Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
I deputati di sinistra in adorazione Cronaca di Claudia Osmetti
Testata: Libero Data: 30 luglio 2025 Pagina: 6 Autore: Claudia Osmetti Titolo: «Albanese show alla Camera: «Meloni viola il diritto. Antisemitismo: colpa di Bibi. Non escludo di fare politica»»
Riprendiamo da LIBERO del 30/07/2025, a pag. 6, con il titolo "Albanese show alla Camera: «Meloni viola il diritto. Antisemitismo: colpa di Bibi. Non escludo di fare politica»" la cronaca di Claudia Osmetti.
Claudia Osmetti
Show di Francesca Albanese in Parlamento, una valanga di insulti e accuse infondate a Israele. Persino l'antisemitismo viene ritorto contro il governo Netanyahu. E la sinistra italiana la ascolta in religioso silenzio. Non esclusa una candidatura alle prossime elezioni. Ormai la maschera è gettata: la sinistra italiana sposa tesi antisemite, svegliamoci.
Più che un tour di presentazione, uno show. Con la sinistra ben salda in prima fila, all’occorrenza pronta a prendere la parola, ma per lo più adorante, dall’applauso commosso, con la lista dei je-accuse all’incontrario e al completo (Israele -è -criminale, Israele-è-terrorista, Israele-sta-compiendo-un-genocidio), il chiodo fisso per il Nobel alla Pace e a ogni modo, amen e così sia, fieramente al fianco di Francesca Albanese. È il giorno (anzi, è la due giorni perché oggi si replica al Senato) della special rapporteur a rapporto alla Camera.
È composta, Albanese. Non parla sopra i suoi interlocutori (d’altronde come potrebbe? Stan tutti in religioso silenzio appena accenna ad aprire bocca), non perde la pazienza: al massimo, se le si fa notare che c’è chi, come Davide Romano del museo della Brigata ebraica, sostiene che la sua presenza nel cuore delle istituzioni, per presentare urbi te orbi il resoconto “Da un’economia di occupazione a un’economia di genocidio”, non sia del tutto indicata a meno di ventiquattr’ore dall’ultima vergognosa aggressione antisemita, quella all’autogrill di Lainate, lei, glissa con un «non commento».
(Anche se poi, sulla cronaca spiccia, ammette che «non l’ho letta, mi dispiace e aborro qualsiasi atto di discriminazione, ma questo è un problema da leggere nel contesto dell’impunità di cui gode Israele»: “nel contesto”, “dell’impunità”, che vuoi aggiungere?).
Dissensi e voci in contraddittorio, infatti, ce ne sono pochini, ce ne sono zero sul palco (prima per le due ore abbondanti alla Sala del Cenacolo, poi per l’ora risicata alla conferenza stampa di Montecitorio), ce n’è ancora di meno in piazza dove si alzano cartelli come allo stadio (“Francesca siamo con te”): c’è lei, semmai, occhialoni dalla montatura spessa e giacca color panna, seduta tra Stefania Ascari che sorride compiaciuta e Laura Boldrini che prende appunti, con Angelo Bonelli di lato e Nicola Fratoianni in platea. «Francesca è un faro di luce, è un patrimonio dell’umanità», dice la coordinatrice dell’intergruppo perla pace tra Palestina e Israele (M5S). I flash delle telecamere. I telefonini che riprendono.
La rincorsa, su Facebook, su Instagram, per testimoniare la propria presenza. Uno, due, tre eventi (in serata alla Casa internazionale delle donne Albanese racconta il suo libro Quando il mondo dorme, edito Rizzoli) nell’arco di un dì e non è ancora finita. Forse manco finirà: un futuro in politica?
«Non lo escludo», si lascia scappare quando il pubblico se ne sta andando, «ma non ci penso, adesso non mi sottrarrei all’impegno di relatrice» finché Gaza «non migliora».
Ed è su quello che si concentra. Sulle violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale che sono addossabili solo a Gerusalemme: ma lo sappiamo, noi malpensanti siamo preparati, son mesi che sentiamo ripetere (mica solo qui) che il 7 ottobre è stato un orrore ma vuoi mettere il mezzo secolo di occupazione israeliana nei territori, l’apartheid di Eilat, quel mascalzone di Netanyahu che non solo stermina un popolo ma gli ruba persino l’acqua e la corrente elettrica? Ora la rapporteur fa i nomi: quelli delle aziende collaborazioniste in affari con Haifa e Be’er Sheba e Ashkelon (scandalo) e quelli dei politici che, non riconoscendo lo Stato palestinese, quando in realtà sono proprio i palestinesi i primi che lo rifiutano (lo hanno fatto nel 1947, nel 1967, nel 2000 e nel 2008: ma vai a spiegarglielo), si mettono automaticamente tra le fila dei delinquenti planetari. «L’Italia», sostiene, «è in grave violazione del diritto internazionale in quanto non ha adempiuto gli obblighi di prevenzione del genocidio e ha continuato a trasferire armi e a dare supporto politico» al governo ebraico. A tirare in ballo premier e ministro degli Esteri nostri sono invece gli altri, Boldrini su tutti: «Basta Meloni, basta Tajani, Food for Gaza ci va bene (qualcosa, almeno: ndr) ma è una goccia nell’oceano. Non possiamo permettere che il nostro Paese sia complice di genocidio». Albanese raccoglie l’assist dopo: «Non sarò ricevuta da Meloni e Tajani», si lamenta, «tuttavia dalla Spagna alla Slovenia, dal Sudafrica alla Colombia, al Brasile vengo accolta dalle più alte cariche con abbracci e congratulazioni». Le stesse che le tributa la sinistra. Guarda caso.
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