Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Gli ebrei assaliti, la sinistra si assolve Commento di Daniele Capezzone
Testata: Libero Data: 31 luglio 2025 Pagina: 1/3 Autore: Daniele Capezzone Titolo: «Gli antisemiti diventano compagni che sbagliano»
Riprendiamo da LIBERO di oggi 31/07/2025, a pag. 1/3, con il titolo "Gli antisemiti diventano compagni che sbagliano", il commento di Daniele Capezzone.
Daniele Capezzone
Antisemiti aggrediscono un ebreo in autogrill? Per la sinistra italiana sono "compagni che sbagliano". Le accuse che la sinistra rivolge alla destra sono solo strumentali. Se a commettere gli stessi reati sono personaggi di sinistra o vicini alla sinistra, allora l'accusa viene sfumata, giustificata, o rigirata direttamente sulla vittima. Come in questo caso: c'è chi, soprattutto da Alleanza Verdi Sinistra ritiene che l'antisemitismo crescente in Italia sia sempre colpa di Netanyahu.
Quello del «compagno che sbaglia» è un antico e forse incorreggibile tic della sinistra. Cosa si nasconde dietro quella formuletta? La difficoltà- per non dire l’impossibilità - di condannare in modo definitivo chiunque appartenga, in un modo o nell’altro, alla loro stessa tribù. Se fai parte del medesimo paesaggio umano, la critica è sfumata, velata dall’empatia, temperata da un filo di comprensione, arricchita da una nota pedagogica. Diversi decenni fa, fu anche grazie a questo approccio e a uno schema mentale di questo tipo che il terrorismo di sinistra poté godere di una qualche indulgenza culturale e mediatica. Mai concessa invece per ovvie- all’estremismo di destra.
Passa il tempo, la storia corre, eppure si finisce sempre lì. Sicuramente in buona fede (noi - creduloni incalliti - la presupponiamo sempre in chiunque), ieri su Repubblica due personaggi diversissimi tra loro, ma accomunati dalla militanza a sinistra, ci hanno proposto delle variazioni sul tema.
Ecco Luca Casarini, nella sua prima vita capo delle tute bianche, e ora - nella seconda - gran vate bergogliano dell’accoglienza pro migranti. Sentito dal quotidiano progressista sul pestaggio all’autogrill di Lainate del papà ebreo (davanti al figlioletto di sei anni), Casarini ci consegna un’intervista impagabile: «Cedere alla rabbia è un regalo a Netanyahu». Chiaro, no? Mezza riga è più che sufficiente per dare un buffetto agli aggressori antiebraici: «È chiaro che hanno sbagliato, ma...». E già dall’apparire del «ma» intuite dove si va a parare. «Ma mi interessa dire un’altra cosa a quelle persone». Ah sì, e cosa? Tenetevi forte: «Il favore più grande che si può fare a chi ha trasformato Gaza in un inferno è cedere a questo odio». Quindi - lo dico con parole mie, rischiando con la mia notoria rozzezza di distorcere il pensiero finissimo, altissimo e non violento del Casarini - non bisogna pestare gli ebrei perché se no la cosa potrebbe indirettamente giovare a Netanyahu.
Segue una filippica sulla “pulizia etnica” portata avanti dai coloni in Cisgiordania, un’altra pacata riflessione su Netanyahu («Capisco cosa ti sale su vedendo cosa il governo israeliano sta facendo a dei bambini»), e un colpetto a Trump-Meloni-Salvini («Non è una guerra quella che il governo Usa sta facendo agli immigrati? O quella nel nostro mare, dove migliaia vengono fatti morire perché “umanità in eccesso”, poveri e pure neri?»). Alé.
Vi chiederete se vengano pronunciate le parole “Hamas” e “terrorismo”. La risposta è semplice: no. E un pensiero minimamente gentile verso israeliani ed ebrei? Sì, ma solo a patto che siano anti-Bibi: «Ricordiamoci anche gli israeliani che coraggiosamente protestano contro Netanyahu». Quelli sì, quelli vanno bene. E gli altri? Non è dato saperlo.
E veniamo allora all’altro personaggio, una firma storica di Repubblica, Michele Serra. Serra, maestro di eleganza, non inciampa di certo nei trappoloni in cui casca Casarini. E dunque, nella sua rubrica, sia in testa che in coda, si premura di inserire una condanna nettissima e inequivocabile degli aggressori dell’autogrill. Furbo come e più del suo sodale Fabio Fazio, Serra non si fa certo prendere in castagna. E allora ecco subito squadernata la “stupidità” dei membri del branco, il loro “shining negativo”, il loro “fanatismo”, la loro “ossificazione del pensiero”. In coda Serra è ancora più severo nel descrivere l’ottusità del fanatico, che «in ogni domanda, in ogni dubbio, legge solo cedimento e tradimento». Ineccepibile.
Occhio però alla parte di mezzo del corsivo, in cui Serra ci propone una curiosa distinzione. «Il fanatico di destra (il fascista) è in qualche modo coerente con un pensiero di prevaricazione fisica e di sottomissione degli altri». Mia traduzione libera: il fascista è ontologicamente una bestia, sa solo pestare e schiacciare gli altri. E invece il fanatico «democratico»? Qui Serra tocca vette liriche: il fanatico di sinistra «che si ritiene portatore di solidarietà e uguaglianza» come fa a «bruciare bandiere, picchiare persone, sbraitare insulti e odio, senza sentire cigolare i suoi cardini?».
Ecco dunque la lavagna che distingue buoni e cattivi. Il teppista di destra è una belva: di più, una belva coerente con il suo non-pensiero.
Quello di sinistra invece avrebbe ideali buoni: e deve stare attento a non contraddirli con comportamenti inappropriati. Dite che la mia sintesi è arbitraria e manipolatrice? Non mi pare. Mi sembra invece di ritrovare proprio le “spiegazioni” di certa pubblicistica sugli anni del terrorismo: l’estremista di destra come un animale assetato di sangue, e per di più manovrato da servizi e massoneria deviata; l’estremista di sinistra, invece, sarà stato violento pure lui, ma in nome di una torsione errata di ideali giusti.
A me pare che siamo sempre lì, al solito vizio intellettuale. Ma- davvero- spero ardentemente di sbagliarmi.
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