Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Abu Mazen lascia? E' colpa anche dell'Ue che dovrebbe smettere di finanziare Arafat
Testata: Avvenire Data: 07 settembre 2003 Pagina: 1 Autore: Vittorio E. Parsi Titolo: «Un sordido agguato alla pace»
Riportiamo l'ottimo editoriale di Vittorio E. Parsi pubblicato in prima pagina su Avvenire domenica 7 settembre 2003. Una vittoria per Arafat e una sconfitta per il processo di pace. Questa è la sintesi più brutale e vera delle dimissioni di Abu Mazen. Il premier palestinese era consapevole che la continua guerra di logoramento cui era sottoposto da parte di Arafat ne minava la legittimità e rendeva impossibile ogni progresso nella Road map. Proprio nei giorni scorsi, aveva cercato di andare a un chiarimento con il presidente dell'Autorità palestinese: prima perseguendo la via riservata, poi decidendosi a sfidarlo apertamente in Parlamento. Ebbene, ha perso. E con lui perdono tutti. Americani e israeliani, in maniera più evidente, certo, perchè entrambi puntavano su Abu Mazen e non sembrano disposti a concedere nuove chance ad Arafat, tanto meno ora che lo ritengono giustamente responsabile di questo vero e proprio agguato al processo di pace. Ma in maniera più consistente perde il popolo palestinese, che si vede derubare ancora una volta dalla sua lealdership del sogno di un apatria e del diritto alla pace. Arafat si iscrive così alla lunga lista dei leader arabi che dal 1948 in poi hanno semplicemente usato la causa palestinese per i propri fini: accrescere la propria visibilità interna a quella del mondo o per puntellare un'autorità sempre più traballante. A questo punto è già partito il solito refrain vittimista, atteggiamento tipico, purtroppo, nella cultura politica democraticamente immatura del mondo arabo. Secondo questo trito copione, la colpa del fallimento non è di Arafat, che si è comportato con la consueta doppiezza nei confronti del "suo" primo ministro. E non è nemmeno di quegli sciagurati assassini che hanno seminato stragi di inermi sugli autobus israeliani. No, la colpa è di Israele, dell'America, di chiunque: basta che sia "degli altri". E' uno spettacolo per molti versi avvilente, che non ha rispetto epr il dolore, la dignità e la tragedia di un popolo senza terra da oltre mezzo secolo. L'Europa, per bocca delministro Frattini, ha auspicato che "Abu Mazen sia ancora il primo ministro palestinese". Bene. Anche grazie all'opera di persuazione del governo italiano, l'Unione europea si sarebbe spinta finalmente a decidere di non finanziare più Hamas, riconoscendone la natura terroristica. Meglio tardi che mai, sperando che non sia troppo tardi. Per una volta, però, l'Ue potrebbe dare un segno di coraggio morale e tempismo politico, sospendendo con effetto immediato ogni finanziamento ad Arafat se questi non ricollocherà Abu Mazen al suo posto e con veri poteri. L'Unione fa parte del "quartetto" incaricato di implementare la Road map, ma finora nessuno se n'è accorto. Questa sarebbe l'occasione perfetta per far parlare finalemnte i fatti, e dare un esempio di come l'Unione europea "potenza civile" intenda far valere le proprie ragioni e il proprio peso. Sempre che abbia l'intenzione e la volontà di farlo. Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare la propria opinione alla redazione di Avvenire. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.