Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
L'Europa contro Israele fa il gioco di Hamas Commento di Fiamma Nirenstein
Testata: Il Giornale Data: 10 agosto 2025 Pagina: 12 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «L'Europa contro Israele fa il gioco di Hamas»
Riprendiamo da IL GIORNALE di oggi 10/08/2025 a pag. 12 il commento di Fiamma Nirenstein dal titolo: "L'Europa contro Israele fa il gioco di Hamas".
Fiamma Nirenstein
Anche il cancelliere tedesco Merz segue la linea Macron (boicottare Israele, riconoscere la Palestina), alla vigilia dell'offensiva israeliana per liberare gli ostaggi, dando così un'altra legittimazione a Hamas. E finendo con l'allungare il conflitto a cui si vuole porre fine.
Certo, la tentazione pavloviana di accettare la chiamata populista della parola “pace”, di saltare indietro scandalizzati di fronte alla “occupazione” (anche se è poi è diventata “controllo territoriale” ridotto nello spazio), di infischiarsene dei fatti a fronte del consenso e del bon ton europeo è grande. Anche se il biasimo verso Israele significa ignorare i fatti, o fingere di ignorarli: battere un’organizzazione terroristica pericolosa per la vita di Israele e del mondo intero, con le sue alleanze e la sua determinazione a combattere l’Occidente, mentre cerchiamo di salvare i rapiti torturati nelle loro mani. È difficile, rischioso, ma che fare altrimenti? Di questo non si sente eco, non c’è discussione sulla sostanza, non si parla di come una democrazia può vincere il terrore islamista, e invece si rafforza di fatto la strategia di diniego di Hamas, si disegna un muro di sostegno che promette più terrorismo, morte dei rapiti, crescita dell’antisemitismo. L’ha detto molto chiaramente Rubio, il segretario di Stato americano: quando Israele era sull’orlo di recuperare gli ostaggi, Hamas ha chiuso con un “no” le svariate trattative, le proposte di Witkoff (10 ostaggi) e di Netanyahu (tutti gli ostaggi), dopo che Macron ha reso linea politica internazionale proposto all’ONU uno Stato palestinese che lo ha rifornito di nuovo del consenso di cui aveva bisogno.
Anche Hamas ha chiesto uno Stato palestinese dopo che l’ha fatto Macron e ha anche rivendicato il 7 di ottobre come ragione della sua vittoria sull’opinione pubblica. Non c’è in Europa chi non condanni senza ragionarne il progetto di allargare il fronte a Gaza City: un altro tassello al biasimo contro il Primo Ministro israeliano, che porta sempre con sé, sui giornali e nei partiti, un bottino di consenso. Si è voluto dire che anche l’America dissente citando J.D. Vance, e non è vero: il vicepresidente americano sostiene il punto di vista israeliano, ammette solo che ci sia qualche “parere diverso”. Punto. Sul piano mentre lo si condanna si sa poco, non si cita, non se ne suggerisce alternativa né per recuperare i rapiti, né per battere Hamas, i due scopi dichiarati e indispensabili per i quali non c’è alternativa dato il rifiuto di Hamas, appunto, a ogni accordo. Ma cedendo ai consigli moderati di Eyal Zamir, che teme come parte dell’opinione pubblica israeliana, logicamente, per la vita dei soldati e dei rapiti, l’ingresso dell’esercito è ridotto a Gaza City, e sarà preparato (questo si sa per ora) con un mese fuori della città e poi comprende un mese nella città allo scopo di sgomberare i cittadini per separarli da Hamas e ricostruire una struttura urbana vuota dal loro dominio, mentre si interromperà per questo l’impresa bellica dentro la città. Lo sgombero porterà intanto la popolazione in zone umanitarie dotate di 16 nuovi centri forniti dagli USA che lavoreranno 24 ore su 24 all’aiuto. Due mesi sono tanti: Hamas ha tempo di ripensare al suo rifiuto e riaprire la strada a qualche trattativa, dato che la minaccia di sottrazione di una porzione di territorio è per l’Ummah islamica molto più grave di quella della perdita di vite umane.
Netanyahu lascia aperta la possibilità di riaprire una trattativa, e nel suo programma non ha parlato di nuovo di “tutti” i rapiti. Interessante: Smotrich, obiettivo favorito della stampa internazionale come prova delle tendenze antidemocratiche e anche opportuniste di Netanyahu, giovedì scorso ha votato contro il programma, sostenendo che non si deve interrompere la guerra per nessuna ragione. L’Europa lo sa questo? Che Netanyahu, sempre accusato di giocare per la sua durata, va diritto per la sua strada, cioè rimuovere Hamas e recuperare i rapiti? E perché non è su questo, invece che sulla parola “occupare” che non esiste nel programma, che l’Europa, compresa l’Italia, non si pronuncia? E non dice nulla nemmeno sulla nuova idea del Primo Ministro israeliano di affidare il futuro della striscia a una coalizione araba di cui ci si può fidare? Anche questo non va bene, se lo fa Israele? Lasciamo da parte Gutierrez che al solito parla di “dangerous escalation”, l’ONU non conta più nella discussione la sua vulnerabilità e il suo ruolo nella disinformazione è proverbiale.
Ma la Germania che alla vigilia dell’anniversario del 7 di ottobre, il giorno che ha visto più assassinati ebrei dal tempo Shoah, dichiara l’embargo delle armi a Israele, suona come una bestemmia che duole troppo ascoltare e che troppo porta gli odiatori degli ebrei a unirsi a Hamas in tutte le piazze del mondo. Questo è ciò che può davvero rendere difficile, più della guerra che è sempre terribile, ritrovare vivi quei ragazzi ischeletriti nelle gallerie.
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