una vittima di troppo. Omar Hajirat, un bambino allegro con grandi occhi neri e un sorriso fiducioso, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco mentre giocava tranquillo vicino a casa. Sua madre si era subito precipitata da lui. Sforzo sprecato. Era già troppo tardi. Tuttavia, né il bambino né la sua famiglia erano stati il bersaglio di questa sparatoria. È stato per puro caso che un “proiettile vagante” lo abbia colpito a morte. Due bande rivali si contendevano il diritto di sfruttare una cava lì vicino e ne seguì uno scontro a fuoco con delle mitragliatrici, con i tiratori che cercavano più di impressionare l'avversario che di ferirlo. Per una volta, le bocche si sono scucite. In meno di 24 ore quattro uomini sono stati arrestati. Si sente il papà del bambino dire che si fida della polizia; si ascoltano le voci della società araba levarsi per dire finalmente che bisogna combattere tutti insieme per sradicare il flagello. Una presa di coscienza tardiva ma salutare. Ci sarà un seguito di azioni concrete?

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Michelle Mazel
scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".

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