venerdi 06 dicembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






 
Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
<< torna all'indice della rubrica
La scommessa perduta di Hamas 28/06/2021
La scommessa perduta di Hamas
Analisi di Michelle Mazel

(traduzione di Yehudit Weisz)


Hamas, Iran plot closer path forward amid Qatar crisis - Al-Monitor: The  Pulse of the Middle East

Il movimento terroristico che è al potere nella Striscia di Gaza si sta rendendo conto che, nonostante le sue vanterie, l'ultimo conflitto con Israele non ha migliorato in alcun modo la sua situazione. Eppure aveva calcolato bene la sua mossa. L'annullamento delle elezioni parlamentari palestinesi previste per maggio lo aveva privato di una vittoria che sembrava assicurata. Doveva reagire, ma come? La soluzione? Bypassare l'Autorità Palestinese presentandosi come difensore di fatto dei palestinesi. Da qui una serie di dichiarazioni bellicose che avrebbero minacciato rappresaglie in caso di attacco ai palestinesi di Gerusalemme Est. Il momento era propizio. I partiti politici in Israele si stavano lacerando, nessuno di loro sembrava in grado di formare un nuovo governo. O meglio, il voto dei deputati arabi alla Knesset avrebbe potuto garantire la vittoria a entrambe le fazioni. Il governo di transizione avrebbe esitato quindi a rispondere con forza a una provocazione di Hamas. Avendo il suddetto governo ignorato le minacce, il 10 maggio è stata lanciata su Gerusalemme una salva di sei missili. Seguirono nuovi lanci sul resto del Paese. Soltanto la portata della reazione di Israele all'attacco alla sua capitale ha colto di sorpresa i leader di Gaza. Peggio ancora, si è formata una sorta di sacra unione, tutti i partiti si sono schierati dietro il loro esercito. I parlamentari arabi praticamente sono rimasti muti. Dopo undici giorni, il movimento terroristico è stato ben felice di accettare il cessate il fuoco su iniziativa dell'Egitto. Gli attacchi mirati dell'aviazione israeliana avevano distrutto l'infrastruttura militare su cui era stata spesa la maggior parte delle entrate di Gaza e degli aiuti internazionali destinati a migliorare il destino della sua popolazione.

A Gaza noi di Hamas non ci siamo arresi. E abbiamo dimostrato che Israele  non è impenetrabile

Oggi i negoziati per un cessate il fuoco a lungo termine si preannunciano difficili. La comunità internazionale si è largamente schierata con Israele, sia a causa dell'attacco alla sua capitale sia perché la maggior parte dei 4.000 missili lanciati dalla Striscia di Gaza erano stati diretti contro obiettivi civili. Certo, diversi Paesi arabi sono pronti a concedere generosi aiuti finanziari per la ricostruzione di Gaza e le organizzazioni internazionali si propongono di fare altrettanto; solo che vi impongono una condizione: che i fondi passino attraverso l'Autorità Palestinese, legittima rappresentante dei palestinesi. Una condizione assolutamente inaccettabile per Hamas. E poi gli israeliani sono intransigenti sull'aspetto umanitario che loro presentano come prerequisito per qualsiasi accordo: la restituzione dei resti di due soldati caduti durante l'operazione Piombo Fuso nel 2014 e di due civili israeliani che avevano attraversato per errore il confine e le cui famiglie sono ad oggi rimaste senza notizie. I leader di Gaza chiedono in cambio il rilascio di più di mille dei loro militanti arrestati in Israele per atti di terrorismo. Una richiesta che non ha alcuna possibilità di essere accolta. Nel frattempo le discussioni si sono arenate e i soldi dal Qatar non arrivano più. Il tentativo di Hamas di fare pressione su Israele inviando una pioggia di palloni incendiari sui campi e sui villaggi israeliani al confine con Gaza, si è scontrato con la determinazione del nuovo governo, che ha risposto con ulteriori attacchi aerei. Il partito arabo che fa parte di questo governo non ha ritenuto opportuno dimettersi.

Immagine correlata
Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".


Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT