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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
05.08.2025 Occupare Gaza per salvare gli ostaggi
Cronaca di David Zebuloni

Testata: Libero
Data: 05 agosto 2025
Pagina: 7
Autore: David Zebuloni
Titolo: ««Occupare Gaza per salvare gli ostaggi»»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 05/08/2025, a pag. 7 con il titolo "«Occupare Gaza per salvare gli ostaggi»", la cronaca di David Zebuloni.

Inseguire il sogno di Israele, tra realtà e illusioni | Kolòt-Voci
David Zebuloni

Le immagini degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas, come Evyatar David, hanno scosso l'opinione pubblica. E Netanyahu si è deciso a compiere un'azione drastica: occupare la Striscia di Gaza per recuperare gli ostaggi, senza cedere ad altri ricatti. Ovviamente i media di sinistra lo accusano di essere l'invasore. Ma Israele rivuole indietro i suoi ragazzi.

Le immagini dell’ostaggio israeliano Evyatar David, rapito il 7 ottobre e ridotto pelle e ossa mentre scava una fossa nei tunnel di Hamas a Gaza, hanno scosso l’opinione pubblica israeliana. Secondo un rapporto pubblicato in Israele dopo la diffusione delle immagini strazianti, il primo ministro Benjamin Netanyahu «spinge per la liberazione degli ostaggi attraverso un’operazione militare nelle zone controllate da Hamas». «La decisione è stata presa: Israele occuperà la Striscia di Gaza», riporta l'emittente israeliana Channel 12 citando fonti governative.
Ci sarebbe anche il via libera della Casa Bianca. Il conto alla rovescia è partito, quindi.
Secondo il tenente colonnello Yaron Bouskila, ex ufficiale superiore dell’area operativa di Gaza ed esparto di operazioni speciali, è assolutamente possibile ottenere la liberazione degli ostaggi tramite un’operazione militare. «Esistono due modalità per liberare gli ostaggi attraverso un’operazione militare», spiega a Libero. «Si può effettuare un’incursione per cogliere di sorpresa i rapitori, oppure raggiungere il luogo in cui sono tenuti gli ostaggi, esercitare una forte pressione militare e, parallelamente, avviare le trattative. In questo modo si può ottenere una liberazione più rapida ed efficace».
Nel caso specifico degli ostaggi israeliani detenuti nella Striscia di Gaza, Bouskila ritiene che la prima opzione sia difficilmente praticabile. «Non si può semplicemente entrare nel tunnel ed estrarli», afferma.
«Il tunnel ha un’unica entrata minata con esplosivi, telecamere che monitorano ogni centimetro del passaggio e massicce porte anti-esplosione. Ci sono quindi numerosi ostacoli lungo il percorso, e il rischio concreto è che a morire siano sia i soccorritori che gli ostaggi.
Non voglio affermare che si tratti di uno scenario impossibile, perché nulla è davvero impossibile, ma è uno scenario quasi irrealizzabile».
Secondo l’esperto militare, ciò che è possibile e necessario fare è aumentare l’offensiva su Hamas dall’esterno dei tunnel.
«L’IDF deve raggiungere i luoghi in cui gli ostaggi sono detenuti e iniziare a esercitare pressione militare per aprire un negoziato, ma a un prezzo molto più basso rispetto a quello richiesto oggi. È l’unica via - non esiste alternativa», dichiara con fermezza. «Solo due giorni fa, Hamas ha dichiarato pubblicamente che fino a quando non sarà istituito uno Stato palestinese con capitale Gerusalemme, non ci sarà alcuna trattativa. Nessun accordo. L’organizzazione terroristica può permettersi di alzare le sue richieste perché si sente protetta e rafforzata dal sostegno dell’opinione pubblica internazionale».
Bouskila è convinto: per ottenere risultati diversi, è necessario cambiare strategia. “L’equazione va ribaltata”, spiega.
«Quando il primo ministro parla di liberare gli ostaggi attraverso un’operazione militare, non si riferisce necessariamente a un’incursione eroica come quella di Entebbe, ma piuttosto alla creazione di una pressione costante su ogni punto in cui è detenuto un ostaggio.
Del resto, tutti i 200 ostaggi liberati finora non sono tornati a casa grazie a gesti umanitari da parte di Hamas, ma perché la pressione militare sull’organizzazione è aumentata: abbiamo ristretto il suo margine d’azione e colpito i suoi vertici».
Circa l’iniziativa di Netanyahu, dunque, Bouskila non ha alcun dubbio. «Un’operazione militare è l’unica chance», conferma. «Già negli anni ’70 abbiamo lanciato operazioni di questo tipo, e ciò ha fatto sì che per trent’anni non si verificassero più rapimenti - né di civili né di militari. In passato, quando venivano sequestrati aerei o presi ostaggi, Israele non accettava compromessi - agiva, conduceva operazioni, liberava la maggior parte degli ostaggi. E alla fine trasmetteva il messaggio fondamentale: i rapimenti non pagano. Era la linea giusta allora, e deve esserlo anche oggi. Israele non deve scendere a compromessi con i terroristi».
Per quanto riguarda gli obiettivi dell’operazione, Yaron Bouskila ritiene che liberare gli ostaggi sia il fine principale, ma non l’unico. «Alla fine, lo scopo di Israele è quello di liberare la regione da Hamas una volta per tutte», sottolinea.
«L’obiettivo più ampio è quello di non dover più dipendere dal sistema Iron Dome, di non avere l’organizzazione terroristica al potere oltre confine, e di non subire più attacchi di razzi né rapimenti. Questo traguardo non potremo raggiungerlo senza un’azione molto drammatica: un’operazione decisa, estrema e soprattutto asimmetrica».

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