Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Il Muftì di Gerusalemme arrestato e poi rilasciato Cronaca di Mirko Molteni
Testata: Libero Data: 26 luglio 2025 Pagina: 16 Autore: Mirko Molteni Titolo: «Il Muftì di Gerusalemme arrestato e poi rilasciato»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 26/07/2025, a pag. 16 con il titolo "Il Muftì di Gerusalemme arrestato e poi rilasciato" l'analisi di Mirko Molteni.
Mirko Molteni
Arrestato (e rilasciato subito dopo) il Gran Muftì di Gerusalemme e Palestina. Muhammad Hussein, capo religioso dei palestinesi musulmani, predicava odio contro l'esercito israeliano nel suo sermone di venerdì nella moschea di Al Aqsa
È stato un arresto lampo, quello del Gran Muftì di Gerusalemme e Palestina, lo sceicco Muhammad Hussein, ma è bastato a confermare quanto la tensione resti altissima sulla situazione, ancora senza sbocco, di Gaza. Il muftì, ieri mattina, nel classico sermone del venerdì alla Moschea di Al Aqsa, aveva accusato le forze armate israeliane di aver sparato sui civili palestinesi della Striscia di Gaza in fila per le distribuzioni alimentari, uccidendone e ferendone svariati.
La polizia israeliana ha fermato il religioso nei cortili di Al Aqsa e lo ha tradotto in stato d’arresto presso la Porta Mughrabi della Città Vecchia di Gerusalemme. Poche ore dopo, si è appreso che il muftì è stato rilasciato, ma, stando alla Commissione Palestinese per gli Affari dei Detenuti, le autorità ebraiche gli hanno imposto il divieto di entrare nella moschea di Al Aqsa fino a domenica, giorno in cui dovrà presentarsi alla polizia per un interrogatorio.
Hussein, 59 anni, ricopre la carica di Gran Muftì da ben 19 anni, ossia dal luglio 2006, quando fu nominato dal presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese, Mahmoud Abbas. Più volte indagato per incitamento all’estremismo dalle autorità israeliane, era già stato brevemente detenuto nel 2013. Anche altri religiosi palestinesi di Al Aqsa sono stati negli ultimi mesi arrestati.
Nell'aprile 2025 lo sceicco Muhammad Salim è stato fermato per i suoi sermoni, e gli è stato vietato per una settimana l’ingresso in moschea. Più volte è stato inoltre interrogato il precedente Gran Muftì, l’anziano Ikrima Sabri, 86 anni, che aveva ricoperto la carica dall'ottobre 1994 al luglio 2006, quando appunto gli subentrò l'attuale “sheikh”.
Frattanto, dopo il ritiro dei delegati americani da Doha, in Qatar, con l'accusa dell'inviato Steve Witkoff ad Hamas di «ostacolare con le sue richieste», un accordo per i cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi ebrei, ieri il presidente USA Donald Trump ha commentato che «Hamas non voleva davvero fare un accordo, penso che sarà braccata». Il movimento palestinese, fra altre cose, chiede di limitare a una profondità di 800-1200 metri la profondità della fascia di sicurezza dei militari israeliani sul lato interno del perimetro della Striscia di Gaza, il passaggio della gestione degli aiuti umanitari all'ONU, dall'attuale fondazione israelo-americana, e, dopo la proposta tregua di 60 giorni, la fine definitiva del conflitto, togliendo al governo di Gerusalemme l’opzione della ripresa dei combattimenti. Fonti vicine ai mediatori egiziani, stando alla tv Al Qahera News TV, nonché un portavoce di Hamas, Bassem Naim, sostengono che «i negoziati a Doha riprenderanno la prossima settimana». Altre fonti, stando a Times of Israel, asseriscono che «niente è stato programmato».
In serata, il ministero degli Esteri di Doha ha chiarito che «Qatar ed Egitto proseguono intensi sforzi nella mediazione per Gaza». Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha reagito: «Insieme ai nostri alleati americani stiamo valutando opzioni alternative per riportare a casa gli ostaggi». Non ha approfondito, e non è quindi chiaro se si riferisse eventualmente a un'intensificazione dell’opera di intelligence per tentativi di liberazione tramite forze speciali. Tra la giornata di ieri e l'alba di oggi, 161 camion di aiuti umanitari sono entrati nella Striscia di Gaza dall'Egitto, attraverso il valico di Zikim e quello di Kerem Shalom. Il convoglio ha incluso spedizioni di farina, latte per neonati e generi alimentari. Dal 7 ottobre 2023, sono entrati a Gaza più di 35.000 camion carichi di oltre mezzo milione di tonnellate di aiuti umanitari. Secondo l'ultimo rapporto di Medici Senza Frontiere, a Gaza il 25% dei bambini tra 6 mesi e 5 anni d'età e di donne incinte e che allattano sono malnutriti. Aggiunge MSF: «I tassi di malnutrizione grave nei bambini sotto i 5 anni sono triplicati nelle ultime 2 settimane. Anche lo staff sanitario inizia a soffrire la carenza di cibo». L'ONU ha affermato che «circa un terzo dei palestinesi non mangia per giorni». Secondo il ministero della Salute di Gaza, controllato da Hamas, nella sola giornata di ieri, in 24 ore sono morte per fame 9 persone. Il totale di decessi per inedia sarebbe, secondo la stessa fonte, di «115 persone dall'inizio della guerra, nell'ottobre 2023, di cui la maggior parte nelle ultime settimane». Ci si sono messi ieri pure estremisti di destra israeliana che hanno bloccato una strada da cui transitavano camion di aiuti per Gaza.
L’esercito israeliano ha ieri rifiutato di ammettere (e non potrebbe essere altrimenti) che vi sia una carestia, ma ha promesso che consentirà lanci con paracadute di cibo sulla Striscia da parte delle aviazioni di Giordania ed Emirati Arabi Uniti. Un portavoce di Hamas, Ismail Al-Thawabta, ha però ironizzato sulla possibile ripresa dei lanci di pacchi, già attuati nel 2024, insinuando che «fare acrobazie aeree sulla Striscia non risolverà la carestia».
Su altri fronti si segnalano, in Libano l'uccisione con un attacco ebraico di un comandante Hezbollah del distretto di Bint Jibeil, Ali Mohammad Hassan Qoutan, e in Siria l'emergere di una bozza d'accordo fra gli israeliani e il regime filoturco di Damasco, mediato dagli Stati Uniti, che prefigura una spartizione del sud del paese in zone d'influenza dopo il cessate il fuoco seguito all'intervento armato israeliano in difesa dei drusi.
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