Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Quella semplice verità che Israele ha sbugiardato Analisi di Mitchell Bard
Testata: israele.net Data: 06 agosto 2025 Pagina: 1 Autore: Mitchell Bard Titolo: «Quella semplice verità che sbugiarda le vere intenzioni di chi accusa sempre e solo Israele»
Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - l'analisi di Mitchell Bard pubblicata su jns.org, dal titolo: "Quella semplice verità che sbugiarda le vere intenzioni di chi accusa sempre e solo Israele".
Mitchell BardL'ipocrisia delle ONG e delle organizzazioni umanitarie, sono colpevoli di ignorare gli ostaggi e di alimentare la propaganda di Hamas. Il silenzio dei media sugli ostaggi, dice, è complicità con Hamas, non neutralità
Scrive Mitchell Bard: Partiamo da una semplice verità: se le organizzazioni umanitarie avessero davvero a cuore la condizione dei palestinesi, c’è una richiesta che avrebbero ripetuto senza sosta ogni singolo giorno per gli oltre 660 giorni trascorsi dal 7 ottobre: rilasciate gli ostaggi.
Questa semplicissima e indifferibile verità avrebbe dovuto essere l’appello costante e martellante di ogni leader mondiale, riecheggiato da ogni giornale e da ogni schermo televisivo, in ogni social e in ogni manifestazione e convegno.
Invece, oltre cento ONG hanno rilasciato una dichiarazione di condanna di Israele che spicca per il fatto che omette del tutto di menzionare Hamas, il terrorismo e i 50 ostaggi, vivi o morti, che agonizzano o giacciono a Gaza mentre le loro famiglie soffrono nel tormento.
Questa sconcertante omissione rivela le loro vere priorità: non la dignità e la condizione dei palestinesi, e certamente non la sicurezza degli israeliani, bensì soltanto una affettata e spocchiosa indignazione, studiata in modo di incolpare una sola parte.
La guerra sarebbe potuta finire da molti mesi se questi gruppi avessero esercitato pressioni sul Qatar, e altri, affinché costringessero i loro alleati di Hamas a liberare gli ostaggi.
Il loro silenzio è un tradimento che prolunga il conflitto e aggrava la stessa sofferenza che affermano di voler alleviare.
Non è neutralità. È complicità.
Molte organizzazioni umanitarie sono complici della macchina propagandistica di Hamas. Sanno che ogni parola che pronunciano e ogni azione che intraprendono è subordinata al benestare dei terroristi, i quali trasformano in arma il conseguente disprezzo che viene riversato su Israele.
L’inganno di organizzazioni come l’UNRWA, che ha permesso alle proprie strutture di fungere da basi terroristiche, avrebbe dovuto macchiarne irrimediabilmente la reputazione. Invece, continuano ad essere ammantate da un’aura di rettitudine totalmente immeritata.
Israele ha commesso passi falsi cruciali in questa guerra. Si è messo con le spalle al muro, credendo che il mondo avrebbe tollerato un assedio su Gaza abbastanza a lungo da funzionare contro i terroristi.
Ha sbagliato nel valutare la presa che Hamas ha sulla popolazione e non ha compreso quanto a fondo gli abitanti di Gaza siano stati indottrinati o intimiditi fino alla sottomissione.
Ha interpretato male la solidarietà internazionale, dando per scontato che gli orrori del 7 ottobre non sarebbero stati cancellati così rapidamente dalla memoria pubblica.
Invece il mondo ha ben presto voltato pagina, in gran parte grazie a un ecosistema mediatico che ha volonterosamente svolto il ruolo di ufficio stampa di Hamas.
E’ un meccanismo che abbiamo già visto all’opera molte volte nei decenni passati. La versione odierna si avvale di immagini virali di bambini “affamati”, che poi si scopre che sono bambini affetti da malattie congenite, compreso quello che in passato è stato curato in Israele o quello che oggi viene assistito in Italia dopo esservi giunto in aereo passando per un aeroporto israeliano.
Questi esempi non vogliono negare tutte le sofferenze palestinesi. Tuttavia, smascherano un ecosistema mediatico che non solo è di parte, ma che costruisce attivamente una narrazione a spese della verità. (…)
Il problema è che i dati di fatto che smentiscono le accuse di carestia così come le prove del furto degli aiuti da parte di Hamas e del sabotaggio, anche da parte di agenzie internazionali, del sistema alternativo di distribuzione degli aiuti, cadono tutti nel vuoto. Siamo in un curioso momento “cartesiano” in cui, siccome il mondo pensa che i palestinesi stiano morendo di fame, ergo è così.
Gli accusatori di Israele chiudono gli occhi sul paradosso che hanno generato. La disponibilità di Israele a consentire l’ingresso di aiuti a Gaza, a facilitare corridoi umanitari, a fornire acqua ed elettricità, a sostenere gli sforzi di soccorso internazionali annulla la loro accusa di genocidio: i regimi genocidi non permettono a camion di cibo di entrare o agli ospedali di essere riforniti a sostegno delle presunte vittime.
Sarebbe ora che l’ONU, Medici Senza Frontiere, l’OMS, Oxfam e tutto il carosello degli ipocriti si mobilitassero per la ventina di ostaggi israeliani ancora disperatamente aggrappati alla vita in condizioni ben peggiori di quelle sopportate dagli abitanti di Gaza.
Fino ad allora, il loro silenzio sugli ostaggi continuerà a parlare più forte delle loro condanne di Israele.
(Da: jns.org, 30.7.25)
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