Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Gli intellettuali rossi firmano contro Israele Commento di Francesco Storace
Testata: Libero Data: 05 agosto 2025 Pagina: 5 Autore: Francesco Storace Titolo: «Gli intellettuali ebrei rossi firmano contro Israele. E spunta pure Saviano»
Riprendiamo da LIBERO di oggi 05/08/2025, a pag. 5, con il titolo "Gli intellettuali ebrei rossi firmano contro Israele. E spunta pure Saviano", il commento di Francesco Storace.
Francesco Storace
L'appello degli intellettuali contro Israele include anche ebrei di sinistra, fra cui Gad Lerner e Anna Foa. Hamas è equiparata ad Israele; che ci sia "genocidio" non si discute. Infine chiedono il riconoscimento "immediato" dello Stato di Palestina. Gli intellettuali ebrei si rendono conto che così alimentano l'odio contro loro stessi? Si rendono conto che stanno dando ragione a Hamas?
Il domicilio a Gaza promosso da Raniero La Valle, Tomaso Montanari e altri ancora del culturame sinistro non deve andare molto bene, per cui si torna all’antico. E così un gruppo di “intellettuali ebrei italiani” ci riprova con l’immancabile appello per riconoscere lo Stato palestinese. Condimento: Hamas equiparata ad Israele; che ci sia genocidio non si discute.
Tra i firmatari c’è pure Roberto Saviano, che sorprende tutti, perché neppure interrogando l’intelligenza artificiale appare questa sua appartenenza identitaria ebraica. Così come per il cronista di Repubblica Matteo Pucciarelli.
Ma può succedere di non sapere tutto di tutti.
In campo, pure Gad Lerner, Anna Foa, Carlo Ginzburg ed altri ancora. Ma non Liliana Segre, anche se hanno rimediato con Andrea Segre, che è regista ma non parente della senatrice a vita. In sostanza, un nutrito gruppo di intellettuali ha deciso di far sentire la propria voce «di fronte alla tragedia apparentemente senza fine di Gaza». La richiesta è quella più di moda in questo periodo. È urgente - secondo loro - che la comunità internazionale e il governo italiano riconoscano lo “Stato palestinese”, anche se ne nessuno ne conosce ancora i confini, né se c’è possibilità di reciprocità tra i popoli dei “due Stati” di cui tutti parlano abbastanza a vuoto.
Interessante l’“analisi” sul conflitto in corso. Il gruppo di “intellettuali ebrei” condanna ancora una volta la violenza di Hamas e di Israele.
Un gruppo terroristico - quello del 7 ottobre, tanto per intenderci - e una democrazia attaccata su sette fronti sono per loro la stessa cosa.
Poi, sembra prevalere il realismo e si chiede anche un cessate il fuoco - pure se “immediato” - e l’avvio di trattative di pace tra israeliani e palestinesi, che sarebbe l’unica cosa da riuscire a promuovere per davvero, aggiungiamo noi.
Stavolta l’appello non è di quelli sterminati che ci hanno inflitto in questi anni: «Chiediamo l’immediato riconoscimento di uno Stato palestinese da parte della comunità internazionale, in condizioni di sicurezza e di rispetto del diritto internazionale sia per i palestinesi che per gli israeliani. Dopo le violenze a Gaza dell’ultimo anno e mezzo, seguite alla strage del 7 ottobre da parte di Hamas, che hanno visto sistematici crimini di guerra e contro l'umanità, pulizia etnica, e affamamento della popolazione palestinese da parte di Israele violenze da più parti e legittimamente definite un genocidio - condanniamo le azioni e l'oltranzismo cieco del Governo israeliano. Chiediamo una tregua urgente a Gaza, il rilascio degli ostaggi e l'avvio di negoziati di pace. La richiesta del riconoscimento di uno Stato palestinese è da noi rivolta in particolare al governo italiano, a cui pure chiediamo di cessare la fornitura di armi a Israele».
Ciò che stona in particolare è proprio l’uso del termine “genocidio”, a cui si è opposto la stessa Segre. Sembra coniato proprio per appioppare agli ebrei lo stesso piano di sterminio che subirono. Ma due milioni di palestinesi che vivono in Israele senza essere molestati potrebbero davvero testimoniare il contrario. E la riflessione che si impone, aldilà della piena legittimità nella sottoscrizione di un appello che va considerato anche per chi lo firma e ciò che rappresenta, è però un’altra: neanche una parola è spesa contro l’obiettivo di fondo di larga parte del mondo palestinese, ovvero la cancellazione dello Stato ebraico. Ancora. Viene sottovalutato quel che politicamente è ancora più rilevante. Il riconoscimento senza reciprocità di uno Stato che, nei fatti, non ha un governo unitario, non riconosce lo Stato d’Israele e ospita al suo interno milizie armate con obiettivi quelli sì vocati al genocidio, non avvicina la pace: non ci si rende conto delle conseguenze destabilizzanti che esso può comportare...
Usare le parole come clava è facile per chi maneggia per mestiere l’arte della scrittura. Ma diventa difficilissimo per chi deve raggiungere la pace senza parteggiare tra le fazioni in campo. E non pare davvero questo l’obiettivo degli intellettuali che si sono svegliati ieri mattina.
Hamas applaude.
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