Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Riconoscere la Palestina è un errore pericoloso Commento di Daniele Capezzone
Testata: Libero Data: 26 luglio 2025 Pagina: 1/13 Autore: Daniele Capezzone Titolo: «Riconoscere la Palestina è un errore pericoloso»
Riprendiamo da LIBERO di oggi 26/07/2025, a pag. 1/13, con il titolo "Riconoscere la Palestina è un errore pericoloso", il commento di Daniele Capezzone.
Daniele Capezzone
Macron riconoscerà la Palestina e vuole coinvolgere anche Regno Unito e Germania nel riconoscimento del nuovo Stato. Un errore sotto tutti i punti di vista, da parte del presidente francese più impopolare di sempre. Cerca di rifarsi una reputazione con queste belle pensate di politica estera. Riconoscere una Palestina senza un governo, senza dei confini accettati e senza garanzie di sicurezza per Israele è pura e semplice follia.
Domanda: qual è l’uomo politico più pericoloso? Risposta: la tipologia maggiormente insidiosa è quella del politico disperato (o del disperato politico, il che fa lo stesso).
Mi spiego con un esempio, anzi con un nome e un cognome: Emmanuel Macron. Livelli massimi di impopolarità in patria; immigrazione e estremisti islamici fuori controllo; economia debolissima; sistema produttivo alle corde. Nel frattempo, tutta la retorica riformista che aveva accompagnato la sua ascesa politica è miseramente evaporata: peggio, il solo rievocarne il ricordo produce nei francesi rigetto e rabbia.
L’ultimo anno è stato addirittura devastante per lui, e - a causa sua per i suoi connazionali. Dopo il rovescio alla Europee, ha convocato elezioni politiche immediate al solo scopo di fermare la Le Pen e Bardella. E in qualche modo ci è riuscito: ma al prezzo di mettere insieme tutto e il contrario di tutto, vecchi redisuati comunisti e estremisti pro Pal.
Risultato? Nessuna maggioranza parlamentare; un governo è già venuto giù; e un altro- quello attualeè a sua volta fragile nei numeri e anemico nella consistenza politica.
E allora, davanti a questo campo di macerie fumanti, che cosa fa Macron? Cerca di darsi una dimensione di leadership internazionale, di trasformarsi in “campione anti-Trump”. Ma è proprio qui che il politico disperato - come si diceva all’inizio - diventa pericoloso.
L’ultima alzata di ingegno è stata la sua uscita dell’altra sera per il riconoscimento immediato della Palestina come Stato. Demagogia pura, per tentare di incanalare in termini di consenso personale il poderoso vento anti-Netanyahu (in molti casi, anti-Israele e perfino antisemita) che spira nelle nostre società.
Macron sa bene che la sua proposta - allo stato attuale - non esiste e non può esistere almeno per quattro elementari ragioni. Primo: perché finché Hamas imperversa, non può esserci alcun riconoscimento di un’entità che oggi è ancora purtroppo sottoposta all’ipoteca terroristica. Secondo: perché, prima di dire sì, Israele pretende ovvie garanzie di sicurezza. Terzo: perché gli Stati Uniti non sono favorevoli, in questa situazione ancora confusa.
Quarto: perché la stessa (giustificata e comprensibile) aspirazione palestinese ad avere un’entità statuale dipende dallo scioglimento dei nodi che abbiamo citato, a partire una volta estirpato il cancro chiamato Hamas - dall’individuazione del soggetto che possa farsi garante della transizione (e pare difficile che sia l’Onu, dopo le ambiguità di tutti questi anni).
Non a caso, ieri mattina il francese ha dovuto incassare il feroce sarcasmo dell’ambasciatore Usa a Gerusalemme Mike Huckabee: «La “proclamazione” (ndr: notare le virgolette) unilaterale di Macron di uno Stato palestinese non precisava dove esso dovrebbe sorgere. Posso rivelare in esclusiva che la Francia offrirà la Costa Azzurra e che la nuova nazione si chiamerà “Franc-en-Stine”». Colpito e affondato.
Ma a Macron l’ennesima umiliazione dagli Usa non interessa. Con cinismo e irresponsabilità, pensa solo a se stesso e alla sua immagine. Se ci pensate, è una coazione a ripetere. È lo stesso schema con cui, qualche anno fa, proclamò la «morte cerebrale» della Nato, salvo ora presentarsi come campione atlantista. È la stessa logica con cui ha cercato - mentre ad esempio l’Italia cercava di ricucire - di allargare le distanze tra Trump e Zelensky, salvo poi, nella celebre scena di San Pietro, provare senza successo a conquistarsi una terza seggiola tra il presidente francese e il leader ucraino. Ed è- ancora una volta- lo stesso spregiudicato protagonismo con cui negli ultimi mesi ha convocato vertici a Parigi ignorando e travolgendo le forme e gli organismi di quella stessa Ue di cui si proclama sostenitore.
A tutto questo si aggiunge la vera e propria ossessione politica anti-Meloni che anima Macron, e che fa letteralmente impazzire di rabbia l’inquilino dell’Eliseo. Il leader francese vede nel governo italiano la prefigurazione di una sua possibile sconfitta in Francia per mano della destra, che prima o poi avverrà.
Non solo: Meloni si è rivelata una protagonista della scena internazionale, mentre lui ne prevedeva una facile marginalizzazione in quanto “fascista”, nel racconto che anche Parigi ha contribuito per mesi a orchestrare. E per giunta Meloni ha costruito un rapporto cordiale e di simpatia con Trump, cosa che certo non si può dire sia accaduta per Macron.
Sarà bene tenere a mente una fulminante battuta di qualche anno fa di Nile Gardiner, già consigliere di Margaret Thatcher: «Macron è un totale backstabber». Per la cronaca, le traduzioni possibili in italiano della parola backstabber sono (dalla più figurata alla più letterale): traditore, uno che fa o dice cose alle spalle, pugnalatore alla schiena. La sua natura politica è questa.
E questo è l’uomo politico tuttora idolatrato dalla sinistra e dai giornali italiani. Sarà bene tenersene alla larga. E anzi utilizzarlo come utile bussola per orientarsi: se assume un’iniziativa, vale la pena di diffidarne. Per principio. Stavolta più del solito.
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