Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Rubinstein-Shemer: Hamas non piace neanche agli islamici Intervista di Aldo Torchiaro
Testata: Il Riformista Data: 29 luglio 2025 Pagina: 5 Autore: Aldo Torchiaro Titolo: ««Hamas ha tradito e calpestato l’Islam» Intervista esclusiva a Rubinstein-Shemer»
Riprendiamo dal RIFORMISTA, del 29/07/2025 a pagina 5 l'intervista di Aldo Torchiaro a Rubinstein-Shemer dal titolo "«Hamas ha tradito e calpestato l’Islam» Intervista esclusiva a Rubinstein-Shemer".
Aldo TorchiaroNesya Rubinstein-Shemer, docente presso l'Università Bar-Ilan denuncia la manipolazione della religione da parte di Hamas, che viola i principi etici dell’Islam con azioni come l’attacco del 7 ottobre
Esperta di jihadismo, islamismo e diritto religioso, Nesya Rubinstein-Shemer è ricercatrice e docente di pensiero islamico e diritto islamico presso la Bar-Ilan University di Tel Aviv. Le sue pubblicazioni si concentrano in particolare sulle interpretazioni religiose radicali del jihad e sulla distorsione dottrinale operata da Hamas, oggetto di uno studio in corso da lei condot- to sull’apparato giuridico-religioso del gruppo palestinese. L’intervista che segue rappresenta la sua prima uscita esclusiva sulla stampa italiana.
Professoressa Rubinstein-Shemer, qual è la più evidente contraddizione tra i princìpi religiosi proclamati da Hamas e le sue azioni del 7 ottobre? «L’Islam, nelle sue basi, cerca di coniugare il comando divino con la morale pubblica e concreta. Esiste un intero corpus giuridico, la Sharia, che regolamenta anche la guerra, ponendo limiti etici molto rigidi: è vietato colpire civili, donne, bambini, religiosi, non combattenti. Vietati sono anche la tortura, il saccheggio e ogni forma di violenza ingiustificata. Tutti questi princìpi sono stati violati il 7 ottobre. Hamas si definisce un movimento islamico, ma ha agito contro l’Islam stesso».
Anche la violenza sessuale è vietata dal diritto islamico? «Assolutamente sì. Qualsiasi atto sessuale al di fuori del matrimonio è considerato zina, fornicazione, uno dei peccati più gravi. Anche in guerra. In passato, nel contesto di leggi antiche, esistevano eccezioni molto specifiche per le prigioniere di guerra, ma sempre all’interno di quadri giuridici ristrettissimi, oggi inaccettabili. Oggi, secondo l’Islam, la violenza sessuale è severamente proibita».
Il jihad proclamato da Hamas è compatibile con la tradizione islamica classica? «No. La giurisprudenza islamica tradizionale prevede che il jihad sia ammesso solo in condizioni specifiche e con limiti morali molto chiari. Ad esempio, non si può lanciare un’azione che metta in pericolo i propri civili. A Gaza, un religioso musulmano molto rispettato, lo sceicco Salman al-Daiya, ha recentemente pubblicato una fatwa chiedendo la fine della guerra, criticando Hamas per aver usato i civili come scudi umani e per aver violato l’obbligo islamico primario: proteggere la vita dei propri cittadini».
L’ideologia jihadista si innesta già nell’educazione dei bambini a Gaza? «Sì, Hamas ha creato un sistema educativo ideologico che legittima la violenza fi n dall’infanzia. Bambini esposti a canzoni sui martiri, a racconti che glorifi cano il martirio, narrazioni e giochi impregnati di odio antisemita. Non viene insegnata la complessità della realtà, ma l’idea che l’unica via sia la distruzione di Israele. E si fa ricorso anche a religiosi per sostenere queste idee: come Bassam Jarrah, che nel suo libro profetizzava la distruzione di Israele nel 2022, poi spostata al 2027. Un uso pericoloso e strumentale della religione».
Lei afferma che Hamas manipola la religione islamica. Può spiegare meglio? «Hamas non applica il diritto islamico, lo arma. Ad esempio: oggi si parla di carestia a Gaza. Ma questa fame è il risultato di- retto delle scelte di Hamas: rifiutano ogni accordo sugli ostaggi, rubano gli aiuti umanitari, li rivendono a prezzi altissimi. E poi reclutano religiosi per presentare la fame come “sacrificio religioso”. Ma questa non è fede, è manipolazione. Se Hamas volesse davvero il bene della popolazione, potrebbe fermare tutto domattina. Ma non lo fa, perché non vuole rinunciare al potere».
Che impatto ha tutto questo sulla percezione globale dell’Islam? «Devastante. Hamas si presenta come por- tavoce dell’Islam, ma ne tradisce i princìpi. Così rafforza gli stereotipi negativi, alimenta l’islamofobia e spinge l’opinione pubblica a identifi care Islam e violenza. Ma Hamas è una minaccia non solo per Israele: è una minaccia per l’Islam stesso. È l’Islam ad essere stato sequestrato».
Ci sono segnali di reazione nel mondo musulmano? «Sì. In Australia, ad esempio, dopo alcuni episodi di antisemitismo, il Gran Muftì Ibrahim Abu Muhammad ha condannato pubblicamente gli attacchi contro sinagoghe e istituzioni ebraiche, affermando che “secondo l’Islam è vietato bruciare sinagoghe, chiese e moschee”. È un messaggio importante: l’autenticità dell’Islam non può essere lasciata nelle mani dei violenti».
Come possono i media, l’accademia e la società civile reagire a questo abuso del discorso religioso? «Con rigore, studio e dialogo. Gli studio- si devono analizzare i testi religiosi di Hamas e smascherare le manipolazioni. Io stessa sto lavorando a una ricerca accademica su fatwa e testi giuridici di Hamas. Ma è anche necessario il confronto tra fedi. Io partecipo a gruppi di dia- logo ebraico-musulmani: è essenziale che anche i musulmani alzino la voce, per distinguere tra Islam autentico e ideologia violenta. Solo così si indebolirà la propaganda di Hamas».
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