5 Lettere
1. Un grazie a Ugo Volli e a Deborah Fait
Grazie grazie grazie,
Non sono solita far complimenti, né inserirmi in lunghe ’conversazioni’. Ma oggi debbo dire che voi siete le due persone più lucide, più coraggiose e più equilibrate fra tutti gli italiani, per lo meno fra quelli che conosco. Grazie perché ci siete, perché date coraggio e uno scorcio di fiducia e di comprensione - ogni giorno.
Un abbraccio – anzi due, uno a testa
Lauracdf
Cara Laura,
Non posso che risponderti con un immenso grazie. Nelle tue parole, oltre ai complimenti sempre graditi, si sente entusiasmo e questo per me è la più grande gratificazione si possa desiderare.
Grazie e un abbraccio anche a te
Shalom
Deborah Fait
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2. La memoria corta
Gentile Deborah,
è sempre piu' preoccupante quello che sta succedendo in Italia ( e nel mondo), contro Israele e contro gli ebrei della diaspora. Intellettuali spesso presunti , come Anna Foa, Gad Lerner, David Grossmann e tanti altri scaricano quotidianamente commenti al fiele contro Israele. Il menestrello Ovadia poi' si dichiara fieramente antisionista , per mascherare il suo odio che invece e' tutto antisraele. Tanti imbecilli blaterano di due popoli e due stati non ricordando le pagliacciate di Arafat quando Ehud Barak, allora primo ministro israeliano, gli aveva proposto um territorio da trasformare in stato palestinese.
Nessuno poi ricorda mai il massacro degli atleti israeliani alle olimpiadi di Monaco, i dirottamenti degli aerei, gli attentati agli aerei ( due solo a Fiumicino ), la montagna di soldi che l'Onu ha sempre dato ai cosidetti palestinesi ecc
Tutti fingono di non sapere che gli arabi non vogliono negoziati con Israele, ne vogliono solo la distruzione.,Sono fermi ai tempi di Maometto e gli imbecilli nostrani fingono di ignorare che come dicono gli arabi '' Dopo quelli del sabato, tocchera' a quelli della domenica''.
Adesso c'e' la corsa ad imitare Macron . Tutti a riconoscere lo stato di Palestina'', classica corsa degli idioti che saranno ben retribuiti dal Qatar.
saluti
Dante Dalessandro
Caro Dante,
È proprio così, la gente ha la memoria corta oppure vuole dimenticare gli attentati e tutto il male che i palestinesi hanno fatto in Israele, in Italia e nel mondo perché odiare Israele è molto più facile e soprattutto meno pericoloso. Adesso la nuova isteria è riconoscere uno stato palestinese mai esistito nella storia. Dove vorranno metterlo? Sono proprio curiosa e non vedo l’ora che arrivi settembre per scoprire questo mistero. A Macron, la papera zoppa come lo chiama qualcuno, è stato suggerito di situarlo in Costa Azzurra.
Comunque premiare i terroristi palestinesi dando loro uno stato che non hanno mai voluto, è ridicolmente patetico.
Un cordiale shalom
Deborah Fait
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3. Hamas è il vero Islam
Cara e stimata Signora Fait, shalom
dopo aver letto il suo "Hamas è il vero islam. Studio sull'islam politico e la sua barbarie" del 01/08/2025 sono molto confuso avendo precedentemente letto, in un post dell'amico Davide Riccardo Romano, l'articolo della docente Nesya Rubinstein-Shemer, della Bar-Ilan University di Tel Aviv, pubblicato da Il Riformista, che mi era totalmente sconosciuto e che allego per Sua comodità.
La ringrazio per l'attenzione e spero in una Sua risposta.
https://www.facebook.com/photo/?fbid=4091426297783663&set=a.1390979417828378
Esperta di jihadismo, islamismo e diritto religioso, Nesya Rubinstein-Shemer è ricercatrice e docente di pensiero islamico e diritto islamico presso la Bar-Ilan University di Tel Aviv. Le sue pubblicazioni si concentrano in particolare sulle interpretazioni religiose radicali del jihad e sulla distorsione dottrinale operata da Hamas, oggetto di uno studio in corso da lei condotto sull’apparato giuridico-religioso del gruppo palestinese. L’intervista che segue rappresenta la sua prima uscita esclusiva sulla stampa italiana.
Professoressa Rubinstein-Shemer, qual è la più evidente contraddizione tra i princìpi religiosi proclamati da Hamas e le sue azioni del 7 ottobre?
«L’Islam, nelle sue basi, cerca di coniugare il comando divino con la morale pubblica e concreta. Esiste un intero corpus giuridico, la Sharia, che regolamenta anche la guerra, ponendo limiti etici molto rigidi: è vietato colpire civili, donne, bambini, religiosi, non combattenti. Vietati sono anche la tortura, il saccheggio e ogni forma di violenza ingiustificata. Tutti questi princìpi sono stati violati il 7 ottobre. Hamas si definisce un movimento islamico, ma ha agito contro l’Islam stesso».
Anche la violenza sessuale è vietata dal diritto islamico?
«Assolutamente sì. Qualsiasi atto sessuale al di fuori del matrimonio è considerato zina, fornicazione, uno dei peccati più gravi. Anche in guerra. In passato, nel contesto di leggi antiche, esistevano eccezioni molto specifiche per le prigioniere di guerra, ma sempre all’interno di quadri giuridici ristrettissimi, oggi inaccettabili. Oggi, secondo l’Islam, la violenza sessuale è severamente proibita».
Il jihad proclamato da Hamas è compatibile con la tradizione islamica classica?
«No. La giurisprudenza islamica tradizionale prevede che il jihad sia ammesso solo in condizioni specifiche e con limiti morali molto chiari. Ad esempio, non si può lanciare un’azione che metta in pericolo i propri civili. A Gaza, un religioso musulmano molto rispettato, lo sceicco Salman al-Daiya, ha recentemente pubblicato una fatwa chiedendo la fine della guerra, criticando Hamas per aver usato i civili come scudi umani e per aver violato l’obbligo islamico primario: proteggere la vita dei propri cittadini».
L’ideologia jihadista si innesta già nell’educazione dei bambini a Gaza?
«Sì, Hamas ha creato un sistema educativo ideologico che legittima la violenza fin dall’infanzia. Bambini esposti a canzoni sui martiri, a racconti che glorificano il martirio, narrazioni e giochi impregnati di odio antisemita. Non viene insegnata la complessità della realtà, ma l’idea che l’unica via sia la distruzione di Israele. E si fa ricorso anche a religiosi per sostenere queste idee: come Bassam Jarrah, che nel suo libro profetizzava la distruzione di Israele nel 2022, poi spostata al 2027. Un uso pericoloso e strumentale della religione».
Lei afferma che Hamas manipola la religione islamica. Può spiegare meglio?
«Hamas non applica il diritto islamico, lo arma. Ad esempio: oggi si parla di carestia a Gaza. Ma questa fame è il risultato diretto delle scelte di Hamas: rifiutano ogni accordo sugli ostaggi, rubano gli aiuti umanitari, li rivendono a prezzi altissimi. E poi reclutano religiosi per presentare la fame come “sacrificio religioso”. Ma questa non è fede, è manipolazione. Se Hamas volesse davvero il bene della popolazione, potrebbe fermare tutto domattina. Ma non lo fa, perché non vuole rinunciare al potere».
Che impatto ha tutto questo sulla percezione globale dell’Islam?
«Devastante. Hamas si presenta come portavoce dell’Islam, ma ne tradisce i princìpi. Così rafforza gli stereotipi negativi, alimenta l’islamofobia e spinge l’opinione pubblica a identificare Islam e violenza. Ma Hamas è una minaccia non solo per Israele: è una minaccia per l’Islam stesso. È l’Islam ad essere stato sequestrato».
Ci sono segnali di reazione nel mondo musulmano?
«Sì. In Australia, ad esempio, dopo alcuni episodi di antisemitismo, il Gran Muftì Ibrahim Abu Muhammad ha condannato pubblicamente gli attacchi contro sinagoghe e istituzioni ebraiche, affermando che “secondo l’Islam è vietato bruciare sinagoghe, chiese e moschee”. È un messaggio importante: l’autenticità dell’Islam non può essere lasciata nelle mani dei violenti».
Come possono i media, l’accademia e la società civile reagire a questo abuso del discorso religioso?
«Con rigore, studio e dialogo. Gli studiosi devono analizzare i testi religiosi di Hamas e smascherare le manipolazioni. Io stessa sto lavorando a una ricerca accademica su fatwa e testi giuridici di Hamas. Ma è anche necessario il confronto tra fedi. Io partecipo a gruppi di dialogo ebraico-musulmani: è essenziale che anche i musulmani alzino la voce, per distinguere tra Islam autentico e ideologia violenta. Solo così si indebolirà la propaganda di Hamas».
Cordiali saluti
M.T.
Caro M.T.,
Da anni sentiamo in TV i vari mega esperti, imam fittizi, giornalisti ignoranti e filoterroristi/finti pacifisti , affermare “questo non è l’islam” ogni volta che muoiono persone inermi a causa di attentati. Non è l’islam ma i terroristi sono, guarda un po’, tutti musulmani. Qualcosa vorrà dire questo particolare, non crede? L’islam è solamente quello che sta scritto nel Corano, nei Hadit, nella Sharia ( la giurisdizione islamica), nella Sira (la biografia di Maometto). L’islam è solo quello che hanno detto Maometto e Allah. Non c’è nessun altro esperto che possa dire cosa è l’islam, eventualmente può esprimere delle opinioni personali ma tutto finisce lì. Gli esperti in islam, quelli che dicono a cantilena “questo non è islam…Hamas non è islam” sono quelli che praticano la taqiya, cioè la menzogna che il Corano ordina a ogni bravo musulmano e gli occidentali, i cosiddetti esperti, ci cascano come pere cotte. Perciò, che il Corano vieti di ammazzare, di bruciare sinagoghe e chiese è solo una immensa taqiya proprio perché tutto è scritto, sono parole di Maometto suggerite da Allah. Il resto è menzogna di chi vuole far apparire l’islam per ciò che non è, cioè “una religione di pace e amore”. L’islam non è una religione, tanto meno una religione di pace, è un sistema di vita atto a rendere schiavi gli altri popoli e ad ammazzare chi non vuole sottostare alla sua legge.
Un cordiale shalom
Deborah Fait
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4. Un atto di coraggio
Onore a lei, cara Deborah, per l'ottimo articolo di oggi in cui ricorda l'indimenticabile Oriana Fallaci e posta l'articolo benemerito di Allister Heath. Mi sovviene (ma i miei ricordi sono imprecisi, del che chiedo venia) che, durante l'occupazione nazista della Polonia, una maestra alla quale venne intimato di fregiare della stella di David gli studenti di religione ebraica, fece indossare a tutti indistintamente lo stesso emblema. Perché non imitarne il gesto, mutatis mutandis? Perché non stabilire un giorno in cui tutti i cittadini della terra non ebrei ma amanti d'Israele affollino le piazze e le strade delle città calcando la kippah? È un primo atto di coraggio da emulare più e più volte. È un modo per riconciliarsi con l'umanità dei giusti, mortificata da tanto odio antisemita.
Un affettuoso shalom
Angelo Costanzo
Caro Angelo,
Sarebbe una magnifica idea ma crede che avrebbe un seguito? Non so ma ho la desolante impressione che ci siano rimasti ben pochi amici. Comunque se qualche politico o giornalista importante lanciasse questa proposta sarebbe stupendo. Grazie per la bellissima idea.
Un cordiale shalom
Debora Fait
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5. Grazie
Cara Deborah,
Pagina bellissima, da conservare e rileggere! Grazie di riportare questi articoli che ci aprono il cuore alla speranza!
Coraggio, Israele, siamo con voi...e vi amiamo!
Un affettuoso shalom.
Renata Noyb
Grazie a te, cara Renata,
Grazie di volerci bene !
Deborah fait