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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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israele.net Rassegna Stampa
26.07.2025 Hamas non controlla più la Striscia di Gaza. Parola di oppositore palestinese
Commento di Yasser Abu Shabab

Testata: israele.net
Data: 26 luglio 2025
Pagina: 1
Autore: Yasser Abu Shabab
Titolo: «Shabab, comandante delle Forze Popolari a Gaza: 'Controlliamo parti significative di Rafah orientale e siamo pronti a costruire un nuovo futuro. Gli abitanti di Gaza hanno chiuso con Hamas'»

Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - un commento di Yasser Abu Shabab, comandante delle Forze Popolari (milizia nemica di Hamas) a Gaza, pubblicato sul Wall Street Journal: "Shabab, comandante delle Forze Popolari a Gaza: 'Controlliamo parti significative di Rafah orientale e siamo pronti a costruire un nuovo futuro. Gli abitanti di Gaza hanno chiuso con Hamas'".

Yasser Abu Shabab (al centro). Le sue Forze Popolari sono una milizia palestinese che combatte contro Hamas per la liberazione di Gaza. E possono costituire un embrione di forza d'ordine dopo la guerra, se Hamas venisse sconfitta (nonostante i continui sforzi occidentali di tenere in piedi l'organizzazione terroristica e ignorare i dissidenti palestinesi)

Mentre la maggior parte di Gaza continua a soffrire a causa della guerra in corso tra Hamas e Israele, la situazione è molto diversa per le migliaia di persone che vivono nella parte orientale di Rafah: per noi, la guerra è già finita.

Le Forze Popolari, un gruppo palestinese indipendente sotto la mia guida, hanno messo in sicurezza diversi chilometri quadrati di terra che da generazioni ospita la mia tribù beduina, i Tarabin. Non siamo un movimento ideologico, ma pragmatico. Il nostro obiettivo principale è quello di separare i palestinesi che non hanno nulla a che fare con Hamas dal fuoco della guerra.

Nelle ultime sette settimane, il nostro quartiere è diventato l’unica area di Gaza governata da un’amministrazione palestinese non affiliata a Hamas dal 2007. Le nostre pattuglie armate sono riuscite a tenere fuori Hamas e altri gruppi militanti.

Di conseguenza, la vita qui non sembra più quella di Gaza. A Rafah est, le persone hanno accesso a ripari, cibo, acqua e forniture mediche di base, il tutto senza il timore che Hamas rubi gli aiuti o di ritrovarsi nel fuoco incrociato con l’esercito israeliano.

L’effetto è stato enorme: niente più vittime di attacchi aerei, niente più file caotiche per gli aiuti, niente più ordini di evacuazione e niente più paura di case con trappole esplosive o bambini usati come scudi umani da Hamas. Anche se c’è ancora molto da migliorare, ora le persone dormono la notte senza paura della morte.

Questa non dovrebbe essere l’eccezione a Gaza: potrebbe essere il modello, la nuova norma.

La stragrande maggioranza dei gazawi rifiuta Hamas. Non vuole che rimanga al potere dopo la fine della guerra. Tuttavia, sebbene odino Hamas, continuano a temerla. Da quando sono iniziate le proteste all’inizio di quest’anno per chiedere la rimozione del gruppo, manifestanti sono stati uccisi, torturati o costretti a nascondersi.

La mia famiglia non ha preso parte a quelle proteste, ma quando Hamas ha ucciso mio fratello, Fathi Abu Shabab , e mio cugino, Ibrahim Abu Shabab , per aver cercato di ottenere aiuti per la nostra famiglia – e quando 52 civili affidati alle nostre cure sono stati assassinati nelle loro case – ho capito che tacere non è più un’opzione. Se restiamo in silenzio ora, non saremo mai liberi, con o senza cessate il fuoco.

Questa potrebbe essere la nostra unica possibilità di garantirci un futuro che rifiuti la violenza e abbracci la ragione.

Ciò che ha impedito alla maggior parte degli abitanti di Gaza di esprimere la propria autentica rabbia nei confronti di Hamas è la mancanza di un’alternativa valida. Hamas controlla ancora l’accesso agli aiuti e domina istituzioni come l’agenzia delle Nazioni Unite Unrwa. Hamas continua a trasformare i centri di assistenza in centri per le proprie operazioni. In alcune zone, l’unica cosa che impedisce alle persone di fuggire è la presenza delle truppe israeliane, che potrebbero ritirarsi in caso di cessate il fuoco.

Nessun altro è stato disposto a farsi avanti e a rischiare rompendo pubblicamente con Hamas. Quella paura ha perso significato, per me, dopo l’assassinio di mio fratello e mio cugino. Hamas mi ha etichettato come criminale e collaborazionista, ma non mi faccio intimidire da loro. Non mi arrenderò.

Grazie ai nostri sforzi, abbiamo mostrato un assaggio di come potrebbe essere una nuova Gaza. Abbiamo già ricevuto richieste da molte famiglie di trasferirsi a Rafah est. Con un adeguato supporto, siamo pronti ad assumerci la responsabilità del resto di Rafah. Entro pochi mesi, oltre 600.000 persone – quasi un terzo della popolazione di Gaza – potrebbero vivere al di fuori della spirale della guerra.

Abbiamo bisogno solo di tre cose per rendere questa visione realtà: sostegno finanziario per impedire il ritorno di Hamas, aiuti umanitari per soddisfare i bisogni immediati della popolazione in termini di cibo e alloggio, e corridoi sicuri per consentire alle persone di muoversi.

In breve tempo, potremmo trasformare gran parte di Gaza da zona di guerra in comunità funzionanti.

Quando la ricostruzione sarà iniziata, Hamas potrà negoziare con Israele il rilascio degli ostaggi in cambio di un salvacondotto per abbandonare Gaza. Che se ne vadano in Qatar, in Turchia o dovunque i loro complici li vogliano. Non li vogliamo fra noi.

Ciò che accadrà a Gaza deve essere deciso dalla popolazione stessa, una scelta che ci è stata negata per quasi vent’anni.

Per ora, il nostro obiettivo rimane salvare quante più vite possibile e gettare le basi per un futuro migliore.

A nome della stragrande maggioranza dei palestinesi di Gaza, le Forze Popolari chiedono agli Stati Uniti e ai Paesi arabi di riconoscere formalmente e sostenere un’amministrazione palestinese indipendente sotto la nostra guida.

Da Rafah orientale, dove le famiglie ora dormono al sicuro sotto la protezione civile, vedo il futuro di Gaza.

La domanda è: il mondo contribuirà a costruirlo insieme a noi, libero dalle ideologie della violenza e del terrore?

(Da: Wall Street Journal, 24-25.7.27)

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