venerdi 08 agosto 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



Clicca qui






Libero Rassegna Stampa
08.08.2025 La strategia del 'no'
Commento di Daniele Capezzone

Testata: Libero
Data: 08 agosto 2025
Pagina: 1/17
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: «Contrari per principio La strategia del no»

Riprendiamo da LIBERO di oggi 08/08/2025, a pag. 1/17, con il titolo "Contrari per principio La strategia del no", il commento di Daniele Capezzone. 

Confessioni di un liberale. Daniele Capezzone al Caffè della Versiliana  Giovedì 14 luglio, ore 18:30 - Versiliana Festival
Daniele Capezzone

La sinistra italiana (come quella di Fratoianni e Bonelli) non ha più modo di interloquire con metodi parlamentari e democratici. Fa opposizione ricorrendo a giudici, manifestazioni e dicendo di no a tutto: no alla riforma della magistratura, no agli accordi internazionali, no al ponte sullo stretto. E vuol denunciare il governo italiano per "complicità in genocidio" con Israele, quando Israele non è stato affatto condannato per genocidio dalla Corte Internazionale di Giustizia.

Se non parlassimo di cose maledettamente serie, ci si potrebbe perfino divertire.
Anzi, dovremmo quasi ringraziare i valorosi compagni dell’opposizione per l’intrattenimento leggero che ogni singolo giorno non mancano di offrirci.
Eh sì, perché ormai la sinistra è prigioniera di un format comicissimo, direi di un preciso quanto irresistibile protocollo, che prevede solo quattro schemi possibili. Beninteso: è pur sempre ammesso il cocktail, cioè una combinazione, un mix a dosaggi variabili di due o tre di quegli ingredienti. Poi solo alcuni virtuosi (penso all’insuperabile Angelo Bonelli) sono in grado di realizzare un trionfale en plein, una specie di poker, giocando simultaneamente tutte e quattro le carte.
La prima di queste carte - starei per dire: il minimo sindacale - è la crisi isterica. Per principio, qualunque attività di Meloni o Salvini, per citare i bersagli principali della sinistra, non può essere criticata su un piano razionale e fattuale.
Troppo poco, non basta: bisogna sbroccare, stracciarsi le vesti, strapparsi i capelli, sostenere che la democrazia è in pericolo, i diritti umani calpestati e la dittatura dietro l’angolo. Riforma della giustizia? “È il piano della P2”, scatta come una molla un piddino medio o un grillino a caso: peccato che la separazione delle carriere ci sia pure in Usa, Uk, Francia, Germania, Austria, Canada, e così via (evidentemente Licio Gelli aveva le mani in mezzo mondo...). Presidenzialismo? “È la torsione autoritaria”.
Decreto sicurezza? “È il fascismo”. E così via a piacere, perché il generatore automatico dello sdegno progressista è attivo senza ferie e senza soluzione di continuità.
La seconda opzione è quella della rosicata. Se per caso (in Italia o nel mondo) accade o può accadere qualcosa di promettente, bisogna subito fare la faccia ingrugnata e prospettare il peggio. Prendi l’ipotesi di un incontro Trump-Putin o addirittura, dopo quel meeting a due, di un possibile vertice a tre anche con Zelensky. Qualunque persona minimamente ragionevole può solo augurarsi uno sviluppo del genere, dal quale (speriamo) potrebbe venire qualche novità confortante. E invece no, da sinistra bisogna stare a muso lungo e spiegare che Trump resta comunque una canaglia. Voi domanderete: ma per i compagni non era già una canaglia - a settimane alterne- sia quando appariva troppo molle sia quando appariva troppo duro verso Putin? È così: una canaglia a prescindere, pure se stavolta lo incontra.
Il terzo schema di gioco è quello della gufata. Qui si raggiungono vette addirittura inimmaginabili perla mente di un individuo normale. Prendi l’approvazione del progetto per il Ponte sullo Stretto, un rotondo successo di Salvini e del Governo. Per carità: è legittimo essere contrari. Ma è proprio necessario sostenere che “il ponte non regge” (ieri abbiamo letto questo titolo sulla prima del Fatto) o che “se arriva un sisma resterà in piedi solo il ponte” (come abbiamo letto in un’intervista sulla Stampa)? Tra l’altro i gufi potrebbero almeno mettersi d’accordo sul tipo di sciagura da prevedere: viene giù il ponte o viene giù tutto meno il ponte? Almeno si coordinino tra loro.
Quando le prime tre opzioni sono state infine consumate, resta solo la quarta, un grande jolly che si può calare sul tavolo da gioco in modo risolutivo: un rapido passaggio in Procura per depositare una denuncia. Qui, come accennavo, c’è un primatista assoluto della specialità, l’irraggiungibile Bonelli. Alla mattina, quando gli altri stanno ancora al primo sonno, lui ha già depositato un esposto. E a sera, quando gli altri sorseggiano un aperitivo, lui stadi nuovo negli uffici di un’altra Procura. Un fantasista delle manette, un virtuoso del giustizialismo, un fenomeno in grado (bilocazione?) di manovrare la ghigliottina e contemporaneamente di fare da tricoteuse che assiste in prima fila. Sulla scia di uno spunto buttato lì da Francesca Albanese, in questi giorni Bonelli ha battuto tutti i record, immaginando di segnalare il governo italiano alla Corte penale internazionale con l’accusa nientemeno che di complicità in genocidio.
Immaginatevi, in un ufficio giudiziario, oppure in un posto di polizia, in una stazione dei carabinieri, il povero malcapitato chiamato a raccogliere l’esposto del leader verde: “Onore’, che famo oggi?”. E lui imperturbabile: “Oggi genocidio”. Come dicono i più giovani verso i loro campioni: letteralmente ingiocabile. E dal giardino d’infanzia della sinistra per oggi è tutto.

Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@liberoquotidiano.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT