Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
L’Ambasciatore d’Israele Jonathan Peled smentisce l’incendio doloso alla chiesa Editoriale di Shalom e YnetNews
Testata: israele.net Data: 23 luglio 2025 Pagina: 1 Autore: Shalom Titolo: «L’Ambasciatore d’Israele in Italia: “In Medio Oriente l’unico luogo sicuro per i cristiani è Israele”. Intanto l’indagine di polizia smentisce l’incendio doloso alla chiesa di Taybeh»
Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - un editoriale di Shalom e YnetNews dal titolo "L’Ambasciatore d’Israele in Italia: “In Medio Oriente l’unico luogo sicuro per i cristiani è Israele”. Intanto l’indagine di polizia smentisce l’incendio doloso alla chiesa di Taybeh".
Jonathan Peled, ambasciatore d’Israele in ItaliaIn verde, le storiche rovine della chiesa di San Giorgio a Taybeh. In giallo, l’area effettivamente interessata dall’incendio. Israele è l'unico luogo sicuro per i cristiani di tutto il Medio Oriente: a dircelo sono i dati. Infatti, i cristiani in Israele sono in costante crescita, mentre in Paesi come Libano, Siria e Giordania stanno progressivamente scomparendo
“La Santa Sede sa bene che i cristiani sono in pericolo ovunque nella regione, tranne che in Israele”. Così Jonathan Peled, Ambasciatore dello Stato d’Israele in Italia, in un’intervista rilasciata a La Stampa in cui ha affrontato alcuni dei temi più delicati dell’attualità: il ruolo della Santa Sede nel conflitto in corso, la tutela delle minoranze cristiane in Medio Oriente, la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza e gli sforzi per il raggiungimento di un cessate il fuoco.
Peled ha commentato le parole di Papa Leone XIV definendole un appello universale contro la violenza e le sofferenze inflitte da Hamas. “Considero l’intervento del Pontefice un richiamo importante, innanzitutto contro Hamas, che vìola i diritti umani e infligge sofferenze al proprio popolo” ha detto l’ambasciatore, sottolineando come anche Israele condivida questo appello “per la fine del terrorismo e della barbarie”.
Riguardo ai rapporti con la Santa Sede, Peled ha osservato come, pur restando alcuni momenti critici, il dialogo abbia assunto un tono più costruttivo. “Il dialogo è aperto, ed è positivo che continui a esserci” ha affermato.
Uno dei passaggi centrali dell’intervista riguarda la condizione dei cristiani in Medio Oriente. “L’unico posto dove i cristiani sono al sicuro è in Israele. E sia il Patriarca Pizzaballa che la Santa Sede ne sono perfettamente consapevoli” ha ribadito Peled, ricordando la difficile situazione in cui versano le minoranze religiose in Siria, Libano, Gaza e Cisgiordania.
Parlando delle operazioni militari in corso nella Striscia, in particolare a Deir al-Balah, l’ambasciatore ha spiegato che l’obiettivo di Israele è duplice: esercitare pressione su Hamas affinché accetti la proposta di cessate il fuoco e ottenere informazioni sugli ostaggi ancora trattenuti.
“Ci siamo avvicinati molto a un’intesa – ha dichiarato – ma Hamas continua a respingerla. Resto comunque ottimista sul fatto che un accordo verrà raggiunto a breve”.
Peled ha inoltre smentito che la recente visita del premier Benjamin Netanyahu a Washington avesse lo scopo di ottenere più tempo per le operazioni militari. “L’obiettivo del viaggio era tornare con un accordo sul cessate il fuoco. Purtroppo non è stato possibile”, ha chiarito.
Sul fronte umanitario, l’ambasciatore ha denunciato il ruolo di Hamas nell’ostacolare la distribuzione degli aiuti. “Israele consente l’ingresso degli aiuti umanitari, ma Hamas li intercetta e li utilizza per i propri fini, impedendone la distribuzione alla popolazione. Siamo spettatori di una tragedia: civili affamati che tentano di accedere al cibo, ma vengono respinti o coinvolti in scontri orchestrati da Hamas” ha dichiarato.
Infine, Peled ha voluto condividere un aspetto più personale della guerra in corso: “Tutta la società israeliana sta pagando un prezzo altissimo: le famiglie degli ostaggi, i soldati, le vittime del 7 ottobre. Anche i miei figli sono coinvolti: due hanno appena terminato il servizio militare, il terzo lo inizierà presto. Noi vogliamo vivere in pace, non in guerra. E continueremo a fare tutto il necessario per raggiungere un accordo duraturo con i nostri vicini palestinesi, per vivere fianco a fianco”.
(Da: Shalom.it, 22.7.25)
La polizia israeliana ha dichiarato martedì che la notizia di un incendio doloso in una storica chiesa nel villaggio di Taybeh, in Cisgiordania, è risultata infondata, smentendo le affermazioni di alcuni funzionari palestinesi riprese da tutta la stampa mondiale e le parole dello stesso ambasciatore statunitense in Israele, Mike Huckabee, che ha visitato il sito lo scorso fine settimana.
Nel suo comunicato, la polizia afferma che un’unità investigativa speciale ha riscontrato che “non è stato causato alcun danno al luogo sacro e che le notizie riportate sono fattualmente errate”.
L’indagine ha fatto seguito alla notizia diffusa dai media secondo cui “estremisti ebrei” avevano appiccato il fuoco alle rovine storiche della chiesa di San Giorgio (V secolo e.v.) a Taybeh, un villaggio a maggioranza cristiana vicino a Ramallah. L’incidente risale a sabato, quando è scoppiato un incendio in un’area non edificata vicino al villaggio.
La polizia afferma che l’indagine preliminare ha stabilito che l’incendio era di natura locale e non ha danneggiato né edifici, né terreni agricoli o infrastrutture.
“Contrariamente alle notizie inesatte e alla copertura mediatica sui media esteri circa un presunto incendio doloso nella storica chiesa di San Giorgio – si legge nel comunicato della polizia – queste affermazioni sono fattualmente errate, prive di qualsiasi fondamento probatorio e rischiano di trarre in inganno l’opinione pubblica”.
Taybeh è uno dei pochi villaggi della Cisgiordania a maggioranza cristiana e ospita diversi cittadini americani.
Dopo la pubblicazione dei risultati delle indagini della polizia, l’ambasciatore americano Huckabee ha rilasciato una dichiarazione in cui precisa di non aver attribuito ad alcuno la responsabilità dell’incendio. “L’indagine non ha rilevato danni all’antica chiesa di Taybeh e l’origine dell’incendio è ancora oggetto di indagine – precisa Huckabee – Io non ho attribuito l’incendio a nessuna persona o gruppo, poiché non lo sappiamo ancora con certezza. Sono stati i media a farlo. Ho solo affermato che, a prescindere da chi sia il responsabile, si tratta di un crimine che deve essere perseguito”.
(Da: YnetNews, 22.7.25)
Proseguono intanto le indagini della polizia sulla morte del giovane palestinese-americanoSaif al-Din Kamil Abdul Karim Musalat, rimasto ucciso lo scorso 11 luglio nei pressi del villaggio di Sinjil, in Cisgiordania, durante violenti scontri fra civili israeliani e palestinesi.
I funzionari della polizia israeliana precisano tuttavia che stanno portando avanti l’indagine in mancanza di una denuncia formale, di un’autopsia e della possibilità di accedere alla salma.
(Da: YnetNews, 14.7.25)
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