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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
06.08.2025 Netanyahu riunisce il gabinetto di guerra
Cronaca di David Zebuloni

Testata: Libero
Data: 06 agosto 2025
Pagina: 6
Autore: David Zebuloni
Titolo: «Netanyahu e i generali studiano la strategia per liberare gli ostaggi e conquistare Gaza»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 06/08/2025, a pag. 6 con il titolo "Netanyahu e i generali studiano la strategia per liberare gli ostaggi e conquistare Gaza", la cronaca di David Zebuloni.

Inseguire il sogno di Israele, tra realtà e illusioni | Kolòt-Voci
David Zebuloni

Netanyahu studia il piano per un'azione di terra a Gaza e si prepara all'ultimo grande sforzo militare per riportare a casa tutti gli ostaggi.

«Israele ha deciso di occupare militarmente la Striscia».
L’ultima notizia proveniente dal fronte di Gaza, trapelata la scorsa notte da un gruppo di alti funzionari del governo Netanyahu, ha scosso profondamente lo Stato ebraico. La presunta decisione circa il destino della regione ha infatti spaccato la società israeliana in due. Una società ormai esausta dopo due annidi guerra estenuante contro i terroristi di Hamas.
Ancora una volta, c’è chi vede nella drastica decisione del governo in carica l’unica e ultima possibilità di sconfiggere definitivamente i tagliagole e riportare a casa gli ostaggi israeliani ancora tenuti in cattività nei tunnel del terrore. E c’è, invece, chi considera il piano di Bibi un progetto folle, destinato solo a provocare nuove morti, alimentare l’odio e aumentare il dissenso internazionale.
Un dibattito acceso che da sempre (e ancor più dalla strage del 7 ottobre) caratterizza la variegata e democratica società israeliana. Una società unita negli obiettivi, ma spesso divisa sui mezzi per raggiungerli. Se la stragrande maggioranza dei cittadini dello Stato ebraico è infatti convinta che non si possa tornare a una vita normale senza prima liberare gli ostaggi e sconfiggere l’organizzazione terroristica, esistono però visioni profondamente diverse su come raggiungere questi due obiettivi fondamentali.
È meglio l’arma o la diplomazia? Con Hamas si può dialogare, o è impossibile farlo?
Gli ostaggi possono davvero essere liberati attraverso un’operazione militare, o è un’illusione pericolosa? Domande che continuano a rincorrersi nel dibattito pubblico, senza trovare una risposta univoca. E altre ancora se ne aggiungono, giorno dopo giorno.
Questa volta, tuttavia, lo scontro non si è limitato ai social o alle piazze di Tel Aviv e Gerusalemme, bensì ha superato i confini della protesta pubblica, insinuandosi fin dentro l’ufficio più importante del Paese: quello in cui si riunisce il Gabinetto di Guerra, guidato dal premier Benjamin Netanyahu e dal capo di Stato Maggiore Eyal Zamir.
Tra i due, l’ostilità è ormai evidente. E dire che, come riportato dai media locali e internazionali, Netanyahu aveva scelto Zamir alla guida dell’Idf proprio perché, secondo i malpensanti, il generale lo avrebbe assecondato in tutto e per tutto. Beh, così non è stato. Secondo le principali testate israeliane, dopo la diffusione delle dichiarazioni riguardanti l’intenzione del governo di conquistare la Striscia di Gaza, il capo di Stato Maggiore ha annullato un imminente viaggio ufficiale negli Stati Uniti e si è opposto con fermezza al premier.
Il primo ministro ha risposto al generale con tono diplomatico, dichiarando che «la manovra militare a Gaza proseguirà in modo da garantire il raggiungimento degli obiettivi della guerra». Poi ha aggiunto: «Siamo in dialogo con gli americani, fuori dal controllo di Hamas». Molto meno diplomatici, invece, sono stati i toni utilizzati dai funzionari che circondano il premier. Uno di loro avrebbe affermato: «Se Zamir non è d’accordo, può pure dimettersi». La risposta non si è fatta attendere. Il generale Zamir ha infatti chiarito immediatamente di non avere alcuna intenzione di lasciare l’incarico.
Tornando alle notizie diffuse dalle principali testate israeliane, un’altra versione piuttosto popolare sostiene che le dichiarazioni del governo sulla possibile conquista della Striscia facciano parte di una nuova strategia adottata da Netanyahu, volta a esercitare una forma di pressione psicologica sull’organizzazione terroristica. Secondo questa interpretazione, la minaccia militare avrebbe lo scopo di favorire i negoziati con Hamas, i quali, durante l’ultimo vertice di Doha, non hanno prodotto alcun risultato a causa della mancata collaborazione da parte della leadership di Gaza, sempre più convinta di godere del favore dell’opinione pubblica internazionale e del sostegno di diversi importanti governi europei.
D’altronde, lo stesso Netanyahu ha ribadito più volte, in svariate interviste, conferenze stampa e dichiarazioni pubbliche, di non avere alcuna intenzione di conquistare la Striscia. «Non intendo occupare Gaza, credo che sarebbe irrealistico, sbagliato e controproducente per la sicurezza di Israele», ha recentemente confermato alle telecamere di Channel 14.
Per discutere sul da farsi, dunque, il Gabinetto di Guerra si riunirà domani, giovedì.
Nel frattempo, in attesa di un verdetto, la Brigata Kfir della 36ª Divisione delle Forze di Difesa israeliane ha smantellato un tunnel sotterraneo lungo circa due chilometri, scoperto nel sud di Khan Yunis, nella Striscia di Gaza meridionale.
Il covo di terroristi è stato individuato e colpito in coordinamento con i corpi corazzati, le unità di ingegneria da combattimento e l’unità d’élite Yahalom. Perché, con o senza conquista, l’obiettivo di sconfiggere Hamas rimane fermo: Una condizione esistenziale che va oltre ogni pensiero politico.

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