Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 31/07/2025, a pag. 7 la cronaca di Fausto Carioti dal titolo “Mattarella: «Da Mosca falsità perverse»”.
Fausto Carioti
Il presidente Sergio Mattarella ne dice una giusta (almeno alla Russia): responsabile di «un’abile e perversa opera di diffusione di false notizie e false raffigurazioni», la sua aggressione all’Ucraina «ha cambiato la storia d’Europa» ed è «un macigno sulle prospettive del continente e dei suoi giovani». Basta questo perché il regime di Putin lo inserisca nella sua lista nera dei "russofobi".
La Russia è responsabile di «un’abile e perversa opera di diffusione di false notizie e false raffigurazioni», la sua aggressione all’Ucraina «ha cambiato la storia d’Europa» ed è «un macigno sulle prospettive del continente e dei suoi giovani».
Sergio Mattarella sceglie di non rispondere direttamente al governo di Mosca, che lo indica tra coloro che spargono odio nei confronti della Russia.
Il caso vuole, però, che quella di ieri fosse la giornata della cerimonia annuale del Ventaglio, in cui lui riceve i giornalisti nel Salone delle Feste del Quirinale e viene invitato a fare un discorso sui temi più importanti: l’occasione perfetta per replicare al Cremlino senza ingaggiare uno scontro diretto.
Intanto, la necessaria distinzione: la contrapposizione, ribadisce il capo dello Stato, non è col popolo russo, ma con chi lo governa. La Russia è un «grande Paese» e tale rimane, avverte, «malgrado le gravi responsabilità che la sua attuale dirigenza si è assunta di fronte alla storia». La più grave delle quali è aver cancellato l’equilibrio che aveva consentito all’Europa di vivere per decenni, «persino nella crisi di Cuba del 1962», in condizione di pace, o comunque «di assenza di guerra di portata mondiale».
Equilibrio garantito prima dalla minaccia nucleare reciproca dei due blocchi, poi «dalla rassicurante prospettiva di un ampio disarmo nucleare».
Questo equilibrio non c’è più, e ora il compito della Ue è costruire una «politica estera e di difesa comune». Ma va fatto preservando il rapporto stretto con gli Stati Uniti, ovvero «in pieno raccordo e sintonia con l’Alleanza Atlantica», che non è il nemico, ma «alleanza di popoli liberi, garanzia da decenni di stabilità e di pace», la cui solidità (e qui il riferimento è alle tensioni tra l’Europa e Donald Trump) «è superiore a qualunque momento di divergenza al suo interno».
E l’elenco delle divergenze è lungo. Lo stesso Mattarella – ancorato all’europeismo come all’atlantismo – elenca, senza citare Trump (non ce n’è bisogno), le questioni in cui non la pensa come lui. Sull’Organizzazione mondiale della Sanità, che per il presidente della repubblica è «punto di riferimento fondamentale perla sicurezza di tutti», ma da cui Trump vuole far uscire gli Usa.
Sull’Onu, contestata «facendo perno su lacune e scarsa efficacia della sua azione», che secondo Mattarella derivano invece, «in larga misura, da limiti e privilegi prodotti da egoismi di potere di singoli Stati». Sui dazi, poiché «la contrapposizione economica rischia di produrre altre forme, più rudi e pericolose, di contrapposizione», mentre la libertà di scambio è «la base per conseguire pace e benessere».
Anche sulla missione militare a Gaza, Mattarella considera entrambi gli aspetti della vicenda. La condanna per l’operato dell’esercito israeliano è netta: la situazione lì diventa ogni giorno «drammaticamente più grave e intollerabile», è «disumano ridurre alla fame un’intera popolazione», è «grave l’occupazione abusiva, violenta, di territori attribuiti all’Autorità nazionale palestinese in Cisgiordania». E il capo dello Stato non riesce a credere che siano tutti errori «l’incredibile bombardamento della parrocchia della Sacra Famiglia a Gaza», gli spari sulle ambulanze, le uccisioni dei bambini, la distruzione di ospedali. «È difficile», dice, non vedere in questa catena di eventi «l’ostinazione a uccidere indiscriminatamente».
Assieme a tutto ciò, però, non dimentica «l’orrore del barbaro attacco di Hamas del 7 ottobre di due anni fa, con tante vittime tra inermi cittadini israeliani e con l’ignobile rapimento di ostaggi, ancora odiosamente trattenuti», e denuncia la tendenza ai pregiudizi, «tra i quali riaffiora, gravissimo, l’antisemitismo, che si alimenta anche di stupidità». Parole scritte pensando al pestaggio subito nei giorni scorsi dall’ebreo francese nell’autogrill di Linate.
Commentando la politica interna, dominata dallo scontro tra magistratura e politica, lancia ancora una volta l’appello affinché le istituzioni «non si avvertano come fortilizi contrapposti, con l’obiettivo di conquistare spazi in territorio altrui». Difende la libertà di stampa non solo dai regimi tradizionali, ma dai nuovi pericoli: «l’algoritmia», il governo degli algoritmi, che assieme all’«uso spregiudicato dell’intelligenza artificiale» nega il pluralismo, perché organizza i contenuti della rete «in modo da costringere gli utenti verso canali obbligati» e agisce «da mediatore occulto, di ignote caratteristiche e finalità».
E sempre parlando di giornalismo, definisce «sconfortante» ciò che avviene nella commissione di Vigilanza sulla Rai, che da mesi non riesce a sbloccare la nomina del presidente di viale Mazzini, per la quale è necessario il voto favorevole di almeno due terzi della commissione. Perché «la libertà», dice, «vive del funzionamento delle istituzioni, non della loro paralisi».
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