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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Riformista Rassegna Stampa
10.08.2025 Hezbollah prepara il nord? Movimenti e hub logistici nel Libano settentrionale
Analisi di Paolo Crucianelli

Testata: Il Riformista
Data: 10 agosto 2025
Pagina: 3
Autore: Paolo Crucianelli
Titolo: «Hezbollah prepara il nord? Movimenti e hub logistici nel Libano settentrionale»

Riprendiamo dal RIFORMISTA, del 10/08/2025, a pagina 3, il commento di Paolo Crucianelli dal titolo "Hezbollah prepara il nord? Movimenti e hub logistici nel Libano settentrionale".

Hezbollah libanesi, sconfitti da Israele, cacciati dalle loro basi del sud, al confine con la Galilea, stanno trasferendosi nel nord del paese che, suo malgrado, li "ospita". 

Negli ultimi giorni, fonti di sicurezza regionali e osservatori indipendenti hanno segnalato una crescente attività logistica da parte di Hezbollah nel nord del Libano, in aree non tradizionalmente interessate dalla sua presenza operativa.
Secondo quanto riportato da diversi media internazionali e think tank specializzati, l’organizzazione sciita libanese avrebbe allestito una serie di hub logistici nei distretti di Batroun, Jbeil, Minieh e Akkar, tutti situati nella parte settentrionale del Paese.

Camion di piccole dimensioni sono stati avvistati mentre trasportavano materassi, coperte, alimenti e forniture mediche verso villaggi a maggioranza sciita, come Habbshit, Qarha, Bhaboush, Zgharta al-Metawleh e Bnahran.
Secondo quanto riferito dal Jerusalem Institute for Strategy and Security (JISS), queste attività sembrano essere condotte sottotraccia, fuori dal controllo del governo libanese, e rafforzano ulteriormente l’idea, tutt’altro che nuova, che Hezbollah si stia strutturando come un potere parallelo, autonomo nei mezzi e nelle decisioni e, soprattutto, con le armi.

È evidente che il trasporto di cibo, medicine e beni essenziali non costituisce di per sé una prova di preparativi bellici.
Tuttavia, il fatto che ciò avvenga in modo sistematico, e in aree periferiche dove Hezbollah non aveva precedentemente un’infrastruttura stabile, suscita interrogativi legittimi.
Alcuni analisti ipotizzano che si tratti di una preparazione logistica per affrontare un possibile conflitto su larga scala con Israele, che potrebbe coinvolgere anche il nord del Paese, come temuto da molti abitanti.

A questo si aggiungono le crescenti tensioni lungo la Linea Blu e la possibilità che una futura escalation con Israele non si limiti al sud del Libano, ma possa estendersi fino a Beirut o perfino alle zone settentrionali, tradizionalmente considerate relativamente sicure.

Secondo fonti libanesi, l’attivismo di Hezbollah non è ben accolto da tutti.
In particolare, alcuni comuni a maggioranza sunnita hanno mostrato riluttanza a collaborare, lasciando intendere che l’arrivo di mezzi sospetti e materiali non concordati con le autorità civili locali sia visto con diffidenza, se non addirittura con ostilità.
Le aree alawite — già alle prese con un elevato numero di rifugiati siriani — sono a loro volta sotto pressione e poco inclini ad accogliere nuove dinamiche imposte dall’esterno.
Il timore diffuso tra le popolazioni civili è che l’eventuale militarizzazione di questi territori possa trasformarli in obiettivi nel caso in cui Israele decida di colpire preventivamente postazioni sospette anche lontano dal confine.

Al momento, non è possibile affermare con certezza che le operazioni in corso siano orientate a un uso bellico immediato.
Potrebbe trattarsi di misure precauzionali interne o di una forma di “protezione sociale armata” destinata a garantire continuità logistica in caso di bombardamenti nel sud.
Tuttavia, la modalità operativa — completamente svincolata dalle istituzioni statali — e la scelta di zone periferiche, difficilmente raggiungibili e monitorabili, sembrano suggerire una strategia di lungo termine, potenzialmente volta a creare retrovie sicure in vista di uno scontro con Israele.

Non è la prima volta che Hezbollah si prepara in silenzio a nuovi scenari, ma l’estensione dell’attività verso il nord rappresenta una novità rilevante, che spinge a riconsiderare il quadro strategico libanese alla luce di una possibile regionalizzazione del conflitto.

Israele, per il momento, non ha reagito pubblicamente a questi movimenti. Ma l’intelligence militare dello Stato ebraico monitora costantemente l’intero territorio libanese.
Se le informazioni sulle basi logistiche verranno confermate anche dai satelliti e dai droni, non si potrà escludere che in futuro esse possano diventare target militari, soprattutto nel caso di un attacco diretto di Hezbollah al nord di Israele o a centri civili.

Quello che emerge è un quadro ancora opaco, ma altamente dinamico, in cui Hezbollah continua a muoversi con efficienza e discrezione, facendo leva su una rete parallela di sostegno e logistica che prescinde completamente dal potere di Beirut.
Le intenzioni esatte restano sconosciute, ma il potenziale strategico di questi nuovi hub è chiaro: in caso di guerra, potrebbero garantire continuità operativa all’organizzazione e rendere molto più difficile l’isolamento geografico del conflitto.

In un Libano sempre più fragile, economicamente allo stremo e privo di un controllo centrale effettivo, l’iniziativa di Hezbollah è tanto efficace quanto inquietante.

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redazione@ilriformista.it

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